• Mondo
  • Venerdì 24 giugno 2011

Il futuro del Québec

L'Economist suggerisce alla regione canadese di abbandonare l'idea dell'indipendenza

Pierce Mimura of Calgary is caught in mid-air during practice at the big air event as part of the Snowboard Jamboree FIS World Cup Saturday, Feb. 19, 2011 in Quebec City. (AP Photo/The Canadian Press, Jacques Boissinot)
Pierce Mimura of Calgary is caught in mid-air during practice at the big air event as part of the Snowboard Jamboree FIS World Cup Saturday, Feb. 19, 2011 in Quebec City. (AP Photo/The Canadian Press, Jacques Boissinot)

L’Economist di questa settimana torna a parlare del Québec e dell’irrisolta questione delle pretese di indipendenza dal Canada. Il Québec è una provincia del Canada, la più estesa per superficie e la seconda più popolosa della Confederazione dopo l’Ontario. Fa parte della regione denominata Canada francese, la cui popolazione è prevalentemente francofona. Di fatto, costituisce una regione autonoma all’interno del Canada. La capitale del Québec si chiama Québec, ma la sua città più popolosa e più nota è Montréal.

Dal 1960 la politica del Québec è stata animata a più riprese da un dibattito sull’opportunità di vedere riconosciuta la completa sovranità della provincia, che si è a volte manifestata nella richiesta dell’indipendenza completa dal resto della Confederazione, a volte nel rafforzamento dell’autonomia provinciale. L’Economist sostiene che la battaglia del Québec per l’indipendenza possa ormai essere considerata persa e che il paese dovrebbe concentrarsi su altre priorità.

L’indipendenza del Québec ha ossessionato la politica canadese per quasi cinquant’anni. Al referendum del 1995 non passò per soltanto un punto percentuale. Due abitanti del Québec su cinque continuano a dire che vorrebbero essere indipendenti. Eppure, se non morto, il separatismo è ormai in coma profondo. Il segnale più evidente di questo cambiamento è stata la quasi totale estinzione alle elezioni federali del mese scorso del partito indipendentista Bloc Québécois, che è passato da 47 a 4 seggi.

Il movimento separatista, spiega l’Economist, è stato vittima del suo stesso successo. Quando nacque, la maggioranza francofona del Québec si sentiva discriminata dalle componente anglofona del paese. Ma le vittorie ottenute dai nazionalisti nel tempo hanno aiutato gli abitanti del Québec a riprendere il controllo della situazione. Il francese, per esempio, è ora la lingua ufficiale delle scuole e del mondo degli affari. Il rinnovamento della politica del Québec, secondo l’Economist, potrebbe arrivare da un movimento fondato di recente da un ex membro del Bloc Québécois, François Legault.

L’obiettivo della Coalizione per il futuro del Québec è mettere da parte la questione indipendentista e concentrarsi sui problemi più urgenti di educazione, sanità, economia e tutela della propria diversità culturale. Questa iniziativa ha toccato corde così profonde che secondo alcuni sondaggi, se si andasse a votare, la Coalizione otterrebbe la maggioranza dei seggi, nonostante ancora formalmente non sia neanche un partito. Per il momento la Coalizione ha catturato la fantasia del pubblico. Ha in programma la pubblicazione di un manifesto entro la fine dell’anno. Se qualcuno dei partiti esistenti adotterà i suoi principi, il movimento avrà raggiunto il suo obiettivo, dicono i suoi fondatori. Altrimenti Legault è pronto a costituire un suo partito. A quel punto la Coalizione dovrà prendere una posizione chiara sul tema della Costituzione canadese, che il  Québec non ha ancora sottoscritto. La risposta che la maggior parte degli abitanti del Québec sembrano preferire è quella che prevede di ignorarla.