• Mondo
  • Mercoledì 11 gennaio 2012

Romney vince anche in New Hampshire

E vince bene, abbastanza da restare il candidato strafavorito: Paul è arrivato secondo, Huntsman terzo, quarti appaiati Gingrich e Santorum

Republican presidential hopeful Mitt Romney addresses a primary night rally in Manchester, New Hampshire, January 10, 2012, after seizing a second victory in his fight to be the party's presidential nominee, winning New Hampshire's key primary. AFP PHOTO/Emmanuel Dunand (Photo credit should read EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)
Republican presidential hopeful Mitt Romney addresses a primary night rally in Manchester, New Hampshire, January 10, 2012, after seizing a second victory in his fight to be the party's presidential nominee, winning New Hampshire's key primary. AFP PHOTO/Emmanuel Dunand (Photo credit should read EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)

Mitt Romney ha vinto le primarie repubblicane in New Hampshire. L’ex governatore del Massachusetts aveva vinto anche i caucus di una settimana fa in Iowa: nessun repubblicano che non fosse presidente uscente aveva mai vinto sia in Iowa che in New Hampshire, da quando le primarie iniziano con questi due Stati. Con il totale dei seggi scrutinati, Romney è irraggiungibile in testa con il 39,3 per cento dei voti, seguito da Ron Paul con il 22,9 per cento e Jon Huntsman con il 16,9 per cento. Si giocano il quarto posto Newt Gingrich e Rick Santorum, vicini al 9,4 per cento e separati da pochi voti. Segue Rick Perry molto distante con appena lo 0,7 per cento dei voti, ma il governatore del Texas da settimane aveva lasciato la campagna elettorale in New Hampshire preferendo dedicarsi al South Carolina, dove ha passato tutta l’ultima settimana. Con questi risultati, quattro delegati andrebbero a Romney, due a Paul e uno a Huntsman.

Celebrando la vittoria con un discorso ai suoi sostenitori, Romney ha attaccato frontalmente Obama, definendo la sua amministrazione fallimentare, pessimista e inadeguata a gestire l’attuale situazione di crisi. Più volte Romney ha accusato Obama di voler trasformare gli Stati Uniti d’America in un posto simile all’Europa, “socialista” e “statalista”. L’ex governatore del Massachusetts è stato l’unico candidato repubblicano a scagliarsi contro Obama nel suo discorso di stanotte, mentre gli altri hanno dedicato la loro attenzione alla corsa delle primarie: ennesima dimostrazione di come Romney stia cercando di imporsi – e i numeri gli danno ragione, finora – come candidato inevitabile, unico in grado di opporsi credibilmente a Barack Obama.

(La guida del Post alle primarie dei repubblicani)

Il risultato delle primarie in New Hampshire è letto dalla maggior parte degli analisti come un significativo segnale di forza da parte di Romney. La sua vittoria non è mai stata in discussione, ma il margine di vantaggio ribadisce la sua superiorità e per il momento accantona le discussioni sulla sua vulnerabilità. Inoltre, i due candidati che possono rappresentare l’alternativa conservatrice, Newt Gingrich e Rick Santorum, si sono annullati a vicenda. Il secondo posto è un ottimo risultato per Ron Paul, ma i sondaggi in questo momento gli danno poche speranze sia in South Carolina che in Florida, i prossimi due Stati a votare. Jon Huntsman si giocava tutto in New Hampshire, e la rimonta degli ultimi giorni non gli è bastata a raggiungere il secondo posto a cui ambiva per imporsi come candidato alternativo a Romney.

Le primarie repubblicane si spostano ora in South Carolina, dove si vota il prossimo 21 gennaio. Da qui ad allora i candidati repubblicani si sfideranno in due dibattiti televisivi, uno il 16 gennaio su Fox News e uno il 19 gennaio su CNN.

Romney è contento, di Francesco Costa

foto: EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images