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  • Lunedì 7 novembre 2011

Il processo degli oligarchi russi

Boris Berezovsky ha fatto causa per sei miliardi di dollari a Roman Abramovich, accusato di averlo escluso dalla loro società petrolifera

di Elena Favilli

È in corso a Londra in questi giorni una battaglia legale tra i due magnati russi Roman Abramovich e Boris Berezovsky. Ex soci di una delle compagnie petrolifere più ricche e potenti, la Sibneft, raccontano una storia che dice molto sugli intrecci di potere e soldi della Russia degli ultimi anni. Ne parla il Wall Street Journal.

Berezovsky, che in questi giorni è sempre arrivato in tribunale a bordo di una limousine protetta da guardie del corpo israeliane, ha fatto causa al suo rivale per una cifra di 6 miliardi di dollari, accusandolo di averlo fatto fuori indebitamente dalla loro azienda petrolifera. Berezovsky sostiene che dopo essere stato costretto all’esilio da Vladimir Putin nell’autunno del 2000, Abramovich si è approfittato della sua debolezza e l’ha costretto a vendere le quote della sua azienda a un prezzo molto più basso rispetto al loro valore. Berezovsky lo accusa anche di avere venduto segretamente quote dell’azienda che appartenevano a lui.

Tutto era cominciato negli anni della Russia post-sovietica. Abramovich, orfano di entrambi i genitori e cresciuto in Siberia, iniziò a fare l’imprenditore con un’azienda di giocattoli. Ma i soldi arrivarono quando iniziò a occuparsi di petrolio, dirigendo aziende che lo compravano dalla Siberia e poi lo rivendevano raffinato all’estero a prezzi molto più alti. Abramovich capì in fretta che i suoi affari sarebbero notevolmente cresciuti se avesse posseduto sia l’azienda siberiana da cui acquistava il petrolio greggio che quella in cui lo faceva raffinare. Ma per questo aveva bisogno di qualcuno che ottenesse l’appoggio del governo, dal momento che le due aziende erano ancora di stato.

Boris Berezovsky all’epoca era un matematico vent’anni più vecchio di Abramovich che aveva molti amici nell’allora governo di Boris Eltsin. I due si incontrarono per la prima volta su uno yacht in crociera ai Caraibi. Berezovsky disse anni dopo di avere subito trattato Abramovich come un figlio per la sua capacità di ispirare e attrarre fiducia. Durante la crociera Abramovich gli parlò della sua idea di consolidare il controllo sulle due aziende petrolifere e le loro vendite all’estero. Berezovsky capì subito che era un ottimo affare: aveva da poco ottenuto il controllo del principale canale televisivo russo, ORT, ma stava perdendo molti soldi. Il petrolio poteva diventare una nuova fonte di ricchezza.

Berezovsky convinse il presidente Eltisin ad acconsentire alla fusione delle due aziende e alla loro privatizzazione. In cambio, gli assicurò che il suo canale televisivo lo avrebbe sostenuto nella sua campagna elettorale del 1996. Le due aziende si fusero poco dopo nella Sibneft. A questo punto i racconti su quello che successe dopo iniziano a divergere. Berezovsky sostiene di essersi accordato con Abramovich per una spartizione al 50 percento dell’azienda. Secondo Abramovich invece Berezovsky iniziò a chiedere soldi ancora prima che l’azienda fosse costituita, chiedendo otto milioni di dollari nel marzo del 1995.

La Sibneft iniziò presto a fare molti soldi, che secondo il racconto di Abramovich furono usati prima per pagare il debito del canale televisivo acquistato da Berezovsky e poi per i suoi costosi vizi privati: yacht, aerei, dipinti, ville a Cap d’Antibes per la fidanzata. «Ogni volta che aveva bisogno di soldi, mi chiamava», ha detto Abramovich in tribunale. Nel frattempo comunque i due erano diventati buoni amici. Tra il 1995 e il 1998 andarono in vacanza insieme otto volte. Nel 2000, spesero 50 milioni di dollari per sostenere la campagna elettorale di Vladimir Putin, che però ben presto iniziò a sospettare di Berezovsky e lo isolò sempre di più fino a costringerlo a lasciare la Russia nell’ottobre dello stesso anno.

A quel punto Abramovich divenne la figura chiave di mediazione tra il magnate in esilio e il nuovo presidente che voleva fare piazza pulita della vecchia oligarchia. Ed è qui che le cose iniziano ad andare male tra i due. Berezovsky dice che Abramovich avrebbe potuto cercare di aiutarlo in quel momento di difficoltà e che invece preferì subito scaricarlo per la sua sete di soldi e di potere. I due si incontrarono nel dicembre del 2000 in un ristorante di Parigi per parlare di affari. Con loro c’era il tycoon georgiano Badri Patarkatsishivili, che scrisse un resoconto di quella conversazione oggi agli atti del processo.

La trascrizione di quell’incontro è diventata uno dei pezzi più importanti del processo, scrive il Wall Street Journal, anche se molto controversa e oggetto di forti contestazioni. I tre parlarono a lungo di profitti, dividendi e tasse. Berezovsky sostiene che quella conversazione dimostra che Abramovich acconsentì a ufficializzare le sue quote dell’azienda, che fino a quel momento erano rimaste invisibili per non destare sospetti di conflitti d’interesse politici. Ma Abramovich nega. Il resoconto scritto da Patarkatsishivili dice anche che durante l’incontro Abramovich chiese a Berezovsky di firmare un documento in cui si impegnava a vendergli le sue quote del canale televisivo statale. La sua risposta fu evasiva.

Subito dopo quel pranzo, le pressioni del governo russo su Berezovsky iniziarono ad aumentare. La polizia arrestò a Mosca un suo amico. Dopodiché Berezovsky sostiene che lo stesso Abramovich durante una visita nella sua villa di Cap D’Antibes gli fece sapere che se non avesse accettato di vendere le sue quote presto tutti i suoi amici avrebbero fatto la stessa fine e sarebbero rimasti in prigione molto a lungo. Anche in questo caso Abramovich nega l’accusa. La rottura definitiva arrivò nel gennaio del 2001.

I tre si incontrarono di nuovo nel resort sciistico francese di Courchevel. Patarkatsishivili propose di liquidare il problema dando a Berezovsky 1,3 miliardi di dollari. Abramovich ha confermato questa versione in tribunale: «Era il mio modo di dimostrargli che gli ero rimasto fedele e che avrei sempre rispettato quello che aveva fatto per me, ma ora doveva lasciare in pace me e la Sibneft». Berezovsky sostiene che quella cifra era molto meno del valore delle sue azioni all’epoca. Nel 2005, Abramovich vendette la Sibneft al gigante del petrolio russo Gazprom per 13 miliardi di dollari.

Da allora, le fortune dei due rivali hanno avuto sorti molto diverse. Quella di Berezovsky è stata stimata dal Sunday Times tra i 700 e i 900 milioni di dollari, quella di Abramovich invece tra i 10 e i 16 miliardi di dollari. Abramovich nel frattempo è diventato noto in tutto il mondo per il suo stile di vita particolarmente stravagante. Oltre ad avere comprato il Chelsea Football Club, possiede lo yacht più grande del mondo, Eclipse, una villa a Cap d’Antibes, una proprietà sciistica in Colorado e da quando sta insieme alla gallerista Darya Zhukova, è anche uno dei più grandi collezionisti del mondo.