Intorno a Monti

Non scherziamo, non era a questo che pensavamo

Per ore, giorni e prima settimane è montato il consenso di molti italiani nei confronti della già antica ipotesi di un governo guidato da Mario Monti: parallela e complementare all’assenza di un progetto credibile delle opposizioni, la scelta del possibile “commissariamento” del governo era stata costruita da tempo, e la scarsa notorietà dell’uomo pubblica aveva trattenuto le obiezioni, che stanno già cominciando a montare. Non è tutto oro quel che Monti, si comincia a far notare in giro.

Ma anche rispettando questo patto implicito e spaventato di non rovinare l’unico feticcio di salvezza che l’Italia si è costruita, e dando quindi credito alle aspettative un po’ esagerate che si stanno concentrando intorno alle qualità salvifiche del presecelto, non sono tollerabili le ipotesi di formazione del governo che stanno credibilmente circolando in queste ore.

Gli italiani sembrano affrontare infatti le strade di salvezza con un singolare e duplice approccio: quello che ritiene che abbozzato un progetto si possano già tirare i remi in barca e tornare al vivacchiamento di sempre, e procedere così a perdonare da una parte e accontentarsi dall’altra. La fine del governo Berlusconi rischia di generare – guardatevi in giro, sentite che si dice – un’idea che se l’Italia non sarà più un paese da due (da zero a dieci) possa quindi serenamente a tornare a essere un paese da quattro (da zero a dieci). A consegnarsi a un centrodestra inetto e/o a un centrosinistra sconfitto e non convincente.

Non è invece possibile accettare come nuovo corso dell’Italia liberata da Berlusconi un governo che includa politici anacronistici, sconfitti, alieni dalla modernità e dal mondo contemporaneo come Giuliano Amato (coetaneo di Berlusconi, ministro già con De Mita, per dire) o Lamberto Dini (ottant’anni, passato dal PD al PdL, titolare di un inesistente consenso popolare), o responsabili del presente disastro come quelli uscenti dal governo Berlusconi, Gianni Letta compreso. Se il prezzo da pagare per avere un capo di governo affidabile dev’essere il mercanteggiamento su questi nomi, allora quel capo di governo deve essere come minimo Gesù Cristo.
Dini per Monti no, il pacchetto non interessa.

Al Post lavoriamo in una esigua misura, cercando di fare le cose bene, a un progetto collettivo e complice di rinnovamento e ricostruzione dell’Italia: progetto a cui vediamo concorrere ogni giorno molte persone, che fanno le cose bene nei loro spazi e pensano all’interesse comune. Con tutte loro, a partire dai lettori del Post, condividiamo un’idea dell’Italia che non è quella che si è vista in questi anni. Che le condizioni drammatiche dell’economia impongano che il suo ricambio sia lento e paziente, siamo i primi a sostenerlo. Ma non che sia fermo. Se il medico dev’essere Mario Monti, sia: ma con uno staff adeguato. Altrimenti meglio cambiare ospedale.