L’indagine su Sepe porta al Giubileo?

Sepe è indagato per affari compiuti quando Lunardi era ministro: ma già prima ebbe grande potere negli appalti del 2000

From right, Cardinal Angelo Bagnasco, who is both Genoa's archbishop and the head of the Italian Bishop's conference, and Cardinal Crescenzio Sepe share a word in Bressanone where Pope Benedict XVI is vacationing, near Bolzano, northern Italy, Sunday, Aug. 3, 2008. The pontiff sent Sunday his greetings to China before the Olympics and said he hopes the Games offer an example of coexistence between people from different places. Meeting the faithful Benedict said he will follow the Olympics with a sense of deep friendship and hopes the sports can represent "a pledge of brotherhood and peace among people." At left, Bressanone Bishop Wilhem Egger. (AP Photo/Alberto Pellaschiar)
From right, Cardinal Angelo Bagnasco, who is both Genoa's archbishop and the head of the Italian Bishop's conference, and Cardinal Crescenzio Sepe share a word in Bressanone where Pope Benedict XVI is vacationing, near Bolzano, northern Italy, Sunday, Aug. 3, 2008. The pontiff sent Sunday his greetings to China before the Olympics and said he hopes the Games offer an example of coexistence between people from different places. Meeting the faithful Benedict said he will follow the Olympics with a sense of deep friendship and hopes the sports can represent "a pledge of brotherhood and peace among people." At left, Bressanone Bishop Wilhem Egger. (AP Photo/Alberto Pellaschiar)

“Ora il naso dei magistrati potrebbe infilarsi nelle carte polverose del Giubileo del 2000”, scriveva il Tempo lo scorso 6 maggio. E che l’inchiesta sulle Grandi Opere rischi di raggiungere anche i lavori del Giubileo è diventato un mese dopo più probabile con il coinvolgimento del cardinale Sepe. Per capire perché, recuperiamo una buona ricostruzione fatta dalla Stampa – allora ignara delle future escalation – sul coinvolgimento del Vaticano negli affari della cosiddetta “cricca” che faceva capo ad Angelo Balducci e Diego Anemone: tutto aveva cominciato ad avere spazio sui giornali con una notizia piccola e di basso livello, lo scorso febbraio.

Non canterà più le suggestive liturgie in gregoriano nella Basilica di San Pietro durante gli eventi solenni. Nel giro di poche ore, il Vaticano ha infatti allontanato dal coro della Cappella Giulia il nigeriano quarantenne Chinedu Thomas Ehier, indicato nelle indagini sui grandi appalti come il procacciatore di incontri omosessuali per Angelo Balducci, ex numero uno del Consiglio dei Lavori Pubblici.
Nei Palazzi pontifici si percepisce un grande imbarazzo per l’intera vicenda. La notizia del suo allontanamento è filtrata in mattinata, dopo che i giornali avevano pubblicato stralci di intercettazioni in cui il corista parlava delle caratteristiche fisiche di giovani (anche seminaristi) da proporre a Balducci. Ambienti vaticani hanno tenuto anche a precisare che Thomas Ehiere non è un «religioso», ma un laico. Come era arrivato a cantare nella Cappella Giulia, il coro fondato nel quinto secolo da papa Gregorio Magno e diretto nei secoli passati da maestri come Pierluigi da Palestrina e Domenico Scarlatti? «Per la sua bella voce», risponde senza esitazione un ecclesiastico che lo conosce ed è tuttora convinto della sua innocenza. «Sembrava una persona perbene», aggiunge.

Ma il tentativo di mostrare il caso di Ehier come un accidente estraneo agli affari vaticani è messo in discussione già allora. Spiega infatti lo stesso articolo della Stampa.

Oltre che sulla figura del corista, su cui la Santa Sede si è mossa con rapidità, rimane – Oltretevere – un punto interrogativo ben più delicato su Angelo Balducci, gentiluomo di Sua Santità dagli anni novanta, personaggio chiave del Giubileo del 2000 e dei rapporti tra Comune di Roma e Santa Sede, frequentatore della Curia e amico di molti cardinali. Dal 1990 provveditore per le Opere pubbliche del Lazio, Balducci riceve nel 1995, con biglietto dell’allora segretario di Stato vaticano, card. Angelo Sodano, la prestigiosa nomina di «gentiluomo di sua Santità», un incarico che non decade con la fine di un pontificato ma che rende il titolare un membro a vita della «famiglia pontificia». Un dignità che viene attribuita – recita l’Annuario Pontificio – «a persone che si distinguono per prestigio personale e che hanno acquisito particolari benemerenze verso la Santa Sede».

E se oggi l’inchiesta che ha portato a indagare il cardinale Sepe pare concentrata sui lavori ottenuti da Anemone dall’allora ministro Lunardi in cambio dei favori di Sepe, sullo sfondo, per ora poco esplorata, c’è la questione dei lavori del Giubileo. In cui Sepe ebbe un ruolo di grande potere e reponsabilità.

Durante il Giubileo, Balducci è l’uomo che sovraintende le opere più importanti: è colui che porta a conclusione il parcheggio del Gianicolo, fortemente voluto dalla giunta di Francesco Rutelli e dal Comitato Vaticano, e altrettanto aspramente contestato dal sovrintendente ai beni archeologici, Adriano La Regina, a da alcune forze politiche. Essenziale il suo ruolo anche nel creare le infrastrutture di Tor Vergata, dove nell’agosto del 2000 si svolge il mega-incontro tra Giovanni Paolo II e i giovani di tutto il mondo. Alla fine degli anni novanta e nel 2000, Balducci lavora a stretto contatto con mons. Crescenzio Sepe, all’epoca segretario del Comitato Vaticano per il Giubileo. Quando il vescovo, nel 2001, diviene cardinale e responsabile della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, uno dei dicasteri più potenti e ricchi (anche in termini di proprietà immobiliari) di tutta la Curia, Balducci ne diviene consultore, cioè uno degli esperti esterni a cui il Vaticano si rivolge su singole materie. La sua posizione, come consultore e gentiluomo, rappresenta certamente un motivo di disagio per la Santa Sede che, comunque, per tradizione, aspetta le conclusioni definitive di un processo.

Secondo diversi commenti degli ultimi giorni, Papa Benedetto XVI si sarebbe espresso a suo tempo criticamente nei confronti delle opere del Giubileo, o almeno delle sue celebrazioni più terrene. La strada dei prossimi sviluppi sembra fin troppo tracciata.