• Italia
  • Giovedì 14 ottobre 2010

C’è ancora una questione altoatesina?

Una procura zelante riporta alle cronache nazionali l'indipendentismo tirolese ed Eva Klotz

Se uno pensa alle parole “vilipendio al tricolore”, in Italia, pensa inevitabilmente alla Lega: alle frasi di Umberto Bossi che gli sono rinfacciate da anni sugli utilizzi della bandiera italiana e alle insofferenze leghiste nei confronti dell’unità nazionale. Intanto c’è invece un discutibile caso di presunto “vilipendio al tricolore” che sta accadendo in questi giorni in Italia, che gode di minore attenzione perché coinvolge una realtà regionale poco centrale e personaggi che non fanno parte della scena politica nazionale.

Eva Klotz è una politica sudtirolese. Suo padre era Georg Klotz, terrorista altoatesino appartenente al gruppo Befreiungsausschuss Südtirol, ovvero Comitato per la liberazione del Tirolo meridionale. Lei è stata fondatrice e leader dell’Union für Südtirol, partito nazionalista e indipendentista tirolese, ed è rimasta una delle più battagliere esponenti dell’indipendentismo anche nei decenni seguiti alla “pacificazione” ottenuta con le autonomie concesse negli anni Settanta. Tre anni fa ha lasciato quel partito per fondare Südtiroler Freiheit, movimento dalla posizione ancora più decisa e radicale a favore dell’indipendenza del Tirolo.

La storia di cui parliamo è quindi quella dei movimenti indipendentisti altoatesini. È una storia lunga, dolorosa e affascinante – il Post ne ha raccontato un pezzetto qualche mese fa attraverso le parole del bel libro di Francesca Melandri, Eva dorme – che è fatta di differenti sfumature: persone che hanno cercato di far raggiungere alla regione una maggiore autonomia attraverso approcci dialoganti e cooperanti col governo di Roma, altre che hanno utilizzato toni più assertivi e minacciosi. Le ragioni per cui oggi se ne parla sempre meno sono due su tutte: il grado di autonomia raggiunto negli ultimi quarant’anni dall’Alto Adige, a rasserenare parzialmente i rapporti tra la comunità italiana e quella tedesca, e il conseguente venir meno degli aspetti violenti delle lotte indipendentiste degli anni Cinquanta e Sessanta.

Ma adesso Eva Klotz è accusata di vilipendio al tricolore per via di un manifesto prodotto e diffuso dal suo partito. Il manifesto mostra una scopa passare sopra la bandiera italiana facendo sparire la banda verde e facendo quindi restare soltanto il rosso e il bianco, i colori del Tirolo. Poi una scritta in tedesco: “90 Jahre Annexion – 90 Jahre Unrecht”. “Novant’anni di annessione, novant’anni di ingiustizia”. Il riferimento è al novantesimo anniversario dell’annessione dell’Alto Adige all’Italia, avvenuta il 10 ottobre del 1920. L’accusa le è stata formulata dalla procura della Repubblica di Bolzano: su richiesta del procuratore capo Guido Rispoli, il giudice Isabella Martin ha firmato il sequestro preventivo di tutti gli ottocento manifesti che stavano per essere affissi in tutto l’Alto Adige.

“Da 90 anni stiamo lottando contro i problemi dell’Italia sempre più difficili in politica ed economia. Senza l’Italia questo non lo avremmo dovuto affrontare. Da 90 anni dobbiamo arginare il caos creato dallo Stato italiano. E questo non ci è costato solo economicamente, ma pure in termini di forze ed energie politiche, che si sarebbero potute investire molto meglio nel sociale o in campo culturale”.

Klotz lamenta la violazione dei principi della libertà di espressione e ha rivendicato la sua libertà di dire cosa pensa dello stato italiano. L’articolo 292 del Codice penale stabilisce che “chiunque vilipende con espressioni ingiuriose la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000”, che la pena “è aumentata da euro 5.000 a euro 10.000 nel caso in cui il medesimo fatto sia commesso in occasione di una pubblica ricorrenza o di una cerimonia ufficiale” e che “agli effetti della legge penale per bandiera nazionale si intende la bandiera ufficiale dello Stato e ogni altra bandiera portante i colori nazionali”.

Due anni fa l’Espresso si occupò di Eva Klotz e del suo partito in occasione di un raduno neonazista tenuto proprio in Alto Adige e al quale partecipò Sven Knoll, compagno di partito di Eva Klotz.