Quindi il caso Montecarlo è chiuso?

La procura chiede l'archiviazione ma scrive che la casa venne venduta a un terzo del suo valore

President of the Italian Chamber of Deputies Gianfranco Fini speaks in Rome, Monday, Sept. 27, 2010. Silvio Berlusconi's loyalists scrambled Monday to line up enough support to ensure the government's survival ahead of the premier's pitch this week to Parliament, where a nasty break with a key ally has left his conservative majority at risk. Berlusconi on Wednesday will address the Chamber of Deputies, where, at least on paper, he lost his majority this summer when right-wing leader Gianfranco Fini formally broke with the coalition. (AP Photo/Pier Paolo Cito)
President of the Italian Chamber of Deputies Gianfranco Fini speaks in Rome, Monday, Sept. 27, 2010. Silvio Berlusconi's loyalists scrambled Monday to line up enough support to ensure the government's survival ahead of the premier's pitch this week to Parliament, where a nasty break with a key ally has left his conservative majority at risk. Berlusconi on Wednesday will address the Chamber of Deputies, where, at least on paper, he lost his majority this summer when right-wing leader Gianfranco Fini formally broke with the coalition. (AP Photo/Pier Paolo Cito)

La procura di Roma ha concluso l’indagine sulla vendita della casa di Montecarlo da parte di AN a una società offshore chiedendo l’archiviazione. Si attende adesso la decisione del giudice per le indagini preliminari. L’inchiesta era stata aperta a seguito della denuncia per truffa presentata lo scorso agosto da due esponenti della Destra, il partito di Francesco Storace. La procura aveva iscritto nel registro degli indagati il presidente della camera e allora presidente di AN, Gianfranco Fini, e il tesoriere di AN Francesco Pontone.

La storia è quella della casa di Montecarlo ricevuta in eredità da AN da una propria sostenitrice, venduta a una misteriosa società offshore e poi finita in affitto a Giancarlo Tulliani, cognato del presidente della camera, più volte accusato di essere il reale proprietario dell’immobile. I magistrati della procura di Roma hanno indagato sul prezzo della cessione della casa da AN alla società offshore Printemps Ltd, certificando che non è avvenuta alcuna truffa. I magistrati scrivono però che la casa è stata venduta a un terzo del suo valore di mercato: la truffa non c’è quindi non perché il prezzo risponde al valore di mercato bensì “per difetto assoluto di uno degli elementi costitutivi del reato”.

In sostanza, se nelle società commerciali amministratore e proprietario sono cose distinte, per le associazioni – come è appunto AN – le due figure coincidono: quindi chi amministra le risorse ne è responsabile come se fossero sue. Per questa ragione, anche avendo venduto un bene a un prezzo più basso di quello di mercato, Gianfranco Fini non avrebbe commesso alcun reato: avrebbe fatto male solo a se stesso. Questo anche se la casa fosse stata venduta a un euro: giuridicamente la casa era di Fini, che poteva farne quello che voleva. Ciò non toglie, hanno spiegato i pm, che se gli iscritti di AN dovessero sentirsi vittime di questa scelta, “le doglianze sulla vendita a un prezzo inferiore non competono al giudice penale, ma civile”. Infatti lo stesso Pontone – che si è dimesso da tesoriere di AN negli scorsi mesi proprio in relazione alla vicenda di Montecarlo – ha ammesso nuovamente ieri che la vendita a un terzo del valore di mercato è stata “una distrazione”. E il Corriere della Sera scrive che “lo stesso ufficio del pubblico ministero lascia aperti alcuni spiragli che potrebbero convincere il giudice delle indagini preliminari a sollecitare ulteriori riscontri rispetto a quanto è già stato scoperto”.

Nel comunicato ufficiale della Procura, dunque anche nell’istanza trasmessa, si evidenzia come «la Chambre immobilière monegasque ha comunicato che il valore di mercato dell’immobile era triplicato al momento dell’alienazione rispetto a quello dichiarato a fini successori». Ma sono gli stessi magistrati a sottolineare come «tale valutazione è stata effettuata in astratto, senza tenere conto delle condizioni concrete del bene, descritto dai testi come fatiscente». È proprio quest’ultima affermazione a poter cambiare le sorti dell’indagine. L’atteggiamento della Procura non appare infatti netto rispetto alle circostanze accertate, ma sembra anzi voler marcare l’esistenza di un margine di ambiguità che potrebbe richiedere ulteriori controlli e approfondimenti.

Gli ulteriori controlli potrebbero essere resi necessari dal fatto che i magistrati hanno condotto l’inchiesta sul prezzo dell’immobile in questione senza mai visionarlo, né disponendo una perizia che potesse valutarne l’effettivo valore al momento della cessione. E quindi, prosegue il Corriere, il gip potrebbe respingere la richiesta di archiviazione e sollecitare una verifica dell’effettiva fatiscenza dell’appartamento, sulla base dei lavori di ristrutturazioni successivi alla vendita dell’immobile.

Del resto appare inusuale anche la scelta della Procura di sottolineare in quella stessa nota come «qualsivoglia doglianza sulla vendita a prezzo inferiore non compete al giudice penale ed è eventualmente azionabile nella competente sede civile». Perché proprio all’interno dell’ufficio giudiziario viene fatto notare come quella precisazione dia quasi l’impressione di voler fornire un «suggerimento» in modo da non dichiarare definitivamente chiusa la vicenda, anche tenendo conto di alcuni interrogativi che rimangono ancora aperti sulla posizione di Tulliani e sulla sua entrata in scena poco dopo il passaggio dell’immobile da An alle società estere.

In ogni caso, l’indagine della procura di Roma si è sempre concentrata soltanto su un aspetto della storia – il prezzo di acquisto della casa – e non sull’altro di cui si è molto parlato fino a qualche settimana fa, cioè la proprietà delle due società che avevano comprato l’immobile: se, come un mese fa affermava il governo di Santa Lucia, dietro le offshore ci sia Giancarlo Tulliani.

La storia di Fini e della casa di Montecarlo
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