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  • Mercoledì 4 maggio 2011

La crisi del nudismo

L'età media degli iscritti alle associazioni aumenta e le strutture temono un calo dei guadagni

A group of nudists protest to demand the right to walk around naked and call for respect on July 18, 2010 in Vera, near Almeria. AFP PHOTO/JORGE GUERRERO (Photo credit should read Jorge Guerrero/AFP/Getty Images)
A group of nudists protest to demand the right to walk around naked and call for respect on July 18, 2010 in Vera, near Almeria. AFP PHOTO/JORGE GUERRERO (Photo credit should read Jorge Guerrero/AFP/Getty Images)

La pratica del naturismo, più comunemente nota col nome di nudismo (Wikipedia spiega la distinzione tra i due termini, legata alla diversa “socialità” dei casi), esiste dichiaratamente dal 1903, con la nascita del primo resort ad Amburgo, si è diffusa negli anni Sessanta e ora sta conoscendo un lento declino. La questione preoccupa non solo il movimento da un punto di vista della diffusione del principio etico, ma anche (e soprattutto) chi nel nudismo ha investito dei soldi: dall’approvazione delle prime normative che permettevano di dedicare degli spazi aperti, principalmente spiagge, a questa pratica, sono infatti nati numerosi stabilimenti, alberghi e resort per una clientela nudista, luoghi che ora guardano con preoccupazione all’inesorabile invecchiamento del loro target.

Il Wall Street Journal analizza il problema, raccontandone i due risvolti: non solo l’invecchiamento della clientela fa presagire un crollo degli affari nel prossimo periodo, ma come in un circolo vizioso scoraggia i giovani che vorrebbero aderire al movimento senza però doversi trovare a passare le vacanze in luoghi frequentati da persone dell’età dei loro genitori.

John Whitehead, 22 anni, l’anno scorso è stato per la prima volta nel resort Sunsport Gardens (località per nudisti, ndr). Si è sentito perfettamente a suo agio nudo finché non ha visto un uomo dell’età di suo padre con cui aveva avuto rapporti di lavoro: da quel momento ha passato la giornata evitandolo. «Non ho nulla contro le persone anziane, – ha detto – semplicemente non ho voglia di passare la giornata in piscina con loro.»

«L’intero modello di vita sparirà se non riusciamo a stimolare la partecipazione dei più giovani – spiega Nicky Hoffman, a capo della Naturist Society, una delle due grandi organizzazioni di nudisti statunitensi. – Il problema è che la maggior parte di queste strutture non sono attrezzate per i giovani. Si sono trasformate in case di riposo.»

I tentativi delle varie associazioni per coinvolgere i giovani comprendono strip poker al contrario (si inizia nudi e man mano ci si veste), tornei di pallavolo, maratone nudiste e festival musicali, come Nude-a-palooza e Nudestock (che fanno il verso, rispettivamente, a Lollapalooza e a Woodstock). Ma ventenni e trentenni continuano a preferire luoghi pubblici in cui è possibile praticare il nudismo piuttosto che i club privati, che ai tentativi di coinvolgere ragazzi e ragazze affiancano anche regole ferree: le piscine chiudono al tramonto, i piercing sono proibiti.

Ma il problema principale sembra essere che i giovani non desiderano includere gente dell’età dei loro nonni nella loro vita sociale.

Robbie White, 27 anni, ha partecipato al festival invernale 2009 del resort Sunsport Gardens ed era uno dei pochi al di sotto dei 35 anni. Indignato dal fatto che un’attività così bella non sembrasse generare l’interesse dei suoi coetanei ha fondato il gruppo Florida Young Naturists con cui ha poi organizzato il primo Spring Break Bash, una festa in occasione delle vacanze primaverili, che l’anno scorso ha attirato 55 partecipanti. Quest’anno erano 140. La festa è stata organizzata in una zona del Sunsport Gardens separata dal resto, per non disturbare gli altri ospiti e per far sentire più a loro agio i giovani, non abituati a spogliarsi in pubblico.

E in Italia? A oggi è il paese europeo con il più basso numero di spiagge naturiste.

 

foto: Jorge Guerrero/AFP/Getty Images