Il secondo intercalare

Ovvero perché si dovrebbe cambiare il sistema di misurazione del tempo, e se ne discuterà tra poco a Ginevra

L’orario che indicano gli orologi di tutto mondo dipende più o meno direttamente da un tempo standard stabilito ufficialmente nel 1961 e derivato dal cosiddetto “tempo medio di Greenwich” (Greenwich Mean Time, GMT). Il Tempo Coordinato Universale (UTC) si basa sulla media dei segnali che provengono dagli orologi atomici situati in circa 70 laboratori del mondo. Una curiosità: il Tempo Coordinato Universale è abbreviato UTC, un compromesso tra la sigla che deriverebbe dall’inglese Coordinated Universal Time e il francese Temps Universel Coordonné.

Gli orologi atomici si basano sulle vibrazioni di atomi di cesio e hanno un’accuratezza nell’ordine dei miliardesimi di secondo. Il sistema ha un difetto, però: rispetto al tempo della rotazione terrestre, è troppo preciso. Il movimento della Terra su se stesso, infatti, ha delle piccole irregolarità che rendono il tempo di rotazione della Terra su se stessa leggermente variabile di giorno in giorno.

Queste irregolarità hanno reso necessaria, nel 1972, l’introduzione del secondo intercalare (in inglese leap second) per mantenere identiche le misurazioni del tempo basata sulla rotazione della Terra e quella basata sugli orologi atomici. Precisamente, il secondo intercalare è il ritardo di un secondo, dopo la mezzanotte, nell’inizio del 1° gennaio o del 1° luglio, e il suo inserimento viene deciso dall’International Earth Rotation Service, un organismo internazionale con sede a Parigi. Dal 1972 è stato necessario 24 volte, l’ultima nel 2008.

Da diversi anni il secondo intercalare è messo in discussione da diversi scienziati che si occupano del rilevamento del tempo. Questa settimana, dice la BBC, gli scienziati della Royal Society stanno studiando una nuova definizione del tempo standard mondiale, e stanno lavorando a una proposta da sottoporre alla Conferenza Mondiale delle Radiocomunicazioni, che si terrà a Ginevra, in Svizzera, dal 23 gennaio al 17 febbraio del 2012. Il Regno Unito, la Cina e il Canada sono contrari a cambiare l’attuale sistema del secondo intercalare, mentre altri 13 paesi (tra cui gli Stati Uniti, la Francia, l’Italia e la Germania) vogliono che un eventuale nuovo sistema lo elimini. La Conferenza ha circa 200 stati membri, la maggioranza dei quali non si è ancora espressa sulla questione.

La responsabilità finale di mantenere uno standard nel tempo mondiale è l’Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure di Parigi (Bureau International des Poids et Mesures, BIPM) che da parte sua è favorevole ad abolire il secondo intercalare. Felicitas Arias, direttore della sezione che si occupa del tempo del BIPM, ha spiegato alla BBC che il secondo intercalare “riguarda le telecomunicazioni, ed è problematico per internet e per i servizi finanziari. Un altro aspetto che è veramente molto, molto influenzato dal secondo intercalare è la sincronizzazione nel Global Navigation Satellite Systems (GNSS)”. Uno dei problemi principali è l’irregolarità nel movimento della Terra, che permette di annunciare la necessità dei secondi intercalari solamente con sei mesi di anticipo per ciascuno.

D’altra parte, non è possibile non fare le correzioni periodiche all’UTC: la differenza con il tempo calcolato sulla rotazione terrestre è destinato a crescere progressivamente senza gli aggiustamenti, anche se con effetti sensibili solo nel lunghissimo periodo: circa un’ora ogni diverse centinaia di anni.

foto: BEN STANSALL/AFP/Getty Images