Fini e Veltroni, vite parallele

Secondo Marco Damilano erano l'anima dei rispettivi partiti, spenti

Marco Damilano dell’Espresso commenta sul suo blog le condizioni particolari in cui si sono venute a trovare in queste settimane le carriere politiche di Gianfranco Fini e Walter Veltroni, minoranze sconfitte delle coalizioni politiche di cui furono i creatori, in cerca di ripartenze.

Hanno in comune l’età, due ragazzi degli anni Cinquanta. Si iscrissero quasi adolescenti alla direzione del partito: nel ‘77 il primo fu nominato da Giorgio Almirante capo dei giovani del Msi, il secondo era già capo della potente Fgci romana, vicino a Enrico Berlinguer. Uno ha giurato di essere entrato nel Pci pur non essendo mai stato comunista, l’altro ha raccontato di essersi iscritto al Msi dopo che un gruppo di extraparlamentari di sinistra gli avevano impedito di vedere il film “Berretti verdi”. E, caso curioso, sono circondati da donne: due figlie l’ex comunista, tre figlie, con due compagne, l’ex missino.
Gianfranco Fini e Walter Veltroni sono vite parallele. E in modo parallelo oggi bombardano il quartier generale dei rispettivi partiti che hanno fondato appena tre anni fa, il Pdl e il Pd. Raccolte di firme da una parte e dall’altra, nel Pdl la scissione è allo stato avanzato, nel Pd siamo allo stato nascente e la strada sarà tortuosa, ma lo scenario è lo stesso: accuse di tradimento, voltafaccia, scomuniche, «così fate il gioco dell’avversario..». A dimostrazione che in politica non ci sono solo le ambizioni personali ma fenomeni che le precedono e le scavalcano.

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