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  • Venerdì 24 giugno 2011

Nuove accuse contro il Pakistan

Il cellulare del corriere di bin Laden mostrerebbe i rapporti tra l'intelligence pakistana e un gruppo radicale vicino ad al Qaida

Pakistani soldiers stand beside a check point near the parliament house in Islamabad on May 13, 2011, during the joint sitting of parliament where Pakistan's intelligence chief Ahmad Shuja Pasha and army chief of staff Ashfaq Kayani briefed lawmakers on the bin Laden operation. Pakistan's Taliban on May 13 claimed their first major attack to avenge Osama bin Laden's death as 80 people were killed in a double suicide bombing on a paramilitary police training centre. AFP PHOTO/Farooq NAEEM (Photo credit should read FAROOQ NAEEM/AFP/Getty Images)
Pakistani soldiers stand beside a check point near the parliament house in Islamabad on May 13, 2011, during the joint sitting of parliament where Pakistan's intelligence chief Ahmad Shuja Pasha and army chief of staff Ashfaq Kayani briefed lawmakers on the bin Laden operation. Pakistan's Taliban on May 13 claimed their first major attack to avenge Osama bin Laden's death as 80 people were killed in a double suicide bombing on a paramilitary police training centre. AFP PHOTO/Farooq NAEEM (Photo credit should read FAROOQ NAEEM/AFP/Getty Images)

Il telefono cellulare del corriere di Osama bin Laden, recuperato durante il blitz dello scorso maggio ad Abbottabad, contiene informazioni significative riguardo i contatti tra un importante gruppo radicale e l’intelligence pakistana, da tempo sospettata di avere rapporti e alleanze con gruppi estremisti. Lo scrive con una certa enfasi il New York Times, raccontando che il gruppo in questione sarebbe Harakat-ul-Mujaheddin e l’intelligence pakistana avrebbe con questo soggetto un rapporto da almeno vent’anni.

Nell’esaminare le telefonate effettuate dal cellulare, gli analisti statunitensi sarebbero arrivati alla conclusione che i comandanti del gruppo Harakat comunicassero con frequenza con alcuni funzionari dell’intelligence pakistano, coi quali ci sarebbe stato almeno un incontro diretto. Stando a quel che si sa, i contatti non vertevano necessariamente su bin Laden e sulla sua protezione: non c’è, allo stato attuale, alcuna “pistola fumante” a mostrare se e come l’intelligence pakistana proteggesse il leader di al Qaida, che si nascondeva a pochi chilometri da una importante base militare e a tre ore di macchina da Islamabad. «È una pista», però, ha detto al New York Times un funzionario dell’esercito americano.

La pista potrebbe spiegare non solo la sicurezza del nascondiglio di bin Laden ma anche il suo percorso e i suoi movimenti da quando sfuggì all’esercito americano nella regione di Tora Bora, in Afghanistan, più o meno dieci anni fa. Potrebbe dire come e perché bin Laden scelse Abbottabad. Quello che si sa è che il gruppo Harakat ha radici nella zona di Abbottabad e influenza sia su al Qaida che sull’intelligence pakistana: ancora oggi il suo leader, Maulana Fazlur Rehman Khalil, alleato di lungo corso di Osama bin Laden, vive indisturbato poco fuori dalla capitale Islamabad. Al momento, l’ipotesi degli analisti americani è che il gruppo Harakat facesse da intermediario tra Osama bin Laden e i gruppi di al Qaida delle aree tribali pakistane, consegnando messaggi e denaro.

Harakat è uno dei gruppo militanti affermatisi in Pakistan tra gli anni Ottanta e Novanta con il beneplacito dell’intelligence, l’ISI, allo scopo di combattere conflitti delicati senza impegnare il governo: in Afghanistan contro i sovietici, nel Kashmir contro l’India. Da anni il gruppo Harakat è considerato, tra le altre cose, uno dei più solidi e vicini alleati di al Qaida. A seguito delle pressioni degli Stati Uniti sul governo dell’allora presidente pakistano Musharraf, il Pakistan mise fuori legge il gruppo nel 2002. Harakat ha continuato però indisturbato a gestire campi di addestramento in Pakistan, ed è accertata la provenienza da questi campi di molti militanti trovati poi a combattere insieme ai talebani in Afghanistan.

L’assalto delle forze speciali americane ad Abbottabad e la sua mancata comunicazione alle autorità locali hanno molto complicato, nelle ultime settimane, i rapporti tra Stati Uniti e Pakistan. Il governo americano sospetta da tempo della lealtà di parte dell’intelligence pakistana, accusata di avere fornito a bin Laden una rete di sostegno e protezione. Il Parlamento del Pakistan ha ufficialmente condannato il blitz ai danni di bin Laden chiedendo di modificare i rapporti con gli Stati Uniti. Dieci giorni fa l’intelligence pakistana ha arrestato alcune delle persone che hanno fornito informazioni su bin Laden alla CIA.

foto: FAROOQ NAEEM/AFP/Getty Images