I quattro punti

A settembre il governo chiederà la fiducia su quattro temi, per decidere se continuare o no

La cosa era trapelata inizialmente negli articoli dei retroscenisti, una tra le cento ipotesi di cui si ragionava all’indomani dell’uscita dei finiani dal PdL e dalla loro astensione sulla mozione di sfiducia del sottosegretario Caliendo. Ora ne parlano apertamente diversi membri del governo, quindi sembra cosa fatta: prendiamola comunque con le molle, ché agosto è lungo, ma a oggi la strategia di Berlusconi al ritorno dalle vacanze sembra segnata.

Il premier ha intenzione di presentarsi in parlamento e chiedere la fiducia, sulla base di un documento programmatico condensato in quattro punti fondamentali: la giustizia, il fisco, il federalismo e il sud. Ovviamente, l’elencazione dei quattro punti di per sé non vuol dire molto, se non si approfondisce il loro contenuto. Sui giornali di oggi ne discutono tre membri del governo – Bossi, La Russa e Frattini – e probabilmente andrà avanti così fino alla fine del mese: tirando il contenuto dei quattro punti da una parte o dall’altra, infatti, aumentano o diminuiscono le possibilità che Futuro e libertà voti la fiducia al governo, e che quindi si evitino le elezioni anticipate.

Il capitolo sulla giustizia sarà probabilmente il più delicato. Liana Milella su Repubblica sostiene che ne faranno parte il processo breve, il lodo Alfano costituzionale, la legge sulle intercettazioni forse in una nuova scrittura. Lo stesso Frattini oggi sul Corriere della Sera sottolinea che i finiani hanno già votato il processo breve in parlamento, nonché il lodo Alfano. Le altre questioni però non sono da meno: sul federalismo si misurerà il peso della Lega Nord e l’attenzione dei finiani a un tema che gli è caro, l’unità nazionale. Sul sud il governo rivendicherà i suoi meriti nella lotta alla criminalità organizzata e i finiani diranno probabilmente che non è abbastanza, come già sottolineato da Fabio Granata nei giorni scorsi. Sul fisco dovrebbero esserci meno problemi, ma i finiani potrebbero chiedere maggiori garanzie e interventi sul fronte dell’evasione fiscale.

Tutto questo naturalmente vale finché Berlusconi non cambia idea. Già oggi nel PdL le idee non sembrano essere chiarissime, e una lettura trasversale dei giornali di oggi ce ne offre un esempio. Il ministro della difesa Ignazio La Russa, intervistato da Repubblica, chiede in modo piuttosto roboante che ai quattro punti se ne aggiunga uno: un’ulteriore stretta sull’immigrazione. Uno si chiede di cosa si potrà trattare, considerate le leggi già vigenti in Italia: in realtà leggendo l’intervista si apprende che La Russa propone semplicemente di mandare altri soldati per le strade, qualcuno in più di quelli che sono già in circolazione adesso. Che è un po’ scarna come proposta, per essere considerata al pari delle altre quattro. Che rientra nelle sue competenze solo in modo laterale, visto che l’immigrazione è materia che compete al ministro dell’interno. Che quindi è evidentemente un pretesto per stuzzicare Fini su uno dei fronti su cui ha cercato di mostrarsi diverso dal governo, l’immigrazione. I finiani non hanno replicato, per ora. Ma forse La Russa avrebbe fatto meglio a informare della sua uscita il ministro Frattini, che sempre oggi sul Corriere della Sera dice perentoriamente che “i quattro punti non sono modificabili”. Finché durano.