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  • Sabato 12 febbraio 2011

Gli abusi sessuali di un parroco di Los Angeles

L'Arcidiocesi di Los Angeles ha rimosso dall'incarico un parroco accusato di abusi sessuali

L’Arcidiocesi di Los Angeles ha rimosso dall’incarico un parroco accusato di abusi sessuali su una minorenne. Il reverendo Martin P. O’Loghen della parrocchia di San Dimas è stato accusato di avere avuto per anni una relazione con una adolescente in seguito al ritrovamento di alcune lettere in cui le chiedeva perdono per quello che le aveva fatto.

L’Arcidiocesi di Los Angeles, guidata dal cardinale Roger M. Mahony, è stata travolta da numerosi scandali sessuali negli ultimi anni. Nel 2007 accettò di pagare 660 milioni di dollari come risarcimento per 508 persone che avevano denunciato di essere state abusate sessualmente da alcuni parroci quando erano bambini. Il reverendo O’Loghen in passato aveva anche fatto parte di una commissione dell’Arcidiocesi incaricata di indagare su presunti abusi sessuali commessi da altri membri dell’ordine.

Gli abusi sono stati denunciati dalla vittima, Julie Malcolm, che sostiene di avere avuto ripetuti rapporti sessuali con il reverendo O’Loghen negli anni Sessanta, quando era una studentessa della Bishop Amat High School, vicino a La Puente. Circa trent’anni dopo, il reverendo l’avrebbe contattata chiedendole perdono. Dopo avere ricevuto diversi messaggi dal parroco, Julie Malcolm nel 1999 decise di denunciarne gli abusi alla Diocesi di Phoenix, dove vive attualmente.

«Sono profondamente dispiaciuto per il nostro coinvolgimento e accetto il fatto che sono stato l’unico responsabile della nostra relazione», scriveva il reverendo O’Loghlen in una lettera di cinque pagine scritta a mano e datata 23 giugno 1996 «Chiaramente, ero io quello nella posizione di potere. Se non avessi fatto il primo passo tra di noi non sarebbe successo niente. Spero sinceramente che per te ci siano stati dei momenti di gioia nella nostra relazione, anche se alla fine credo che ti abbia provocato molto dolore». Una copia della lettera è stata fornita al New York Times da Joelle Casteix, direttore del Survivors Network of those Abused by Priests, che a sua volta l’ha ricevuta da Julie Malcolm.

Dalle lettere emerge che il reverendo O’Loghlen aveva informato la sua diocesi di quello che aveva fatto e che la diocesi a sua volta informò il Vaticano che le sue funzioni sarebbero state limitate. Pochi mesi più tardi, nel 1999, l’allora vicario della diocesi, Monsignor. Richard Loomis, gli scrisse una lettera ringraziandolo per avere accettato di far parte della commissione incaricata di indagare sugli abusi sessuali e dicendo di essere sicuro che il suo contributo sarebbe stato «prezioso». Il reverendo O’Loghlen rimase nella sua parrocchia fino al 2001, poi per cinque anni a partire dal 2003 si trasferì nelle Filippine. Nel marzo del 2009 fu assegnato alla parrocchia di San Dimas.

Julie Malcolm, che ora ha 61 anni, ha raccontato che la loro storia era iniziata un giorno in cui il reverendo era andata a trovarla mentre stava facendo la baby sitter. Il parroco, che all’epoca aveva 29 anni, si sedette accanto a lei e la baciò. Iniziarono ad avere rapporti sessuali un anno dopo. «Ero così ingenua», ha detto «pensavo che fosse un trattamento speciale riservato a me. Ci incontravamo di nascosto e periodicamente ci lasciavamo ma poi lui mi chiamava per scusarsi e mi chiedeva di vedermi ancora. Io dicevo sempre di sì».

– La mappa degli abusi sessuali nella Chiesa Cattolica