Il ritorno dell’aviaria?

Ha ucciso la prima persona in Cina dal 2010, poco dopo l'annuncio della censura alle ricerche sulle nuove varianti del virus: secondo Time non c'è da preoccuparsi

Un uomo cinese di 39 anni, di cui è stato reso noto solo il cognome, Chen, è morto il 31 dicembre a causa del virus H5N1, noto come virus dell’influenza aviaria, nella città di Shenzhen. È la prima vittima del virus di cui si ha notizia negli ultimi 18 mesi in Cina. Chen aveva mostrato i sintomi di un’influenza il 21 dicembre ed era stato ricoverato il 25 dicembre, secondo quanto hanno affermato le autorità locali.

Shenzhen, una città di circa 10 milioni di abitanti, è separata da Hong Kong da un piccolo corso d’acqua. Una settimana prima della morte di Chen, alcuni test effettuati su due carcasse di polli erano risultati positivi al virus dell’aviaria: la scoperta aveva portato all’uccisione di più di 19.000 polli provenienti da un mercato di Hong Kong, e alla sospensione degli acquisti e delle vendite di pollame vivo per tre settimane dalla città. Pare però che nel mese precedente alla sua morte Chen non abbia avuto alcun contatto diretto con pollame vivo e non abbia viaggiato fuori da Shenzhen.

Come ricorda BBC, il caso precedente di H5N1 che aveva colpito un essere umano, in Cina, risaliva al giugno del 2010, quando una donna di 22 anni era morta nella provincia di Hubei, nel centro del paese. A novembre del 2010, una donna di 59 anni era sopravvissuta all’aviaria a Hong Kong, mentre l’ultima morte nel mondo di cui sia stata riconosciuta la causa nell’H5N1 è stata nell’isola indonesiana di Bali, a ottobre 2011.

Il virus A(H5N1), o semplicemente H5N1, è un sottotipo del virus dell’influenza A. Una variante particolarmente diffusa tra i volatili causa la cosiddetta “influenza aviaria” negli esseri umani: il contagio tra volatili infetti (solitamente pollame) e uomo causa una malattia che è mortale in un numero molto alto di casi. Il contagio tra esseri umani, al contrario, è rarissimo. Il virus dell’H5N1 è molto diffuso tra il pollame del sudest asiatico e della Cina meridionale. Non deve essere confuso con il virus che causa la Sindrome Acuta Respiratoria Severa o SARS, con cui ha in comune area di provenienza, sintomi e diffusione tra gli animali.

Il primo caso di influenza aviaria sviluppata in un essere umano avvenne nel 1996 a Hong Kong, causando sei vittime nell’arco di pochi mesi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ci sono stati 573 casi di influenza aviaria negli esseri umani dal 2003 ad oggi, che hanno causato 336 morti, 26 dei quali in Cina.

La notizia della morte di Chen è arrivata pochi giorni dopo quella che un ente governativo statunitense avesse chiesto a due importanti riviste scientifiche internazionali di non pubblicare parte dei risultati di alcune ricerche scientifiche che avevano portato alla costruzione in laboratorio di una variante del virus dell’influenza aviaria molto facilmente trasmissibile tra gli esseri umani.

Jeffrey Kluger spiega su Time che le due notizie sono solo una sfortunata coincidenza: la creazione di una variante del virus in laboratorio non ha alcun collegamento con la morte di Chen, e la possibilità che questa fuoriesca dal laboratorio (dove ha dimostrato di essere trasmissibile con facilità tra i furetti, per la precisione) involontariamente non è realistica. L’unico pericolo sta nella possibilità che il virus entri in possesso di gruppi terroristici, la preoccupazione che ha portato alla parziale censura dell’ente governativo americano. La vera questione è nella legittimità etica di maneggiare virus potenzialmente letali, scrive Kluger, valutando l’utilità di ricerche simili per trovare nuove cure per gli esseri umani.

foto: aaron tam/AFP/Getty Images