Il disastro della Soyuz 11

Il 30 giugno di 40 anni fa, tre cosmonauti morivano nello spazio di ritorno dalla prima stazione spaziale orbitale mai costruita

Il 30 giugno di quaranta anni fa, la missione Soyuz 11 tornava sulla Terra dopo aver raggiunto per la prima volta la stazione spaziale Salyut 1, lanciata senza equipaggio nell’aprile del 1971. La missione precedente, la Soyuz 10, avrebbe dovuto portare a bordo della Salyut 1 l’equipaggio, ma un problema tecnico aveva reso impossibile l’attracco e si procedette con una nuova spedizione.

L'equipaggio della Soyuz 11 (foto: Getty Images)

La Soyuz 11 partì il 7 giugno del 1971 dal Cosmodromo di Bajkonur e nello stesso giorno raggiunse la Salyut 1. I tre uomini dell’equipaggio riuscirono ad agganciare la navicella alla stazione spaziale e vi trascorsero 22 giorni all’interno, abbastanza turbolenti. Dopo l’aggancio si formò del fumo e furono costretti a trasferirsi nuovamente nella Soyuz, in attesa che il sistema di ventilazione da loro stessi sostituito in parte riprendesse a funzionare e purificasse l’aria. Da là dentro riuscirono anche a trasmettere alcune immagini verso terra, trasmesse in diretta televisiva, e dovettero affrontare un principio di incendio che minacciò il proseguimento stesso della missione dopo undici giorni di permanenza.

Il 30 giugno (in Italia era ancora il 29) l’equipaggio si preparò per il rientro sulla Terra dopo aver trascorso 22 giorni nella Saluyt 1. La capsula della Soyuz 11 atterrò regolarmente, ma quando i tecnici dell’ente spaziale sovietico si avvicinarono alla navicella scoprirono che tutti e tre i membri dell’equipaggio erano morti per asfissia. Una valvola d’aerazione, che si sarebbe dovuta aprire poco prima dell’atterraggio per bilanciare la pressione d’aria della capsula con quella esterna, si era aperta poco dopo il distacco dalla stazione spaziale. L’aria iniziò così a fuoriuscire rapidamente dalla capsula, causando la morte dell’intero equipaggio.

Secondo le ricostruzioni, Viktor Ivanovič Pacaev, l’ingegnere di volo, cercò con una manovra di emergenza di bloccare la valvola, ma perse i sensi prima di riuscirci. Una equipe di rianimazione cercò di soccorrere i tre cosmonauti, ma era ormai troppo tardi. Insieme a Pacaev morirono il comandante Georgij Timofeevič Dobrovol’skij e l’ingegnere collaudatore Vladislav Nikolaevič Volkov. Per i tre fu organizzato un grande funerale di Stato cui partecipò anche l’astronauta statunitense Tom Stafford, in rappresentanza degli Stati Uniti. I cosmonauti della Syouz 11 sono gli unici esseri umani a essere morti nello spazio e non nell’alta atmosfera terrestre. Dopo l’incidente la Soyuz fu riprogettata per evitare che si potesse ripetere un simile malfunzionamento. La navicella divenne più spaziosa, consentendo agli equipaggi di indossare le tute spaziali anche al suo interno, cosa che ha reso più sicuri i viaggi, riducendo il pericolo di asfissia.