L’Istituto Comprensivo Vivaldi di Padova non offriva l’insegnamento alternativo alla religione, come richiesto dalla legge, così due genitori hanno deciso di ricorrere al tribunale per far valere i loro diritti e consentire alla loro figlia di non seguire le ore di religione. I giudici del Tribunale Civile di Padova hanno dato loro ragione e hanno condannato la scuola e il Ministero dell’Istruzione a un risarcimento danni di 1.500 euro per aver discriminato l’alunna e non aver fornito un servizio richiesto dalle norme che regolamentano l’insegnamento della religione nella scuola primaria.
Lo scorso anno i due genitori avevano scelto di non far seguire l’ora di religione alla loro bambina. I responsabili della scuola avevano però spiegato che non era previsto un insegnamento alternativo alla religione, cosa che obbligava di fatto l’alunna a rimanere in classe o a trasferirsi in classi parallele. I genitori avevano così deciso di fare ricorso in tribunale e la sentenza è arrivata lo scorso 4 giugno.
Nelle motivazioni, il collegio giudicante valuta l’accaduto come una «discriminazione indiretta nell’esercizio del diritto all’istruzione e alla libertà di religione». Secondo i giudici, la scuola ha inibito «la libertà di religione e il diritto all’istruzione, valori tutelati dalla Costituzione». La sentenza ricorda, inoltre, che gli insegnamenti alternativi sono facoltativi, ma devono essere «obbligatoriamente offerti per rendere effettiva la scelta compiuta dallo studente».