Che fine fa il tuo profilo su Facebook quando muori?

Quando un utente muore il suo profilo non viene immediatamente cancellato e può capitare che continui a comparire nel newsfeed dei suoi amici e familiari

di Elena Favilli

Freud lo chiamava “il lavoro del lutto”. E nella parola “lavoro” era già contenuta tutta la difficoltà del rapporto con la morte, forse il più grande tabù della cultura occidentale. Ora che la nostra cultura si va digitalizzando, questa difficoltà si sta trasferendo progressivamente anche al mondo dei social network, che sempre più spesso diventano il luogo di condivisione del dolore e dei ricordi e che quindi devono essere gestiti con particolare attenzione. Quando un utente Facebook muore, per esempio, il suo profilo non viene rimosso automaticamente, ma continua ad essere trattato come quello di un qualsiasi altro utente. E quindi può capitare che la sua foto continui a comparire nel newsfeed dei suoi amici, o che addirittura Facebook ricordi a un membro della sua famiglia di fargli gli auguri per il suo compleanno. Il New York Times spiega alcuni dei problemi che si stanno verificando con più frequenza e come l’azienda sta cercando di risolverli.

Per Courtney Purvin è stato uno shock. Facebook le suggeriva di riprendere i contatti con un suo amico che aveva suonato il pianoforte al suo matrimonio quattro anni prima. Ma il suo amico era morto lo scorso aprile. “Mi ha dato molto fastidio, è stato come se fosse tornato dal mondo dei morti”, ha detto. Facebook, il social network più grande del mondo, sa un sacco di cose sui suoi 500 milioni di utenti. Il suo software è in grado di mandare messaggi per ricordare quali amici stanno per compiere gli anni e quali amici non si sono contattati da un po’ di tempo. Ma sta avendo molte difficoltà nel capire automaticamente quando uno dei suoi utenti è morto.

L’azienda ha fatto sapere che sta cercando di risolvere il problema, ma che finora non ha trovato una soluzione realmente adeguata. “Sappiamo che può essere molto doloroso veder comparire la foto di un amico o un parente che è morto, ma visto il numero di persone che muoiono ogni giorno probabilmente non saremo mai in grado di tenere il passo”, ha spiegato al New York Times un portavoce di Facebook.

Secondo James E. Katz, professore di comunicazione alla Rutgers University, il problema che Facebook sta affrontando è parte dell’evoluzione naturale a cui è andato incontro il social network negli ultimi anni:

“La maggior parte dei primi utenti Facebook erano molto giovani, e la morte era un evento molto raro. Ora invece  sono proprio le persone oltre i 65 anni che si iscrivono sempre più spesso a Facebook. Secondo una ricerca di comScore, solo a maggio se ne sono iscritte 6.5 milioni: il triplo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ovviamente si tratta di persone che hanno un tasso di mortalità più alto”

L’approccio di Facebook alla gestione della morte è cambiato nel corso del tempo. All’inizio la politica prevedeva di rimuovere immediatamente il profilo appena si veniva a sapere che un utente era morto. Ma ora Facebook sta rivalutando l’importanza di trovare uno spazio in cui quelle pagine possano essere archiviate, in modo che anche il cordoglio possa essere condiviso online. Dopo la sparatoria del Virginia Tech nel 2007 molti utenti avevano chiesto a Facebook di non cancellare il profilo delle vittime per poterle commemorare anche online. Ora Facebook consente di trasformare i profili in una specie di “memoriale” corredato da alcune informazioni personali: solo gli amici e i parenti possono vederlo e continuare ad accedervi per lasciare i propri messaggi, ma il profilo e le informazioni ad esso collegate non compaiono più nei vari newsfeed.

Resta il problema di riuscire a capire quando un utente è morto. E con un rapporto di 350.000 utenti per ogni dipendente Facebook, la necessità di trovare una soluzione automatica è sempre più impellente. Per il momento Facebook dà la possibilità di segnalare la morte di un amico o di un parente compilando un form in cui oltre ad alcune informazioni personali sul defunto (nome, cognome, data di nascita, indirizzo email) si chiede di linkare al necrologio o a qualche altro docuemento che ne confermi la morte. Si tratta però di una soluzione che non è stata ancora molto pubblicizzata e quindi sono ancora pochi i profili di persone morte che sono stati realmente trasformati in memoriali.

Un’altra ipotesi che Facebook sta prendendo in considerazione è quella di utilizzare un software capace di rintracciare tutte le frasi che contengano parole chiave del tipo “Riposi in pace” o “Mi manchi” e poi fare analizzare più nel dettaglio l’account così individuato da uno dei dipendenti. Si tratta però di una soluzione che ancora non dà garanzie di successo al 100 per cento. E che in alcuni casi può anche incentivare scherzi di dubbio gusto. È già capitato infatti che il form sia stato usato per diffondere notizie false circa la morte di qualche utente. E che quindi persone vive e vegete si siano viste improvvisamente rimossa la possibilità di aggiornare il proprio profilo.