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  • Domenica 31 luglio 2011

L’esercito siriano attacca Hama

Le forze di sicurezza usano i carri armati per riprendere il controllo della quarta città siriana: ci sono almeno 120 persone uccise in tutto il paese, con scontri anche a Damasco e nella zona orientale

Lunedì 1 agosto: Secondo gli ultimi aggiornamenti di questa mattina il numero di morti durante la giornata di ieri in Siria è salito a 142.

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Aggiornamento, 16.42 – Due siriani residenti a Damasco dicono che almeno 42 persone sono state ferite ad Harasta, un sobborgo di Damasco. Nella zona si trova la Quarta Divisione dell’esercito fedele a Bashar al-Assad, e le forze di sicurezza hanno lanciato sui manifestanti bombe caricate con frammenti metallici.

Associated Press ha pubblicato sul suo canale Youtube un breve video, che si suppone girato oggi ad Hama. Nel video si vedono i carri armati e un incendio nella città, mentre si sentono spari e colpi di armi pesanti.

 

Aggiornamento, 15:40 – L’agenzia di stampa AFP (Agence France-Presse) riporta la stima di Ammar Qorabi, capo dell’Organizzazione Nazionale per i Diritti Umani siriana, che dice che l’attacco dell’esercito ha ucciso almeno 95 persone nella città di Hama. In tutta la Siria le vittime sono almeno 121, secondo Qorabi, che ha anche detto di avere una lista con i nomi di 62 persone uccise negli scontri.

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L’esercito siriano ha iniziato nelle prime ore di oggi (intorno alle 6 del mattino ora locale) un’offensiva militare per riprendere il controllo di Hama, una città nel nordovest della Siria, mentre prosegue un altro attacco militare nella zona orientale del paese. Stando a quanto riporta un medico che ha parlato al telefono con l’agenzia di stampa Reuters, l’attacco ad Hama è stato condotto da almeno quattro diversi punti di accesso alla città. Prima di iniziare l’offensiva, l’esercito ha interrotto le linee di distribuzione di acqua e luce. I mezzi blindati sparano contro i residenti, che si stanno opponendo all’assalto, e devastano i posti di blocco stradali costruiti dai manifestanti. Le forze di sicurezza prendono il controllo degli edifici più alti, su cui installano dei cecchini, mentre da diverse zone della città si alzano colonne di fumo nero. Le vittime sarebbero decine: l’ultima stima parla di 45 morti.

Da circa un mese Hama era in stato di assedio dopo che il governo ne aveva perso quasi completamente il controllo. Ai primi di luglio, il governatore della città Ahmad Khaled Abdel Aziz era stato rimosso dall’incarico con l’accusa di simpatizzare con i manifestanti, che tenevano costantemente manifestazioni partecipate da decine di migliaia di cittadini.

Hama è la quarta città siriana per popolazione, dopo Aleppo, Damasco e Homs, con circa 700.000 abitanti. Nella città è sempre stata molto forte la presenza di gruppi islamici conservatori sunniti, tra cui i Fratelli Musulmani. Nel 1982 Hama è stata il centro di una rivolta islamista contro il padre di Bashar, Hafez al-Assad, che fu repressa nel sangue con decine di migliaia di vittime nell’episodio più sanguinoso della storia siriana recente.

Da due giorni l’esercito ha iniziato un attacco anche nella zona orientale del paese, usando mezzi blindati ed elicotteri. Un membro dell’opposizione ha detto ai gruppi per i diritti umani che mezzi blindati stanno attaccando anche la città di Deir ez-Zor, uccidendo tredici persone e ferendone almeno cinquanta. Deir ez-Zor è una città di circa 500.000 abitanti, capoluogo di una provincia ricca di petrolio e vicina al confine con le zone sunnite irachene. La repressione potrebbe essere diventata più violenta perché domani inizia il mese di Ramadan. Dal maggior afflusso di persone alle funzioni religiose nelle moschee ci si attende un aumento delle proteste.

Le proteste contro il regime di Bashar al-Assad, 45 anni e presidente della repubblica siriana dal 2000 succedendo al padre Hafez al-Assad, sono iniziate a metà dello scorso marzo, con grandi manifestazioni in molte città del paese a cui hanno preso parte centinaia di migliaia di persone. È difficile ottenere informazioni dal paese perché il governo continua a impedire l’ingresso nel paese alla stampa straniera, ma è certo che il governo stia conducendo una brutale repressione per interrompere le proteste. Circa 1.600 persone sono morte dallo scorso marzo e, secondo il recente rapporto dell’associazione umanitaria Avaaz, oltre tremila persone sarebbero state sequestrate dalle forze di sicurezza e sarebbero detenute in località segrete. A queste si devono aggiungere i circa dodicimila arrestati ufficiali.