Trenitalia e tangenti, le accuse

Dirigenti delle ferrovie e imprenditori avevano messo in piedi un sistema per pilotare gli appalti e corrompere i funzionari

Vediamo di capire in cosa consiste l’inchiesta sul nuovo giro di tangenti intorno a Trenitalia di cui si parla da due giorni. Secondo l’accusa il sistema era in piedi da tempo e consentiva a chi vi partecipava di ottenere facilmente le commesse per la manutenzione, la rottamazione e gli altri lavori straordinari su locomotori e vagoni delle ferrovie. Dell’inchiesta si sono occupati i pubblici ministeri di Napoli Henry John Woodcock e Francesco Curcio, basandosi sulle informazioni raccolte negli ultimi due anni dalla Guardia di Finanza.

Per due ex dirigenti di Trenitalia e tre imprenditori i magistrati hanno disposto la custodia cautelare, sostenendo che il sistema scoperto a Napoli non sarebbe isolato e potrebbe interessare altre aree del paese. I due dirigenti non fanno più parte della società ferroviaria da tempo: Raffaello Arena, ex responsabile per la manutenzione, era stato licenziato nel 2007 in seguito a una inchiesta interna di Trenitalia, mentre per Fiorenzo Carassai, ex responsabile di una sezione della manutenzione, i rapporti lavorativi erano stati chiusi alla fine dello scorso dicembre.

I tre imprenditori arrestati sono invece Giovanni e Antonio De Luca, titolari della “FD Costruzioni” e Carmine D’Elia, presunto socio occulto di Arena. Tra gli indagati ci sono poi almeno sei altri dirigenti di Trenitalia.

Stando alle ricostruzioni dei pm, il sistema funzionava così: Arena e Carassai, i due funzionari di Trenitalia, ricevevano tangenti dagli imprenditori e in cambio pilotavano le commesse per favorire la FD Costruzioni e affidarle gli appalti. Il sistema era molto ampio e sempre secondo i pubblici ministeri interesserebbe tutt’ora numerosi dirigenti di Trenitalia regolarmente in servizio. Per gli appalti affidati alla FD, Arena pare abbia ricevuto denaro tramite assegni e bonifici intestati alla moglie, mentre Carassai avrebbe utilizzato come tramite il proprio figlio. Si parla di un giro di affari generato dal sistema che ammonterebbe a circa 10 milioni di euro.

La storia dei De Luca si intreccia anche con quella degli appalti per la ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo, riferisce La Stampa:

Ad attivarsi è anche la sorella dei due arrestati, Anna De Luca che prova prima con l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe e poi con il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, per entrare nel giro degli appalti a L’Aquila. Entrambi i tentativi, scrive il Gip, vanno a vuoto: Sepe non risponde alla richiesta di «intercessione con i vertici dell’impresa pubblica» e Bertolaso, dopo aver ricevuto Anna De Luca, non dà seguito ad alcuna richiesta.

I pm sono comunque convinti che quello di Napoli non sia un caso isolato: le imprese fanno cartello tra loro e i dirigenti ricevono ricompense per chiudere un occhio e condizionare gli appalti delle commesse. Delle attività poco cristalline di Arena Trenitalia era del resto già a conoscenza, se aveva posto fine al rapporto lavorativo con il dirigente nel febbraio del 2007 dopo una serie di indagini interne. Indagini che avevano anche consentito di allontanare Carassai. Trenitalia ha collaborato da subito alle indagini della Procura di Napoli e si dichiara danneggiata per quanto accaduto e si costituirà parte civile nei processi.

foto di Ciocci