Un nuovo vaccino per la meningite in Africa

È innovativo sia per l'efficacia sia per il processo di creazione, indipendente dalle case farmaceutiche

Un nuovo vaccino contro la meningite dà nuove speranze nella lotta contro una malattia che ha colpito — e parliamo solo di casi riportati — più di un milione di Africa negli ultimi vent’anni, nell’area centrale del continente che si estende dal Senegal, a ovest, all’Etiopia, a est, che comprende venticinque nazioni. L’obiettivo è cercare di tenere sotto controllo la malattia, salvando circa 150mila dalla morte entro il 2015 e vaccinandone 300 milioni nel lungo periodo.

Per raggiungere questi risultati gli scienziati dicono che ci sarà bisogno di ulteriori decine di milioni di dollari, ma il vaccino è “una pietra miliare”, sia per le sua efficienza, sia per i suoi bassi costi (meno di 50 centesimi a dose), sia perché il processo con cui è stato creato. Finora per combattere la malaria era sempre stato usato un vaccino polisaccaride molto meno funzionale, che proteggeva le persone solo per due o tre anni e soprattutto non preveniva la trasmissione del batterio. Il nuovo vaccino è invece in grado di proteggere molto più a lungo, fino a dieci o, si spera, addirittura vent’anni, e riesce a bloccarne la trasmissione.

Bill Gates, direttore della fondazione che ha finanziato buona parte del progetto, ha fatto il confronto con lo sviluppo dei vaccini di morbillo, vaiolo e poliomelite. «Tutte queste cose sono state create perché se ne è ammalata gente ricca. Questo è il primo vaccino che ha affrontato l’intero processo senza un mercato mondiale ricco alle spalle, ed è stato ottimizzato per un prezzo bassissimo». Il vaccino si basa su una tecnologia sviluppata dall’Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali degli Stati Uniti, che l’ha donata all’unico costo dei diritti di concessione. È stato poi fabbricato dall’istituto indiano Serum, uno dei maggiori produttori di vaccini, ed è stato sviluppato in maniera indipendente da tutte le più grandi compagnie farmaceutiche americane ed europee.

L’indipendenza dalle case faramceutiche nello sviluppo del vaccino è un altro aspetto innovativo fondamentale, come fa notare William Schaffner, il direttore del dipartimento di medicina preventiva della Vanderbilt Medical School. Un processo simile, secondo gli scienziati, potrà essere ripetuto per la creazione di altri vaccini “semplici” come quelli contro colera e polmonite, al contrario di medicinali più complessi come quelli contro AIDS e malaria, che richiedono enormi sforzi scientifici ed economici. Il processo è stato supervisionato da un team di Path, un’organizzazione non governativa di Seattle, e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Le autorità sanitarie inizieranno a iniettare il vaccino lunedì in Burkina Faso, per continuare poi entro la fine del mese in Mali e Niger. Il vaccino ha un unico grande difetto, che non gli permetterà di sradicare del tutto la malattia: funziona solo contro un particolare tipo di meninginite, che affligge però la maggior parte della popolazione africana, circa 4 casi su 5.

La meningite batterica è un’infezione altamente contagiosa che colpisce il cervello e la colonna vertebrale. Si può contrarre attraverso la condivisione di strumenti come le posate, attraverso il bacio e gli starnuti. I sintomi includono febbre, brividi, mal di testa e rigidità del collo. In uno o due giorni uccide circa un decimo delle persone che colpisce, anche se trattate con antibiotici. Circa un quinto dei sopravvissuti riporta conseguenze gravi, come cecità, paralisi cerebrale, ritardo mentale ed epilessia.