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  • Sabato 7 maggio 2011

La Cina e il figlio unico

Il tasso di natalità è sempre più basso, e il governo potrebbe consentire di avere due figli per famiglia

Uno dei dati più notevoli dell’ultimo censimento cinese riguarda il tasso di natalità: il paese famoso per avere la popolazione più numerosa del mondo (1,34 miliardi di persone) fa sempre meno bambini. Il tasso di crescita annuo della popolazione si è infatti dimezzato negli ultimi vent’anni. E il tasso di fertitilià, cioè il numero di bambini che una donna fertile può avere in media durante la sua vita, è sceso a 1,4. L’Economist di questa settimana spiega quello che è successo.

Il rallentamento della crescita è accompagnato dall’invecchiamento della popolazione. Le persone sopra i 60 anni ora rappresentano il 13,3 percento del totale, un 10,3 percento in più rispetto al censimento del 2000. Nello stesso periodo, le persone sotto i 14 anni sono passate dal 23 percento al 17 percento. La regola del figlio unico ha poi contribuito a esacerbare gli squilibri nella distribuzione di genere. In Cina come’è noto nascono molti più bambini che bambine. I fortissimi imperativi culturali spingono infatti la maggior parte delle persone a fare di tutto per assicurarsi che il loro nascituro sia un maschio. Quando la politica del figlio unico fu introdotta questo si traduceva in moltissimi infanticidi femminili, ora si traduce nella diffusione di aborti selettivi.

I dati del nuovo censimento hanno confermato questa tendenza. Per ogni cento bambine nate nel 2010 ci sono più di 118 bambini. Una differenza che, se proiettata tra venticinque anni, rischierà di lasciare un quinto della popolazione maschile senza la possibilità di avere una moglie. Il governo nega che la politica del figlio unico abbia inciso su questi numeri e insiste nel dire che grazie a questa linea si sono riuscite a evitare 400 milioni di nuove nascite che il paese non avrebbe potuto sostenere.

Gli oppositori alla politica del figli unico sostengono da tempo che i risultati di riduzione nel tasso di fertilità che si volevano ottenere quando è stata introdotta sono già stati raggiunti da tempo e che ora dovrebbe essere rimossa. È tempo di passare a una politica di due figli per nucleo familiare, sostiene Wang Feng, direttore del centro per le politiche pubbliche Brookings-Tsinghua. Commentando i risultati del censimento, il presidente Hu Jintao ha fatto una vaga allusione a un possibile cambiamento della politica sul figlio unico. La Cina manterrà un tasso di natalità basso, ha detto, ma cercherà anche di «migliorare la sua attuale politica di pianificazione familiare».

Da circa un anno il governo cinese ha commissionato degli studi demografici che prendano in considerazione l’applicazione più limitata della legge sul figlio unico, malgrado ufficialmente la sua validità non sia mai stata messa in discussione (l’anno passato ci si aspettava una revisione, ma invece la questione fu di nuovo rimossa). Il problema è che le difficoltà economiche e la consuetudine con la legge hanno ormai creato una cultura del figlio unico che non sparirebbe istantaneamente se il numero dei figli fosse liberalizzato. Molti cinesi vedono un numero maggiore di figli soltanto come un problema e un costo troppo oneroso.