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  • Martedì 10 gennaio 2012

La polizia a scuola

Succede nelle scuole del Texas e di altre parti degli Stati Uniti, e terrorizza gli studenti

Sarah Bustamantes, una studentessa texana dodicenne presa in giro dai suoi compagni per il suo presunto cattivo odore, si è spruzzata del profumo in classe ed è stata arrestata con l’accusa di aver interrotto la lezione. Il Guardian prende spunto da questo fatto di cronaca per raccontare una novità inquietante che si sta diffondendo nelle scuole statunitensi e soprattutto in Texas, l’istituzione di “corpi di polizia” interni alle scuole, con tanto di “ufficiali in divisa, armati, che mantengono l’ordine nelle mense, nei campetti e durante le lezioni”. Sarah è stata allontanata dalla classe con l’accusa di reato penale minore e dovrà presentarsi in tribunale. Ogni giorno, scrive il Guardian, centinaia di studenti si presentano in tribunale, in Texas, per reati come essersi “espressi in modo volgare, aver bestemmiato, essersi comportati male sullo scuolabus o aver preso parte a una rissa in cortile. Bambini e ragazzini vengono arrestati per il possesso di sigarette, perché indossano abbigliamento inappropriato o perché arrivano a scuola in ritardo”.

Nel 2010, soltanto in Texas, gli agenti di polizia hanno contestato quasi 300.000 reati a bambini dai 6 anni in su. Delle loro eventuali condanne rimane traccia nella fedina penale, cosa che spesso può significare la rinuncia ad accedere all’università o ottenere un lavoro. Il sistema è al centro di polemiche da tempo: molti ritengono che crei un collegamento diretto tra scuola e prigione, sviluppando la delinquenza minorile, invece che limitandola. In Texas si è perseguibili penalmente dall’età di 10 anni: nel 2011 si è deciso di non incriminare i ragazzini fino agli 11 anni per il cattivo comportamento in classe, ma è stata respinta la richiesta di abolire l’intero sistema e questa non potrà essere riproposta per i prossimi due anni. In molti stati degli Stati Uniti i minorenni rispondono della maggior parte dei crimini esattamente allo stesso modo degli adulti, e un tredicenne potrebbe essere condannato al carcere a vita per omicidio esattamente come un adulto.

Le misure a sorveglianza degli studenti sono state progressivamente inasprite a partire dagli anni Novanta, quando l’aumento della criminalità giovanile ha portato a una maggiore severità degli interventi. Se prima l’accanimento e la filosofia della “tolleranza zero” erano usati principalmente contro la droga, ora si sta diffondendo a qualsiasi forma di non rispetto delle regole: risponde a esigenze di prevenzione dei comportamenti ritenuti scorretti e dà l’illusione di formare studenti che rispettano le regole e che quindi, di conseguenza, rispetteranno la legge. In un paese noto per la grande diffusione delle armi, il sistema argina anche il panico generato dalle stragi nelle scuole, a partire dal noto massacro del 1999 a Columbine, quando due studenti aprirono il fuoco contro i loro compagni uccidendo dodici ragazzi e un’insegnante prima di suicidarsi.

Gli agenti di pattuglia nelle scuole di norma si trovano ad affrontare cose ben più piccole. Casi di maleducazione e semplice vivacità vengono classificati come reati veri e propri, per quanto minori. La polizia scolastica si occupa dei reati minori: le famiglie dei ragazzini e dei bambini ritenuti colpevoli di questi reati devono pagare multe che possono arrivare a 500 dollari. Se le multe vengono ignorate, i ragazzini colpevoli potranno essere costretti a un periodo in carcere una volta compiuti i 17 anni.

Dopo l’arresto gli studenti sono condotti davanti a un giudice che decide se fargli trascorrere l’attesa del processo a casa o in detenzione. Quelli di loro che hanno problemi di apprendimento o forme di disabilità si ritrovano incastrati da una sentenza che li costringe alla detenzione fino alla correzione di un comportamento che non possono controllare: alcuni restano in carcere fino alla maggiore età, passando direttamente dal carcere minorile al carcere con gli adulti, per “reati” commessi quando avevano 12 o 13 anni.

Anche tra chi è a favore della presenza della polizia nelle scuole esistono dei dubbi sul ruolo che vi viene dato: gli insegnanti contano sempre di più sulle forze dell’ordine per il mantenimento della disciplina, trasformando ogni errore in un reato e venendo meno a un aspetto importantissimo del loro ruolo educativo.

foto: AP Photo/Bill Haber