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  • Giovedì 24 febbraio 2011

Chi è Alexey Navalny

Un avvocato russo ha trovato un modo semplice e legale per fare i conti in tasca al governo

Il Guardian racconta la storia di Alexey Navalny, un avvocato russo di 34 anni diventato famoso per la sua battaglia contro la corruzione in Russia. Il Guardian lo paragona a Julian Assange ma forse è più sensato il paragone di Time, che lo accosta a Erin Brockovich. Il metodo di Navalny, infatti, è semplicissimo, legale e per questo complesso da ostacolare: non ci sono leggi violate o aggirate, non ci sono materiali trafugati, non ci sono pericolose inchieste e non è necessaria alcuna particolare segretezza. Ovviamente ci sono i rischi, visto che in Russia ogni anno vengono uccisi e minacciati molti giornalisti che si occupano della corruzione dei funzionari governativi.

In sostanza, Navalny acquista piccole quote di società controllate dallo stato, molte delle quali hanno consiglieri di amministrazione di nomina governativa. In qualità di piccolo azionista, Navalny ha il diritto di ottenere informazioni sulla gestione del capitale: Navalny non esita a porre domande imbarazzanti sulla destinazione del denaro, sulle decisioni sui dividendi, su quali enti abbiano beneficiato di una donazione. Informazioni che dovrebbero essere pubbliche, stando alla legge, ma le aziende tendono a celare. Poi racconta tutto sul blog che gestisce su LiveJournal, sul quale organizza campagne e petizioni. Navalny ha accusato più volte alcuni esponenti del governo di aver intascato in modo illecito denaro appartenente ad alcune aziende. In qualche caso, le sue inchieste si sono trasformate in processi.

Nel 1998, dopo la laurea in legge, Navalny ha iniziato a lavorare in un’azienda di compravendita immobiliare ed è venuto in contatto con il mondo azionario. «Ho investito un po’ di soldi», ha raccontato al Guardian, «ma presto mi sono accorto che i consigli di amministrazione non pagavano i dividendi agli azionisti. Scorrendo la lista dei più ricchi, su Forbes, puoi capire facilmente dove vanno a finire i soldi». Successivamente Navalny ha conseguito un master in finanza e contemporaneamente si è iscritto a Yabloko, il principale partito di opposizione nella Russia post sovietica. Ha organizzato proteste e campagne elettorali ma alla fine ha lasciato il partito, disilluso sulla sua efficacia: e ha pensato che il modo migliore per combattere la corruzione non era occuparsi di politica ma occuparsi di finanza.

Nel 2010 Navalny ha vinto delle cause contro Transneft e Rosneft, due grosse aziende controllate dallo stato, e le ha obbligate a fornire agli azionisti più piccoli l’accesso a tutti i documenti delle società. Grazie a lui, un’altra sentenza ha obbligato la polizia a indagare su chi abbia beneficiato delle enormi donazioni fatte da Transneft tra il 2006 e il 2007. Il colpo più grosso di Navalny è stata la pubblicazione di un rapporto secondo cui il consiglio di amministrazione di Transneft avrebbe sottratto illecitamente quattro miliardi di dollari dalla costruzione di una conduttura che dovrebbe collegare la Russia al resto dell’Asia. Lo scorso novembre Navalny ha avviato un nuovo progetto. Si chiama Rospil ed è un sito internet in cui centinaia di volontari segnalano le irregolarità riscontrate nei documenti pubblici delle gare d’appalto. L’idea per questo sito gli è venuta a ottobre, quando era riuscito a dimostrare l’irregolarità di una gara d’appalto. Il concorso venne annullato e il funzionario incaricato di controllarne la correttezza fu costretto a dimettersi.

Il quotidiano finanziario russo Vedomosti ha nominato Navalny “Persona dell’anno” nel 2009, scrivendo che l’attivista russo “dimostra che anche un semplice cittadino può difendere i suoi diritti. Mentre i grossi investitori pensano solo ai loro interessi, questo uomo comune – senza un particolare status o potere – sta cercando di combattere il sistema”. Lo scorso ottobre il quotidiano Kommersant ha messo sul suo sito un sondaggio in cui chiedeva ai lettori chi avrebbero votato come sindaco di Mosca: l’affidabilità di queste rilevazioni è molto discutibile, ma è degno di nota che il 45 per cento dei 50mila votanti abbia scelto proprio Navalny. Navalny è anche un convinto nazionalista e ogni anno partecipa alla Giornata dell’unità nazionale, che conta soprattutto neonazisti e militanti di estrema che si rifanno a idee razziste e incitano all’odio contro musulmani, immigrati ed ebrei.

(La giornata dell’Unità nazionale in Russia)

L’attivismo di Navalny gli porta anche alcune grane, ovviamente. Molti temono per la sua incolumità, e in questo momento Navanly sta facendo fronte ad alcune minacce legali, ma non si ferma. La scorsa settimana, durante un’intervista radiofonica, ha definito i membri di Russia Unita – il partito di Putin e Medvedev – «ladri e imbroglioni». Alcuni esponenti di Russia Unita hanno dato incarico a un avvocato di valutare la possibilità di fare causa a Navalny, che ha ribadito di non avere paura. «Chiunque tenti di comportarsi in modo indipendente in Russia – sia nel mondo del giornalismo, che degli affari, in qualsiasi campo – si prende dei rischi. So che possono fare quel che vogliono ma non mi fermeranno».