Cosa c’è nei cable su Calipari

Il governo italiano voleva "lasciarsi alle spalle" l'incidente, per non intaccare il rapporto con gli Stati Uniti

ROME, ITALY: The coffin with the body of Italian intelligence officer Nicola Calipari arrives at Rome's Ciampino airport 05 March 2005. Nicola Calipari, 51, was hit in the head as he was trying to protect Italian journalist Giuliana Sgrena from a hail of bullets by US troops firing at the convoy after her release 04 March in Baghdad. AFP PHOTO/ Vincenzo PINTO (Photo credit should read VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)
ROME, ITALY: The coffin with the body of Italian intelligence officer Nicola Calipari arrives at Rome's Ciampino airport 05 March 2005. Nicola Calipari, 51, was hit in the head as he was trying to protect Italian journalist Giuliana Sgrena from a hail of bullets by US troops firing at the convoy after her release 04 March in Baghdad. AFP PHOTO/ Vincenzo PINTO (Photo credit should read VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)

Un cable del 3 maggio 2005 ottenuto da Wikileaks e firmato dall’ambasciatore statunitense a Roma racconta l’incontro dello stesso ambasciatore con le autorità italiane per discutere del rapporto italiano sulla morte di Nicola Calipari a Baghdad, e le sue ripercussioni sui rapporti tra Italia e Stati Uniti. Calipari era un agente segreto del SISMI, ucciso il 4 marzo 2005 da un soldato americano a un posto di blocco a Baghdad, nelle fasi immediatamente successive alla liberazione della giornalista Giuliana Sgrena.

Secondo quanto scrive l’ambasciatore americano, Mel Sembler, il governo italiano voleva “lasciarsi alle spalle” l’incidente, promettendo agli Stati Uniti che non sarebbe cambiato nulla sia nei loro rapporti diplomatici, sia nell’impegno italiano in Iraq. L’ambasciatore continua spiegando che il rapporto italiano (intitolato “Iraq/Italia: Berlusconi cerca di buttarsi alle spalle l’incidente Calipari — Il rapporto italiano non ha trovato alcuna responsabilità individuale”), sarebbe stato più critico nei confronti dei soldati americani rispetto a quello congiunto, ma non sarebbe comunque stato un problema perché sarebbe arrivato a concludere la mancanza di responsabilità individuali e, soprattutto, l’assenza di prove che potessere lasciar pensare a un omicidio intenzionale.

Quest’ultimo punto, continua l’ambasciatore, era pensato appositamente per “scoraggiare ulteriori indagini dei magistrati, dato che, a quanto pare, sotto la legge italiana possono indagare casi di omicidio intenzionale contro cittadini italiani fuori dall’Italia, ma non casi di omicidio non intenzionale”. L’ambasciatore qua aggiunge una nota tra parentesi: “I nostri contatti ci avvertono che i magistrati italiani sono famigerati per piegare leggi del genere ai propri scopi, quindi dovremo vedere se la tattica del governo italiano funzionerà”). Il rapporto italiano, scrive Sembler, è stato scritto “pensando ai magistrati”, e il governo avrebbe avuto l’intenzione di bloccare indagini delle commissioni parlamentari, che erano già state proposte dall’opposizione.

All’incontro erano presenti l’ambasciatore americano insieme al suo vice a al consigliere politico-militare, e, per quanto riguarda l’Italia, l’allora ministro degli esteri Gianfranco Fini, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, l’allora capo del SISMI Pollari, lambasciatore negli Stati Uniti Gianni Castellaneta, due inquirenti italiani (Campregher e Ragaglini) e altre autorità. Berlusconi non era presente, probabilmente — scrive l’ambasciatore — perché fuori Roma fino al mattino successivo.

In un altro cable del 9 maggio 2005, il viceambasciatore Emil Skodon sintetizza e commenta il discorso di Berlusconi in parlamento sull’incidente Calipari. Skodon ripete cose già contenute nel primo documento — consiglia al portavoce americano di non attaccare apertamente il rapporto italiano — spiegando che, nonostante il premier abbia puntato il dito su punti poco chiari nel rapporto americano, abbia comunque continuato a sostenere le verità che servivano agli Stati Uniti, mancata intenzionalità su tutto. In un passaggio particolarmente significativo si legge che “la determinazione a evitare qualsiasi critica sul ruolo di Calipari ha portato il governo italiano e gli inquirenti a ignorare un punto che sembrava ovvio all’indagine degli Stati Uniti: perché, di trenta automobili che arrivarono al posto di blocco, si aprì il fuoco solo su questa?”.

Il sommario del primo cable, e i consigli dell’ambasciatore al dipartimento di stato americano.

Sommario: Poco prima del 2 maggio, il giorno della pubblicazione del rapporto italiano sull’omicidio dell’agente segreto Nicola Calipari ad un posto di blocco degli Stati Uniti a Baghdad, l’ambasciatore, il viceambasciatore e il consigliere politico-militare sono stati convocati nell’ufficio del premier Berlusconi per ricevere in anticipo una copia del rapporto, e per ascoltare dalle autorità italiane la loro opinioni su quanto dovesse succedere in seguito. Gli italiani hanno insistito sulla volontà del governo italiano di voler buttarsi alle spalle l’incidente, che non avrebbe danneggiato la nostra stretta alleanza, e non avrebbe modificato l’impegno dell’Italia in Iraq. Gli italiani hanno detto che, se la cooperazione degli Stati Uniti nell’indagine congiunta è stata del tutto professionale, l’Italia deve allinearsi alla ricostruzione italiana dell’incidente del 4 marzo. Il rapporto italiano, hanno detto, conclude che la sparatoria non fu intenzionale e che non ci furono responsabilità individuali, rendendo quindi più difficile che l’indagine criminale della magistratura diventi un vero e proprio caso criminale.

2. Consigli: Nonostante il rapporto italiano cavilli sulle scoperte e su buona parte delle metodologie del rapporto AR 15-6 degli Stati Uniti sull’incidente, sarebbe meglio se resistessimo alla tentazione di attaccare il punto di vista della versione italiana e continuassimo invece a lasciare che il nostro rapporto parli da sé. Nonostante il nostro istinto sia quello di difendere il rapporto statunitense e criticare quello italiano, ci rendiamo conto che le consequenze potrebbero essere asimmetriche: è improbabile che le critiche contenute nel rapporto italiano abbiano serie conseguenze negative per il governo degli Stati Uniti, mentre se il governo italiano si dimostrasse sleale nei confronti dei suoi dipendenti pubblici, o ribaltasse le conclusioni per fare un favore al governo degli Stati Uniti, le conseguenze sul governo Berlusconi e sull’impegno italiano in Iraq potrebbero essere dure. Quindi consigliamo fortemente al portavoce del governo degli Stati Uniti di continuare a sostenere il punto di vista del rapporto 15-6, evitando di criticare la versione italiana.

Il cable racconta anche lo scontento del governo italiano per la pubblicazione online del rapporto americano senza censure, ad opera del blogger Gianluca Neri su Macchianera. Il rapporto era stato prima pubblicato online con nomi e informazioni sensibili oscurate, ma gli omissis si erano rivelati tecnicamente aggirabili.

Gli italiani erano chiaramente scontenti della pubblicazione “senza censure” del rapporto americano su un sito internet, e hanno chiesto spiegazioni all’ambasciatore. Non hanno insistito a discutere il problema dopo che questi ha spiegato loro che si trattava solo di un problema tecnico. Gli italiani hanno detto di aver richiamato da Baghdad il capo del SISMI perché il suo nome è stato rivelato nella versione non censurata del rapporto; non tornerà.

Foto: VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images