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  • Mercoledì 14 dicembre 2011

Qual è la capitale della Birmania?

Ha un nome complicato, un sacco di spazio, una storia notevole e delle foto molto belle

NAYPYITAW, MYANMAR – DECEMBER 5 : Wide roads with very little traffic leading to the Parliament complex December 5, 2011 in Nay Pyi Taw, Myanmar. NayPyiTaw is the capitol city of Myanmar, formally in Yangon until the Burmese government created a new secluded capitol closed off from much of the world until recently. The pace of change in Myanmar brought U.S Secretary of State Hillary Clinton to the country where she discussed further paths to reform and crucial talks with both Aung San Suu Kyi and the highest levels of the Burmese government. For many years Myanmar has suffered from economic stagnation, political repression and international isolation. In March the army handed power to a civilian government after almost five decades of the military regime’s strong arm rule. The handover took place after a controlled election under a new constitution that preserved much of the military clout. Internet has been loosened up as previously inaccessible foreign news and opposition websites have been unblocked. (Photo by Paula Bronstein/Getty Images)

NAYPYITAW, MYANMAR – DECEMBER 5 : Wide roads with very little traffic leading to the Parliament complex December 5, 2011 in Nay Pyi Taw, Myanmar. NayPyiTaw is the capitol city of Myanmar, formally in Yangon until the Burmese government created a new secluded capitol closed off from much of the world until recently. The pace of change in Myanmar brought U.S Secretary of State Hillary Clinton to the country where she discussed further paths to reform and crucial talks with both Aung San Suu Kyi and the highest levels of the Burmese government. For many years Myanmar has suffered from economic stagnation, political repression and international isolation. In March the army handed power to a civilian government after almost five decades of the military regime’s strong arm rule. The handover took place after a controlled election under a new constitution that preserved much of the military clout. Internet has been loosened up as previously inaccessible foreign news and opposition websites have been unblocked. (Photo by Paula Bronstein/Getty Images)

Nel novembre del 2005, la giunta militare che era al potere in Birmania fino a pochi mesi fa annunciò improvvisamente che la capitale del paese sarebbe stata spostata nell’arco di pochi giorni da Yangon (Rangoon) a una nuova località circa 320 km a nord. Gran parte degli abitanti del paese non ne era a conoscenza, ma da anni, con l’aiuto di ingegneri cinesi, la giunta militare stava costruendo una nuova capitale in una remota area di foreste di bambù e campi di canna da zucchero. Le date dell’inaugurazione e della proclamazione del nuovo nome della città, Naypyidaw (pronunciata “néipidò”, circa) o “città dei re”, furono scelte dai militari consultando i loro astrologi di fiducia (l’astrologia, insieme alla magia nera, era un’ossessione dei generali).

(Perché i generali birmani si vestirono da donna)

I generali hanno lasciato il potere a marzo scorso al primo governo civile da molti anni, e sembra essersi aperto un periodo di cambiamento per il paese e di maggior apertura democratica, sottolineato dalla storica visita del segretario di Stato statunitense Hillary Clinton in Birmania di pochi giorni fa. E la visita di Hillary Clinton è iniziata proprio con l’atterraggio all’aeroporto di Naypyidaw.

Il motivo della costruzione di una nuova capitale dal nulla, in un’area del paese difficile da raggiungere, dove le malattie tropicali sono endemiche e i cellulari non ricevevano segnale sembrava essere soprattutto la volontà di isolamento e la paura di improbabili attacchi militari statunitensi, da parte di una giunta militare che governava il paese da decenni e che aveva sviluppato la fissazione per la segretezza e un crescente distacco dalla realtà. A Naypyidaw gli edifici principali, come il palazzo presidenziale e il parlamento (che si è riunito a gennaio per la prima volta dopo vent’anni), sono circondati da un fossato che si attraversa con una serie di ponti, e sono molto distanziati gli uni dagli altri per difendersi meglio da attacchi aerei.

Una delle caratteristiche urbanistiche principali della capitale, infatti, è il grande uso di spazi aperti: la strada principale della capitale ha venti corsie, e la zona degli hotel (la città è organizzata in “zone”: quella degli hotel, quella dei ristoranti, quella degli edifici governativi) è composta da cinque o sei diverse strutture di accoglienza sparse lungo un’autostrada lunga tre chilometri, con ampie zone lasciate alla vegetazione. Nonostante i grandi spazi, la città appare quasi completamente vuota ai pochi visitatori occidentali. Come racconta il New York Times, molti edifici sono ancora in costruzione, il traffico è scarsissimo e quasi tutte le attività commerciali hanno come unici clienti i funzionari governativi.

La Birmania è uno dei paesi più poveri dell’Asia, e i paesi rurali vicini a Naypyidaw continuano a essere privi dei servizi essenziali e delle strade asfaltate che danno un’apparenza di ordine alla nuova capitale. I militari non hanno mai dichiarato le spese sostenute per la costruzione di Naypyidaw, ma secondo un esperto il costo complessivo deve essere stato intorno ai 4 miliardi di dollari, finanziato in larga parte con la vendita di molte risorse naturali del paese e con i permessi di concessioni governative alle grandi aziende che hanno lavorato alla costruzione.

Un altro problema a Naypyidaw è la noia: una delle attrazioni principali è il grande zoo, che ha dozzine di animali, tra cui tigri bianche, zebre e canguri. Nella città vivono anche alcuni elefanti albini, considerati un simbolo di potere e di prosperità. Oltre allo zoo (prezzo di ingresso: 10$ per i visitatori stranieri, 1$ per i locali, un terzo del salario giornaliero) c’è un parco a tema, che nelle intenzioni delle autorità è dedicato a rinfrancare lo “spirito patriottico”, con giochi d’acqua e musica occidentale (ma con il testo in birmano). Oltre a questi, ci sono pochi svaghi per gli abitanti di Naypyidaw, come mostrò un documentario francese realizzato pochi mesi fa.

(Le comiche regole del regime militare birmano)

Secondo Thant Myint-U, uno storico birmano intervistato dal New York Times, il paese ha una lunga storia di città costruite dai governanti e in cui i cittadini sono più o meno costretti a trasferirsi: Mandalay, oggi la seconda città del paese dopo Yangon per importanza e per popolazione, fu fondata nel 1857 nella Birmania centrosettentrionale da re Mindon, che costrinse a trasferircisi i suoi ministri e i membri della corte incontrando una fortissima resistenza. Anche a Naypyidaw i funzionari sono stati costretti al trasferimento dopo l’inaugurazione della capitale, per molti mesi senza che le loro famiglie potessero raggiungerli.