E. coli arriva dai germogli di legumi?

Un'azienda agricola nel nord della Germania potrebbe essere la fonte delle infezioni che hanno ucciso 22 persone, ma ci sono già dubbi

di Emanuele Menietti

Aggiornamento delle 16.00
Le autorità sanitarie tedesche dicono che i nuovi test condotti sui germogli di legumi dello stabilimento di Uelzen hanno dato esito negativo. Al momento, 23 dei 40 campioni analizzati non presentano tracce del ceppo di batteri che ha causato le infezioni da Escherichia coli di questi giorni. Se anche i prossimi test daranno esito negativo, significherà che la fonte delle infezioni non sono i germogli di legumi, come dichiarato nelle ultime ore dal ministro dell’agricoltura della Bassa Sassonia, Gert Lindemann.

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Un’azienda agricola nel nord della Germania potrebbe essere la fonte primaria dell’infezione da Escherichia coli che negli ultimi giorni ha causato la morte di almeno 22 persone. Lo stabilimento coltiva germogli di legumi e si trova a Uelzen, una città della Bassa Sassonia a un centinaio di chilometri di distanza da Amburgo. Le autorità tedesche sono ora in attesa degli esiti di alcuni test che potranno fornire ulteriori indicazioni sulla fonte. Nel frattempo, l’azienda agricola è stata chiusa e ai cittadini tedeschi è stato consigliato di sospendere il consumo di germogli di legumi.

Il ministro dell’agricoltura della Bassa Sassonia, Gert Lindemann, ha annunciato che la connessione tra lo stabilimento di Uelzen e le infezioni da E. coli enteroemorragico è quasi del tutto certa. L’azienda coltiva germogli di diverso tipo – lenticchie, piselli, fagioli – che vengono poi consumati crudi nelle insalate. I germogli vengono coltivati a una temperatura costante di circa 38 °C in un ambiente particolarmente umido, tutte condizioni ideali per consentire al batterio di riprodursi rapidamente e creare estese colonie.

Il consumo di questi alimenti crudi e non opportunamente lavati può aver portato all’alto numero di infezioni degli ultimi giorni. Le autorità sanitarie tedesche stimano che almeno 2.150 persone abbiano contratto la variante di E. coli enteroemorragico (EHEC) particolarmente aggressiva, che causa forti dolori addominali, diarrea sanguinolenta e nei casi più gravi insufficienza renale che può causare la morte. Il maggior numero di casi si è concentrato nell’area di Amburgo, particolare che sembra rafforzare l’ipotesi che la fonte dell’infezione siano i germogli di Uelzen. Ventuno delle ventidue persone fino a ora morte a causa della variante di EHEC erano tedesche, mentre una era svedese.

Anche se la fonte sembra essere stata identificata, le autorità sanitarie tedesche non escludono che nei prossimi giorni si possano registrare nuovi casi di infezione, o il peggioramento delle condizioni sanitarie dei pazienti che hanno già contratto il batterio. Il timore è che il numero delle infezioni possa aumentare anche nel resto dell’Europa e il tema sarà discusso oggi nel corso di un vertice tra i ministri della salute europei in Lussemburgo.

Escherichia coli fa parte del gruppo degli enterobatteri e vive nelle parte inferiore del nostro intestino e di quello di migliaia di altri animali a sangue caldo. Grazie alla sua attività, riusciamo a digerire meglio il cibo che ingeriamo e ad assimilarlo. È quindi una risorsa molto importante per la nostra sopravvivenza e per quella degli altri animali. A volte, però, il batterio muta dando vita a nuove varianti aggressive che il nostro organismo non riesce a tenere sotto controllo. Il batterio si riproduce molto rapidamente nell’intestino e può causare infezioni anche gravi nell’animale che lo ospita. Le varianti solitamente più pericolose appartengono ai ceppi EHEC e sono presenti principalmente nel bestiame. A noi arrivano attraverso l’ingestione di cibi contaminati come carne poco cotta, latte non pastorizzato o frutta e verdura concimate con letame infetto e consumate senza un accurato lavaggio, come sembra sia accaduto nel caso dei germogli di Uelzen.

La variante che ha causato le morti di questi giorni e l’alto numero di infezioni non era stato mai identificato prima. Stando alle prime ricerche si tratta di una variante aggressiva, con buona parte del proprio DNA in comune con EAEC 55989, un tipo di E. coli scoperto nella Repubblica Centrafricana noto per causare gravi forme di diarrea. La variante europa sembra abbia anche alcuni geni in comune con il batterio della salmonella enterica. È particolarmente resistente agli antibiotici solitamente utilizzati per contrastare le infezioni da E. coli. Non tutti i medici concordano comunque sul fatto che la cura antibiotica sia la migliore per debellare il batterio.

Secondo alcuni medici gli antibiotici sono necessari per ridurre la proliferazione di E. coli nei pazienti infetti, mente secondo altri il loro utilizzo comporta la diffusione delle tossine dei batteri uccisi con l’antibiotico nell’organismo, rendendo più probabili patologie a carico dei reni. Nella maggior parte dei casi, l’infezione passa da sola dopo tre – quattro giorni di dissenteria e non lascia conseguenze.

I consigli per evitare l’infezione sono i soliti, conditi con un po’ di buon senso. Prima di preparare da mangiare conviene lavarsi bene le mani, per almeno trenta secondi. La carne cruda va conservata in contenitori chiusi e separati dagli altri alimenti, frutta e verdura vanno lavate con acqua calda per almeno trenta secondi e se consumate crude conviene sempre sbucciarle. Il batterio non sopporta le alte temperature e col calore diventa innocuo. Il consiglio è di cuocere gli alimenti con accuratezza, assicurandosi che la temperatura al loro interno superi i 70 gradi per almeno due minuti. Nel caso di dolori addominali forti e dissenteria occorre bere molto e assumere fermenti lattici per ripristinare la flora batterica. Se le cose si complicano, una telefonata al medico di famiglia richiede poco tempo e può sempre tornare utile.