Domani si vota su Milanese

Le cose da sapere in vista del voto di domani alla Camera sull'arresto del deputato PdL ed ex collaboratore di Tremonti

Domani dalle 10 del mattino la Camera discuterà e voterà la richiesta di arresto del deputato del Popolo della Libertà Marco Milanese, una prova molto importante per la maggioranza messa in difficoltà dalle pubblicazioni delle ultime intercettazioni sul PresdelCons e da mesi divisa sulle misure di politica economica per affrontare la crisi del Paese. E quindi ci sono due aspetti di questa storia di cui tenere conto, nel seguire quello che accadrà domani. Il primo è appunto il rafforzamento o l’indebolimento della maggioranza, conseguente al voto: negli ultimi giorni la maggioranza alla Camera ha traballato e già sull’arresto di Alfonso Papa la Lega si divise. Il secondo è il destino dello stesso Marco Milanese, coinvolto nell’inchiesta i cui racconti fino a qualche settimana fa occupavano moltissimo spazio sui giornali, quella sulla cosiddetta “loggia P4”, ma tirato in ballo dalle dichiarazioni spontanee di un imprenditore che non ha a che fare con l’inchiesta Bisignani.

Chi è Marco Milanese
Milanese ha 52 anni ed è originario della provincia di Avellino, è laureato in giurisprudenza e per gran parte della sua vita ha prestato servizio nella Guardia di Finanza. Nel 2001 è entrato a far parte dello staff del Ministero dell’economia, diventando consigliere politico di Giulio Tremonti. Negli anni seguenti ha insegnato nella Scuola di Formazione del ministero e ha ricoperto diversi incarichi in aziende come Alitalia, RAI, Ferrovie e Ansaldo Energia. Nel 2008 è stato eletto alla Camera nelle liste del PdL in Campania e nominato vicecoordinatore del PdL in regione (il coordinatore è Nicola Cosentino).

Perché la richiesta di arresto
La richiesta di arresto nei confronti di Milanese si deve alle dichiarazioni spontanee di Paolo Viscione, un imprenditore settantenne di Avellino. Stando al suo racconto, Viscione scoprì di essere indagato per reati finanziari grazie a Milanese, che gli promise di occuparsi del suo caso, dandogli informazioni sulla vicenda in cambio di regali e favori per oltre un milione di euro. Si parla di oltre 600.000 euro in contanti e poi orologi, gioielli, viaggi, automobili. Per questa ragione Milanese è accusato di associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Alle accuse per la vicenda Viscione si aggiungono quelle per altri regali ricevuti da altre due persone in cambio delle loro nomine in società controllate dal ministero dell’Economia (c’è poi la vicenda della casa in cui viveva fino a luglio Giulio Tremonti, il cui affitto di 8.500 euro era pagato da Milanese, ma non rientra nell’inchiesta). Nei primi giorni di agosto la Camera ha approvato la richiesta dei pubblici ministeri di aprire le cassette di sicurezza di Marco Milanese per approfondire le indagini. Le cassette erano in una banca di Milano, ma non sono stati trovati materiali rilevanti al fine dell’inchiesta.

Il voto di domani
A distanza di oltre un mese, la Camera si dovrà nuovamente esprimere su Milanese, questa volta per dare o meno l’autorizzazione al suo arresto. La votazione sarà eseguita con voto segreto ed elettronico, ha comunicato oggi ai capigruppo il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il PdL aveva chiesto di poter votare con il sistema delle palline bianche e nere per garantire meglio la sicurezza del voto, ma Fini ha negato la richiesta ricordando che l’articolo 55 del regolamento della Camera dice che si può «votare con le palline solo in caso di malfunzionamento» dei sistemi elettronici. Nella speranza di rimandare il voto, il Popolo della Libertà ha anche tirato in ballo la questione del “plenum”, dicendo che l’aula può votare un provvedimento sulla restrizione della libertà di un suo membro solo se sono presenti al voto tutti i deputati. E tutti non possono esserci perché mancherebbe comunque Alfonso Papa, il deputato del PdL per cui la Camera ha approvato l’arresto a fine luglio, e che da allora si trova in carcere a Poggioreale. Fini ha respinto questa tesi, dicendo che la Costituzione prevede il voto sulle restrizioni di libertà dei membri del Parlamento e che è quindi implicito che la composizione dell’assemblea alla Camera possa cambiare durante la legislatura.

A favore o contro
Il voto sarà segreto, e si pensa che questo possa permettere ai deputati di votare senza seguire le indicazioni date dai gruppi parlamentari. A favore dell’arresto dovrebbero esprimersi il Partito Democratico, Futuro e Libertà, l’Italia dei Valori e Alleanza per l’Italia. L’UDC ha scelto di dare libertà di coscienza ai propri deputati, dicendo comunque di condividere totalmente la posizione che hanno assunto i suoi rappresentanti nella Giunta, che hanno esaminato il caso e dato il loro parere positivo all’arresto. Sia il Partito Democratico che l’Italia dei Valori oggi hanno ribadito la loro richiesta di dimissioni nei confronti di Silvio Berlusconi.

Voterà contro l’arresto il Popolo della Libertà, mentre non si sa ancora che cosa farà la Lega Nord. I deputati leghisti hanno fatto sapere di voler seguire le “indicazioni del capo”, cioè Bossi. Il leader della Lega ha partecipato a un incontro col PresdelCons e comunicherà ai deputati come dovranno votare in una riunione a Montecitorio. La posizione della Lega è interessante perché nel caso di Papa i deputati leghisti votarono per l’arresto, e questo fu da molti interpretato come una vittoria della corrente che fa riferimento a Roberto Maroni.

foto: Mauro Scrobogna / LaPresse