Abolire i senatori a vita?

La proposta è della maggioranza e mira a modificare l'articolo della Costituzione che regola l'istituto

©Mauro Scrobogna /LaPresse
28-02-2007 Roma
Politica
Senato - fiducia Governo Prodi
Nella foto: i senatori a vita Giulio Andreotti e Oscar Luigi Scalfaro
©Mauro Scrobogna /LaPresse 28-02-2007 Roma Politica Senato - fiducia Governo Prodi Nella foto: i senatori a vita Giulio Andreotti e Oscar Luigi Scalfaro

La maggioranza vuole abolire l’istituto dei senatori a vita. Insieme all’ex presidente Francesco Cossiga, il Pdl ha presentato due proposte di legge per modificare l’articolo 59 della Costituzione che regolamenta le modalità per la nomina dei “Senatori di diritto e a vita”. La carica spetta, infatti, di diritto agli ex presidenti della repubblica – che possono comunque rinunciarvi – e può essere attribuita dal presidente che «può nominare a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario».

Non è la prima volta che si parla dell’abolizione dell’istituto dei senatori a vita. La questione viene sollevata spesso e sempre con la medesima motivazione di fondo: in una democrazia rappresentativa non è corretto che alcuni parlamentari siano nominati da una singola persona, sia essa di garanzia come il presidente della repubblica, senza nessun fondamento democratico. Il deputato Giorgio Holzmann (PdL) non ha dubbi in proposito e spiega così al Corriere le origini dell’istituto:

«È un retaggio dello Statuto albertino che prevedeva, al fianco di una Camera elettiva, un Senato composto dai principi della famiglia reale, i quali ne entravano a far parte di diritto al compimento del ventunesimo anno di età, e dai membri nominati a vita dal Re, che li sceglieva tra categorie di dignitari individuate dall’articolo 33 dello stesso Statuto». È evidente, prosegue Holzmann, che «in situazioni di maggioranze politiche non ampie — in cui pochi voti, o addirittura uno, possono determinare le decisioni dell’assemblea— un numero cospicuo di senatori a vita diventa fondamentale in fase di votazione».

In effetti un «numero cospicuo» di senatori a vita può condizionare gli esiti delle votazioni in Senato, come ebbe modo di sperimentare Romano Prodi nel corso della propria ultima esperienza di governo: ed è facile sospettare che l’attuale maggioranza intraprenda questa battaglia perché nelle ultime legislature il voto dei senatori a vita è stato sempre più favorevole al centrosinistra.

La Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica possa nominare per la carica cinque cittadini, ma la norma nel corso degli anni è stata interpretata in modi differenti. Alcuni presidenti hanno ritenuto che il limite indicato dalla Carta fosse in assoluto e che dunque in Senato non vi possano essere più di cinque senatori a vita, mentre altri hanno ritenuto che il limite indicasse il numero di nomine a disposizione di ciascun presidente. I senatori a vita in carica per meriti sono al momento quattro, Giulio Andreotti, Emilio Colombo, Rita Levi Montalcini, Sergio Pininfarina, cui si aggiungono i tre ex presidenti Carlo Azeglio Ciampi, Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro.

Durante la propria presidenza, Francesco Cossiga, che ora dice di voler abolire l’istituto dei senatori a vita «che può creare gravi distorsioni politico-istituzionali» nel caso di maggioranze parlamentari deboli, seguì la seconda interpretazione e nominò cinque senatori a vita. Poiché è stato presidente della repubblica, Cossiga è un “senatore di diritto e a vita”, ma se volesse potrebbe comunque dare da subito il buon esempio rinunciando alla carica – come previsto dalla Costituzione – e ai benefici connessi dei quali usufruisce dall’aprile del 1992.