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  • Lunedì 19 luglio 2010

C’è un’altra perdita, dice la Guardia Costiera

La BP aveva comunicato il perfetto funzionamento della nuova cupola, e l'intenzione di tenerla chiusa

Sembrava che questa volta, per la prima volta davvero, la BP fosse riuscita a fermare la fuoriuscita di petrolio dal pozzo Macondo nel Golfo del Messico. Dopo quattro giorni di test, ieri era arrivata la comunicazione dell’azienda petrolifera britannica che la nuova e migliore cupola installata una settimana fa stava funzionando bene, e non c’era il rischio della creazione di altre perdite che avrebbero peggiorato un disastro che va avanti da ormai tre mesi.

Ma a frenare l’entusiasmo solo poche ore dopo è arrivata una comunicazione della Guardia Costiera, l’organo federale in carico di supervisionare le operazioni, che per voce dell’ammiraglio Thad Allen ha dichiarato di aver scoperto una piccola infiltrazione nell’area intorno al pozzo. Allen ha inoltre inviato una lettera ai responsabili BP, dando loro quattro ore per mobilitare le proprie forze e investigare sull’infiltrazione e soprattutto di fornire “il prima possibile” un documento con la procedura per aprire le valvole di sfogo della cupola evitando così il rischio di una nuova falla. Facendo quindi fuoriuscire di nuovo il petrolio nell’oceano Atlantico.

Non è ancora chiaro cosa esca dall’infiltrazione. Un anonimo, vicino ai funzionari dell’amministrazione, ha detto ad Associated Press che potrebbe trattarsi di gas metano. La BP non ha ancora commentato pubblicamente la smentita della Guardia Costiera. Per stabilire la presenza di falle o infiltrazioni ulteriori a quella principale, gli scienziati si sono basati sui dati della pressione nel pozzo. La pressione alta indica una sola perdita, la pressione bassa la presenza di nuove perdite. Per far luce sulla scelta di BP di tenere chiuse le valvole della cupola chiuse, la Guardia Costiera ha chiesto che le vengano conegnati tutti i dati di pressione rilevati dagli scienziati BP.

I responsabili della BP avevano annunciato di avere intenzione di tenere la cupola chiusa fino al termine dei lavori di costruzione dei due pozzi di sollievo prevista per metà agosto, necessaria per diminuire la pressione sulla falla e cementarla. In caso la presenza dell’infiltrazione venisse confermata, lo scenario è disastroso soprattutto per l’immagine della BP. Da tappo, il sistema tornerebbe a funzionare come sifone, una semplice valvola nel condotto che — come accadeva con la cupola precedente — porta il petrolio nelle navi in superficie, dove viene immagazzinato. Durante l’organizzazione dei lavori del passaggio da tappo a sifone, la valvola rimarrebbe aperta lasciando il greggio libero di fuoriuscire in mare. Un’immagine (ripresa 24 ore su 24 in diretta) che, rassicurati proprio dalla BP, gli americani e il mondo intero avevano sperato di non vedere più.