L’evasione dei talebani
La storia dei quasi 500 prigionieri afghani fuggiti da un carcere nella notte tra sabato e domenica
Nella notte tra domenica e lunedì almeno 480 prigionieri afghani, quasi tutti combattenti talebani, sono fuggiti da una prigione a Kandahar, in Afghanistan. Il Guardian racconta che un gruppo di diciotto combattenti avrebbe scavato per cinque mesi un tunnel lungo 320 metri per collegare la sezione dei “prigionieri politici” della prigione di Sarpoza a un edificio di fronte al carcere. Un tratto del tunnel passa sotto la strada che collega Kandahar a Herat, una delle più trafficate del paese. Secondo un giornale locale i talebani avrebbero venduto al bazar della città camion carichi di terra ricavata scavando il tunnel. Un ufficiale che ha ispezionato il tunnel ha detto che si dirama in due parti dentro la prigione: una strada porta nella sezione dei prigionieri politici e l’altra in quella dei criminali ordinari, che non sono stati coinvolti nella fuga.
Il Guardian ha parlato al telefono con uno degli evasi, che ha raccontato di aver semplicemente scoperto che nella mezzanotte tra domenica e lunedì sarebbero scappati. Venti minuti dopo lui e i suoi compagni venivano condotti all’entrata del tunnel, un buco scavato nel pavimento di cemento del carcere. “Tutto era organizzato molto bene – ha spiegato – Lasciavano passare solo un certo numero di persone alla volta per essere sicuri che ci fosse abbastanza ossigeno”. Il ragazzo ha spiegato che il tunnel era sufficientemente largo e alto al punto di permettere ai fuggitivi di camminare in piedi senza problemi. Inoltre alcuni punti erano provvisti di lampadine elettriche e altri di ventilatori. All’uscita del tunnel li accoglievano alcuni comandanti talebani che li trasportavano in macchina in località sicure. Il suo numero di telefono è stato fornito al Guardian e ad altre testate da un portavoce dei talebani.
La fuga sarebbe iniziata verso le 23:30 di domenica e sarebbe terminata verso le tre di mattina. Le guardie del carcere se ne sarebbero rese conto soltanto di mattina, quando una guardia sarebbe entrata in quell’area del carcere trovandola del tutto deserta mentre vestiti, scarpe e turbanti erano sparsi nelle celle. I sospetti di una complicità delle guardie nell’evasione si sono subito diffusi, ma il talebano con cui ha parlato il Guardian ha detto che le guardie “stavano semplicemente dormendo. Erano sempre sbronze, fumavano eroina o marijuana e poi si addormentavano. Non c’è stato nessun controllo, o pattugliamento, o sparatoria, niente di niente”.
L’evasione non è solo una vittoria dei talebani ma è anche l’ennesima dimostrazione della debolezza del governo afghano e dell’insuccesso, fino a questo momento, dell’addestramento delle guardie e dei soldati locali da parte delle forze internazionali. Il presidente afghano Hamid Karzai ha definito l’evasione un “disastro”. Nel frattempo le forze di sicurezza afghane e i soldati dell’ISAF hanno lanciato un’operazione per catturare gli evasi e finora ora ne hanno ritrovati 65. Nel 2008 sempre nella prigione di Sarpoza era avvenuta un’altra grande evasione: 870 detenuti, tra cui 390 ribelli talebani, erano riusciti a fuggire dopo che un gruppo di talebani aveva fatto esplodere un muro della prigione.