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  • Giovedì 14 aprile 2011

La vita nei centri di accoglienza giapponesi

Le strutture per garantire un po' di privacy a chi ha perso la casa con lo tsunami

This image shows evacuees living in partitioned "rooms" at a shelter in Kamaishi in Iwate prefecture on April 12, 2011 a month after the March 11 earthquake and tsunami hit the northeastern coast of Japan. Japan upgraded its nuclear emergency to a maximum seven on an international scale of atomic crises on April 12, the first time the highest ranking has been invoked since the Chernobyl disaster in 1986. AFP PHOTO / KAZUHIRO NOGI (Photo credit should read KAZUHIRO NOGI/AFP/Getty Images)
This image shows evacuees living in partitioned "rooms" at a shelter in Kamaishi in Iwate prefecture on April 12, 2011 a month after the March 11 earthquake and tsunami hit the northeastern coast of Japan. Japan upgraded its nuclear emergency to a maximum seven on an international scale of atomic crises on April 12, the first time the highest ranking has been invoked since the Chernobyl disaster in 1986. AFP PHOTO / KAZUHIRO NOGI (Photo credit should read KAZUHIRO NOGI/AFP/Getty Images)

Il terremoto e lo tsunami in Giappone hanno distrutto 50mila case, costringendo migliaia di persone a rifugiarsi nei centri di evacuazione, allestiti in scuole, centri culturali, uffici governativi. Al momento i rifugi sono circa duemila e ospitano circa 150mila persone. La vita nei centri non è facile, soprattutto nei primi giorni scarseggiava il cibo, la corrente elettrica, bisognava rimanere in fila a lungo per fare una telefonata di pochi minuti.

Ora le condizioni di molti centri sono migliorate, e la maggior parte è in grado di garantire riscaldamento, acqua corrente e tre pasti al giorno. Tra le varie privazioni a cui le persone che hanno perso la casa si devono disporre c’è la mancanza di privacy: il bisogno di uno spazio per poter raccogliere le proprie cose e poter restare da soli. In un rifugio nella città di Kamaishi, nella prefettura di Iwate, sono stati allestiti dei piccoli box  destinati a ospitare una sola persona. I beneficiari sono le persone più anziane, i disabili e i genitori con bambini piccoli. Nel frattempo il governo sta cercando di trasferire i sopravvissuti negli alberghi e sta pianificando la costruzione di case prefabbricate che dovrebbero essere pronte nei prossimi mesi.