I guai di MySpace

Intanto che si cerca un compratore, chiude la sede italiana

di Andrea Ciccolini

Dopo i tagli al personale eseguiti nel 2009, l’11 gennaio l’amministratore delegato di Myspace, Mike Jones, ha annunciato la chiusura definitiva della sede italiana, che conta una dozzina di dipendenti. Nel nostro paese rimane una piccola unità commerciale come unico avamposto.

Per molto tempo, prima di essere divorato da Facebook, Myspace ha funzionato da press agent per gli artisti emergenti, da vetrina per quelli affermati e, più in generale, da classico social network. Poi la crisi: nel giugno del 2010 si registra un’emorragia di 100 milioni di dollari, con il restyling si ottengono risultati minimi, facendo recuperare solo il 4 per cento degli utenti. Il sito si trasforma da miniera d’oro a peso morto per la News Corp. Rupert Murdoch, proprietario della piattaforma, dopo aver annunciato il licenziamento di circa seicento dipendenti – ovvero una riduzione del 46 per cento della forza lavoro – si appresta a vendere la società al miglior acquirente. Stando alle voci che girano Yahoo! potrebbe essere interessato all’acquisto, ma le indiscrezioni non sono state confermate da alcun comunicato ufficiale.

Sicuramente la News Corp di Murdoch, quando aveva acquisito per 580 milioni di dollari, nel 2005, la comunità virtuale creata da Tom Anderson e Chris DeWolfe,  aveva progetti e aspettative ben diverse: tutte affossate però dall’ascesa di Facebook e dal mancato superamento di alcuni cronici problemi di MySpace, che lo hanno condannato a una precipitosa perdita di popolarità e quindi di introiti.

Vendere il sito non sembra comunque l’unica possibilità, secondo Bloomberg. Il portavoce del gruppo di Murdoch, Rosabel Tao, ha dichiarato: “News Corp sta valutando una serie di possibilità, che includono una vendita, una fusione o uno spin-off”. Nel caso si concretizzasse quest’ultima ipotesi, potrebbe essere data la possibilità agli impiegati di rilevare le azioni della società. In ogni caso, stando alle parole di Mike Jones, la società intende insistere più sulla valorizzazione dei contenuti musicali presenti su MySpace invece che sulle relazioni tra gli utenti.