Patroni Griffi e il doppio stipendio

Un anno fa il neo ministro per la Funzione pubblica aveva spiegato a Report la sua situazione di magistrato "fuori ruolo"

Filippo Patroni Griffi, nominato ieri ministro della Funzione Pubblica, ha 56 anni ed è un magistrato. Consigliere di Stato, è stato capo dell’ufficio legislativo dei ministri Cassese, Frattini, Motzo, Bassanini e Brunetta. Capo di gabinetto del ministro per le Riforme Istituzionali Amato, nell’ultimo governo Prodi è stato capo del Dipartimento per gli Affari giuridici e legislativi della presidenza del Consiglio. Gli ultimi incarichi che ha ricoperto sono segretario generale dell’Autorità Garante delle Comunicazioni e membro della Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche. Un anno fa era stato intervistato da Report nell’ambito di un’inchiesta giornalistica sui magistrati fuori ruolo (come lui, e come anche Antonio Catricalà, oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio).

L’inchiesta raccontava di come in Italia alcuni magistrati, prestati temporaneamente ad altri incarichi, continuano a percepire lo stipendio – spesso sontuoso: centinaia di migliaia di euro l’anno – relativo alla loro precedente professione. Quel “temporaneamente” può avere molti significati, spesso significa anni o decenni, e durante questi periodi la legge garantisce inoltre a questi magistrati di usufruire degli scatti di anzianità e delle promozioni per gli incarichi che non svolgono. L’intervento di Patroni Griffi arriva al minuto 4:15.

«E detta così la cosa suona proprio male. Perciò io le dicevo prima, forse la cosa si può anche trasformare. La realtà è questa, cioè che messa così: tu vieni pagato da un ente e non lavori per quell’ente non si presenta molto bene, evidentemente. Se invece si cambia un attimo la prospettiva, e si considera che, ehm, in realtà, viene pagato, io vengo pagato per il tipo di lavoro che svolgo e, se non fossi un magistrato, prenderei la stessa cosa, più o meno, solo che  probabilmente lo prenderei tutto dall’amministrazione dove… in cui presto l’attività lavorativa»