“Nucara chi?”

È il titolo dell'Unità, adeguato al bluff di ieri in una politica di chiacchiere quotidiane che sta sfinendo tutti

Tutti i giornali di stamattina riferiscono con esibizioni di stupore lo sgonfiamento della prospettiva di un nutrito arricchimento dei numeri della maggioranza che avrebbe dovuto arrivare da gruppi parlamentari e partiti diversi tramite l’iniziativa del repubblicano Nucara, come gli stessi giornali avevano annunciato ieri (e su cui aveva avuto qualche indulgenza anche il Post).
Ma è come dare la notizia che la Fontana di Trevi non è più in vendita, ed è l’ennesima tappa di una cronaca politica che dalla scissione del PdL e la formazione del gruppo Futuro e LIbertà non ha più avuto un solo momento di concretezza e si è impaludata, complici i quotidiani tentativi di doparla da parte dell’informazione giornalistica, nel nulla assoluto, nei retroscena quotidiani smentiti a stretto giro e convertiti nei retroscena del giorno dopo, eccetera.

Il “gruppo di responsabilità” quindi non esiste, bene. Esiste solo una sparpagliata armatina Brancaleone di parlamentari a disposizione di offerte – esiste da sempre e qualcuno li ha candidati, e qualcuno li ha votati – tra i quali ben pochi pare abbiano intenzione di raccogliere quelle che oggi arrivano dal PdL. Ma purtroppo la prospettiva è che da qui al voto non si faccia altro che questo, non si parli altro che di questo (con la sola eccezione dei lampi di riattizzamento delle liti nel Pd, sai che pacchia). Anche il Foglio cerca oggi di indurre il PdL a una politica di governo e non di pallottolieri.

Nell’area berlusconiana della maggioranza si sta creando il mito della “quota 316”, una specie di numero magico indispensabile per assicurare la stabilità dell’esecutivo, indipendentemente dal malsicuro appor- to dei seguaci di Gianfranco Fini. Si tratta di un’illusione che potrebbe rivelarsi pericolosa, com’è sempre la confusione tra una condizione numerica e una operazione politica. Dare per persi definitivamente i “finiani”, al punto da garantirsi in ogni modo che non siano determinanti, è azzardato, così come rendere determinante l’apporto di altri, peraltro non vincolati all’impegno preso con gli elettori.

Gli unici a cui fa gioco questa situazione sono quelli che stanno fermi, dando con la loro immobilità un’impressione di affidabilità e sicurezza perduta dalle forze maggiori. Sono i finiani, che tengono ancora il pallino e finora non ne hanno persa una, i dipietristi che si limitano ad assidue diffusioni di comunicati stampa indignati, e l’impensabile Casini che ha trovato una fermezza nel dire sistematicamente no alla maggioranza che non hanno nemmeno dentro al Pd, e ieri è riuscito persino ad addomesticare la cospicua parte trafficona del suo partito che fatica molto a resistere alle tentazioni.

Questo stamattina, se vogliamo fare il punto della situazione sul traffico. Ma oggi si ricomincia: cerchiamo di occuparci anche d’altro.