Ferragosto in carcere

Da oggi fino a domenica i Radicali portano duecento persone a visitare le carceri italiane

Da oggi a domenica 15 agosto, in tutta Italia, si terrà su iniziativa dei Radicali la seconda edizione del “Ferragosto in carcere”, una massiccia visita ispettiva nei 216 istituti penitenziari sul territorio nazionale. Come l’anno scorso, i Radicali hanno chiesto a deputati, senatori, europarlamentari e consiglieri regionali di tutti gli schieramenti politici, garanti per i diritti delle persone private della libertà, magistrati di sorveglianza, presidenti di tribunali e procuratori generali, di usufruire nel corso di questi tre giorni nel loro diritto a effettuare visite ispettive nelle carceri, allo scopo di effettuare “una ricognizione approfondita della difficilissima situazione delle carceri italiane, in quello che si sta rivelando l’anno più duro”. Duecento di questi hanno accettato, e nei prossimi giorni faranno visita in quasi tutti gli istituti di pena del territorio nazionale. La situazione che si troveranno davanti sarà molto lontana da quella che una democrazia degna di questo nome dovrebbe permettersi.

Ciò ha comportato e comporta che oggi – più che nel passato – il carcere sia sempre di più (e spesso esclusivamente) il luogo della pena che poco o niente ha a che vedere con quanto sancito dall’art. 27 della Costituzione Italiana, secondo il quale le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Anche il ricorso eccessivo, e spesso illegittimo, allo strumento della custodia cautelare in carcere stride con il principio costituzionale in base al quale “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Per altro verso, l’art. II-64 della Costituzione Europea, stabilisce che“nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.

Oggi sul Corriere della Sera Paolo Ferrarella dedica a questo tema un editoriale, raccontando che a Roma i pensionati ex dipendenti statali ricevono dall’istituto INPDAP un bonus mensile di 300 euro se affittano a 200 euro una stanza di casa a uno studente universitario, a condizione che offrano almeno 8 metri quadrati. Una soglia minima di vivibilità, diciamo. Lo Stato italiano garantisce molto meno di 8 metri quadrati alle 68.120 persone costrette nelle carceri a dividersi 44.576 posti: per questo è stato più volte condannato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo o messo in mora dai Tribunali di sorveglianza.

Ferrarella ricorda poi che ben oltre la metà dei detenuti “è in carcere non in forza di una sentenza definitiva ma in custodia cautelare”, e abbiamo scritto di quanta confusione ci sia in Italia riguardo questo delicato istituto, di cui spesso si abusa. Di questi, 14 mila sono in attesa della sentenza di primo grado: attesa che trascorrono abitando in otto in celle da dodici metri quadri (fate voi il conto) o dividendosi una doccia in 36, in agosto, come accade nel carcere di Messina. Condizioni inumane che spiegano numeri come questi: dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane si sono verificati 40 suicidi riusciti e 73 tentati, 13 evasioni riuscite e 11 sventate, 139 aggressioni agli agenti.

Il pluriannunciato piano-carceri (500 milioni dalla Finanziaria e 161 tolti invece ai progetti di recupero sociale dei detenuti nella Cassa delle ammende) se va bene a fine 2012 avrà prodotto 10 mila nuovi posti tra 11 carceri e 20 padiglioni: ma già solo nei sei mesi trascorsi tra la dichiarazione governativa di stato d’emergenza e l’ok al piano-carceri del Comitato di sorveglianza Alfano-Matteoli-Bertolaso i detenuti son cresciuti di 3 mila il che vuol dire che alla fine del 2012 i 10 mila nuovi posti costruendi neppure basteranno a pareggiare l’aumento dei detenuti, che saranno ormai 30 mila più dei posti. In queste condizioni il fatto che più di 100 parlamentari raccolgano il rinnovato invito della radicale Rita Bernardini a farsi ispettori delle carceri a Ferragosto sarebbe notizia confortante. Ma a patto che non si limitino a passeggiare.