La manifestazione di Barcellona
Decine di migliaia di manifestanti hanno protestato a Barcellona contro la Corte Costituzionale che non riconosce l'area come nazione
Decine di migliaia di persone hanno sfilato nella giornata di ieri per le strade di Barcellona per chiedere maggiori autonomie per la Catalogna e per protestare contro la decisione della Corte Costituzionale spagnola, che ha da poco negato alla regione di definirsi una nazione a tutti gli effetti. Le autorità catalane hanno considerato una provocazione la scelta della Corte di pronunciare la propria sentenza un giorno prima della manifestazione, già prevista da tempo. Secondo gli organizzatori, il pronunciamento della Corte Costituzionale avrebbe comunque contribuito ad aumentare il numero dei manifestanti scesi in piazza. “La manifestación más grande de la historia de la democracia en Cataluña”, scrive El Pais.
Alla manifestazione hanno partecipato alcuni ex presidenti della regione geografica e l’attuale governatore, José Montilla Aguilera (Partito Socialista della Catalogna), determinato a confermare la fermezza del proprio governo sulla delicata questione delle autonomie, evitando le derive indipendentiste e secessioniste. L’obiettivo di Montilla è stato però raggiunto solo in parte: il governatore è stato contestato da numerosi manifestanti e ha dovuto abbandonare il corteo per ragioni di sicurezza tra le grida e acclamazioni per l’indipendenza.
Numerosi cartelli, striscioni e molte bandiere contenevano messaggi per l’indipendenza, ma i rappresentanti politici che hanno partecipato all’evento hanno confermato di mirare solamente al riconoscimento di maggiori autonomie da parte dello stato centrale. Gli autonomisti mirano, inoltre, a difendere lo Statuto approvato con un referendum nel giugno del 2006 dal recente pronunciamento della Corte Costituzionale, che potrebbe ora rallentare le spinte verso una sostanziale e definitiva autonomia da Madrid della regione.
Secondo gli organizzatori, la manifestazione di ieri avrebbe superato quella dell’11 settembre del 1977, quando decine di migliaia di catalani scesero in piazza per chiedere il riconoscimento della propria autonomia all’indomani della caduta del regime di Francisco Franco, che aveva anche proibito la pubblicazione di libri in catalano. Nel 1979 i catalani ottennero un primo Statuto per l’autonomia della Catalogna che sostituiva il precedente del 1932 introducendo maggiori spazi di manovra locali per l’amministrazione delle finanze, della giustizia, dell’ordine pubblico e per una valorizzazione delle culture locali.
Una nuova versione dello Statuto è stata approvata nel 2006 e alcuni suoi articoli hanno dato vita a un’ampia polemica, risolta solo in parte dai recenti pronunciamenti della Corte Costituzionale. Alcune comunità autonome e il Partito Popolare, ora all’opposizione, hanno contestato i passaggi della legge che di fatto sospendono il principio di solidarietà tra regioni spagnole per il fisco e l’educazione, come previsto dalla Costituzione spagnola. Con sei voti a quattro, la Corte Costituzionale ha accolto buona parte delle obiezioni, riscrivendo 14 articoli dello Statuto e fornendo la giusta interpretazione per altri 27 articoli su temi quali la giustizia, il fisco e le priorità linguistiche. La Corte ha confermato, inoltre, l’impossibilità per la Catalogna di definirsi una nazione, come riportato nelle prime righe dello Statuto del 2006.