Il documentario su Erik Spiekermann e i font

Per i fans di "Helvetica": un bel cortometraggio riassume e mostra il lavoro di uno dei più importanti disegnatori di font

Il disegno di un carattere tipografico è un’operazione affascinante, soprattutto se raccontato da un veterano del settore come Erik Spiekermann: designer tedesco di fama internazionale, nel 1989 ha fondato FontShop, il primo sistema di vendita di caratteri tipografici in formato digitale. Tra i font più conosciuti da lui realizzati ci sono l’Officina, il Berliner e il Meta. Ora è protagonista di un breve documentario (dura 13 minuti) prodotto da Gestalten TV, nel quale racconta il suo processo creativo, la sua visione di quello che dovrebbe significare il mestiere del designer di caratteri e le maggiori soddisfazioni che ha avuto dalla sua vita professionale. Non è la prima volta che viene realizzato un documentario sui caratteri tipografici: Helvetica, il film indipendente sul font con quel nome, aveva guadagnato una grande attenzione e culto qualche anno fa.

Nel cortometraggio Spiekermann riassume in maniera estremamente efficace la necessità di non separare forma, contenuto, linguaggio, mezzo e immagine: parla di quella usata su Twitter come di una nuova lingua, a cui bisogna saper adattare non solo il contenuto ma anche la forma, e paragona la composizione tipografica alla composizione musicale.

Dopo oltre 40 anni di carriera e numerosissimi premi, la sua più grande conquista è aver influenzato delle persone: dai suoi studenti (insegna all’Università delle Arti di Brema) a tutti i professionisti con cui ha lavorato. Ci ricorda, in proposito, che il risultato che vediamo nei prodotti di comunicazione visiva è sempre un lavoro di squadra, per quanto spesso emerga solo un nome. Quando disegna un font, ad esempio, non è mai lui che ne realizza personalmente la versione digitale, ma passa le sue bozze ad un grafico che si occupa di digitalizzarle.

Spiekermann introduce anche il problema della comunicazione istituzionale, spesso tanto articolata, inutilmente complessa e confusa da lasciare il dubbio che non voglia essere compresa. Fa l’esempio delle schede elettorali usate in Florida al momento della seconda elezione di Bush: così complesse da portare alcuni cittadini a votare per il candidato opposto a quello per cui intendevano votare, generando strascichi clamorosi sfiorando il conflitto istituzionale.