L’uomo che costruiva il nazismo

La storia di Albert Speer, architetto di Hitler e delle visioni urbanistiche del Reich

Albert Speer nel 1966 nella sua casa a Heidelberg (Reg Lancaster/Express/Getty Images)
Albert Speer nel 1966 nella sua casa a Heidelberg (Reg Lancaster/Express/Getty Images)

Il 1 settembre 1981 morì a Londra Albert Speer, noto come “l’architetto di Hitler” e ministro degli Armamenti e della Guerra della Germania nazista dal febbraio 1942 alla fine del regime: uno dei personaggi più importanti e studiati nella costruzione del progetto hitleriano.

Speer era nato a Mannheim, nella Germania sudoccidentale, in una famiglia della media borghesia tedesca: aderì al partito nazista nel 1931, a 26 anni. I suoi primi incarichi importanti, che lo misero in contatto con Hitler, furono quello di progettare l’organizzazione degli spazi e la struttura del raduno di massa del partito nazista nel 1933 a Norimberga, e parte della ristrutturazione del palazzo della Cancelleria del Reich di Berlino. Speer divenne così uno dei collaboratori più stretti di Hitler e un suo amico personale, condividendo molti momenti della sua vita quotidiana. Insieme a lui Speer passò molto tempo negli anni successivi sui grandiosi progetti architettonici e urbanistici che avrebbero dovuto fare di Berlino, dopo la sottomissione dell’Europa, la “capitale del mondo”.

I raduni annuali del partito nazista si tennero tra il 1933 e il 1938 in un complesso di edifici e di spazi aperti per le adunate vicino alla città di Norimberga. I due principali spazi per le adunate erano la Liutpoldarena e il “campo Zeppelin” di fronte al quale Speer progettò e fece costruire una trionfale tribuna di impronta classica. Speer pensò anche per i raduni degli apparati di bandiere e stendardi giganteschi, e progettò un sistema di potenti fasci di luce verticali dietro i palchi degli oratori e delle autorità che davano l’impressione di un colonnato, le cosiddette “cattedrali di luce”. A partire dal 1938, Speer lavorò alla costruzione di una nuova Cancelleria del Reich nella stessa sede degli edifici che pochi anni prima aveva contribuito a ristrutturare.

Come ministro degli Armamenti e della Guerra, Speer organizzò a partire dal 1942 la produzione dell’industria bellica tedesca con grande efficacia per gran parte della guerra. Prese il posto di Fritz Todt, che morì in un incidente aereo nel febbraio del 1942, e grazie alle sue doti di organizzatore divenne presto uno dei gerarchi nazisti dai poteri più ampi, tanto da essere considerato uno dei possibili successori di Hitler.

Dopo la guerra, Albert Speer fu uno dei membri del governo e dell’esercito nazisti ad essere processato a Norimberga. Durante le sue audizioni al tribunale, fu l’imputato che parlò con maggiore franchezza e autocritica del suo coinvolgimento nel regime, riconoscendo di avere colpe e responsabilità nei crimini della Germania nazista e negandone altre che gli venivano contestate.

Speer fu certamente consapevole di molti dei crimini del regime nazista: sapeva che fosse in atto la deportazione della popolazione ebraica (negò di sapere dell’Olocausto, ma la questione è sempre stata molto dibattuta) e il fatto che nelle fabbriche di armamenti venisse impiegata manodopera non tedesca in terribili condizioni e con un tasso di mortalità altissima tra i lavoratori schiavizzati. La sua figura è una delle più discusse nel giudizio degli storici: amico personale di Hitler ma con scarso interesse nella formazione dell’ideologia del partito, uno dei ministri più importanti del Reich ma poco coinvolto nell’organizzazione delle principali atrocità del regime, Speer è stato giudicato di volta in volta un “tecnico” che non venne coinvolto negli stermini oppure un abile opportunista che riuscì a nascondere, dopo la guerra, la parte peggiore del suo profondo coinvolgimento nel nazismo.

A Norimberga venne condannato a venti anni di carcere per crimini di guerra e contro l’umanità, principalmente per l’uso di manodopera straniera nelle fabbriche di armamenti, e li scontò interamente, per la maggior parte nella prigione berlinese di Spandau. Impiegò gli anni della prigionia leggendo e nella stesura delle sue estesissime memorie, che nella prima versione consistevano di diverse migliaia di pagine e che dopo il suo rilascio confluirono in due libri autobiografici. Fu liberato da Spandau il primo ottobre del 1966. Con lui venne rilasciato il capo della Gioventù Hitleriana Baldur von Schirach, lasciando a Spandau come unico prigioniero Rudolf Hess, che vi morì nel 1987. Dopo il suo rilascio, Speer pubblicò diversi libri e collaborò con grande frequenza con storici e giornalisti che svolgevano ricerche sulla Germania nazista, continuando a riflettere sul proprio ruolo e coinvolgimento nel regime di Hitler. Morì di infarto il primo settembre 1981, mentre era a Londra per partecipare a un programma della BBC.
Delle opere architettoniche di Speer restano a Berlino solamente una doppia fila di lampioni progettati da lui lungo via 17 giugno, la prosecuzione di Unter den Linden nell’ex Berlino Ovest.