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  • Giovedì 5 agosto 2010

L’attentato che non c’era

Per diverso tempo ieri si era parlato di una granata artigianale lanciata verso l'auto di Ahmadinejad

Iranian President Mahmoud Ahmadinejad, left, talk with his supporters as he attends a funeral ceremony for Iranian Justice Minister Jamal Karimi-Rad, in Tehran, Iran on Saturday Dec. 30, 2006. Karimi-Rad died on Thursday Dec. 28, 2006 in a car accident in Qom province 170 kms (102 miles) from Tehran.(AP Photo/Hasan Sarbakhshian)
Iranian President Mahmoud Ahmadinejad, left, talk with his supporters as he attends a funeral ceremony for Iranian Justice Minister Jamal Karimi-Rad, in Tehran, Iran on Saturday Dec. 30, 2006. Karimi-Rad died on Thursday Dec. 28, 2006 in a car accident in Qom province 170 kms (102 miles) from Tehran.(AP Photo/Hasan Sarbakhshian)

Nel corso della mattinata di ieri, a un certo punto si è diffusa in tutto il mondo la notizia per cui il presidente Mahmoud Ahmadinejad era sfuggito a un attentato poco prima di tenere un discorso pubblico nella città di Hamedan. Secondo i primi resoconti, qualcuno avrebbe lanciato una granata artigianale nelle vicinanze del suo corteo di auto. La notizia è stata poi confermata dalla televisione araba al-Arabiya.

Successivamente, però, non sono arrivati altri dettagli sull’attentato. Anzi il quadro si è complicato, e le perplessità sulla dinamica dell’accaduto si sono accavallate con le smentite provenienti dalle autorità iraniane. I primi dubbi si devono al fatto che Ahmadinejad ha poi tenuto regolarmente il discorso previsto – quello in cui ha detto che l’Inghilterra è un’isola africana, tra l’altro – mentre di norma la prassi e il buon senso vogliono che quando la sicurezza di un luogo o di un evento è compromessa, procedere come se nulla fosse successo aumenta ulteriormente i rischi. Inoltre, a molti è apparso strano che il presidente iraniano non abbia fatto alcun riferimento al presunto attentato durante il discorso, quando invece soltanto pochi giorni prima aveva avvertito dell’esistenza di un complotto – ordito da Israele, ovviamente – per ucciderlo.

La fonte iniziale della notizia era il blog conservatore Khabar Online, non un testimone diretto. Poco dopo la fine del discorso di Ahmadinejad, però, fonti vicine alla presidenza smentivano la tesi dell’attentato, dicendo che si trattava di “fuochi d’artificio”, un petardo. Qualche ora dopo è arrivata una versione più particolareggiata: un ragazzo avrebbe deciso di festeggiare il passaggio del corteo di auto del presidente Ahmadinejad facendo esplodere una bomba carta, gli stessi ordigni a basso potenziale – e molto rumore – che vengono fatti esplodere a volte negli stadi italiani durante le partite di calcio. L’esplosione ha causato qualche imbarazzo e in molti si sono allarmati, ma in ultima analisi si è trattato solo di un forte rumore. Niente di più.

Per il regime, comunque, cambia poco. Pochi giorni fa Ahmadinejad accusava Israele di volerlo uccidere, ieri l’agenzia IRNA accusava “i media stranieri” di voler far credere all’esistenza “di un tentativo di assassinare Ahmadinejad”. Salvo poi fare nuovamente marcia indietro, parlando anche del fatto che anche i “media iraniani” hanno erroneamente descritto l’esplosione come provocata da una granata.