• Mondo
  • Sabato 5 giugno 2010

La complicata campagna elettorale di Nikki Haley

La candidata repubblicana a governatore della South Carolina - ultraconservatrice - sul cui conto sono già saltati fuori due presunti amanti

di Francesco Costa

Nikki Haley nel 2010. (AP Photo/Patrick Collard)
Nikki Haley nel 2010. (AP Photo/Patrick Collard)

In questi giorni le cronache politiche degli Stati Uniti si stanno appassionando alla storia e ai presunti scandali su Nikki Haley, candidata alle primarie repubblicane per individuare il candidato alla carica di governatore dello stato. Nikki Haley ha 38 anni ed è deputato alla Camera della South Carolina. È conservatrice, ma molto: contro l’aborto, a favore della libertà di portare armi. A sostegno della cosiddetta “famiglia tradizionale”, contro i matrimoni gay. Contro le tasse, sostenuta da Sarah Palin e dai tea party. Avete capito il tipo, insomma. A un certo punto Nikki Haley decide di candidarsi a governatore del suo stato, e qui occorre fare una piccola digressione.

Il governatore in carica della South Carolina, il repubblicano Mark Sanford, è stato travolto pochi mesi fa da uno scandalo sessuale. A un certo punto, dal 18 al 24 giugno del 2009, si erano perse le sue tracce. Nessuno sapeva dove si trovasse: sparito. Cellulari spenti, nessuna risposta agli sms. Sua moglie non aveva idea di dove fosse, stessa cosa il suo staff e la polizia dello stato. A un certo punto il suo addetto stampa disperato dichiarò che era andato a fare trekking sugli Appalachi. Venne fuori invece che era andato a trovare la sua amante in Argentina, ed era rimasto lì decisamente più del previsto.

Torniamo a Nikki Haley: si candida a governatore della South Carolina, dicevamo. I sondaggi sono buoni, molto buoni, e la sostengono politici di caratura nazionale – oltre a Sarah Palin, anche Mitt Romney – e Jenny Sanford (la moglie – ormai ex – del governatore uscente della South Carolina). Si vota per le primarie l’8 giugno: se nessun candidato supera la soglia del 50 per cento si fa un ballottaggio il 22 giugno. Il 24 maggio, però, la campagna elettorale cambia del tutto – e diventa un caso nazionale.

Will Folks è l’ex addetto stampa di Mark Sanford, il governatore uscente. Ha un blog che si chiama FitsNews e il 24 maggio scrive un post che dice così.

Nelle ultime quarantotto ore sono iniziate a circolare nelle redazioni delle voci sull’esistenza di una relazione tra me e la deputata Haley, documentata da prove certe. A poco a poco, pezzo per pezzo, i media stanno diffondendo piccoli dettagli: mi è stato detto che nell’arco di una settimana qualcuno ne scriverà, e ora ci stanno addosso per vedere di cavarne qualche informazione in più. Mi rifiuto di giocare a questo gioco. È la verità: diversi anni fa, prima che mi sposassi, ho avuto una relazione fisica inappropriata con Nikki. Tutto qui.

Bùm. Haley nega subito tutto e dice di essere più che fedele a suo marito, col quale le cose vanno benissimo. Ma Folks non ci sta a passare per bugiardo, e pubblica sul suo blog un tabulato telefonico che mette in fila oltre settecento telefonate – molte di queste notturne e lunghissime – tra il suo cellulare e quello di Nikki Haley. Non sono di per sé una prova schiacciante della relazione, ma qualcosa vogliono dire, dice lui.

Neanche il tempo di negare nuovamente la sua relazione con Folks, che arriva un altro presunto amante. Larry Marchant, un lobbista, dichiara di avere avuto anche lui una relazione con la deputata: la cosa di una sera – “a one night stand” – durante una convention repubblicana a Salt Lake City: “Abbiamo avuto dei rapporti sessuali. Abbiamo bevuto un po’, siamo andati a cena, poi ancora in giro per un paio di pub… insomma, è capitato. Una volta sola”.

Se pensate che le cose siano già abbastanza incasinate, sappiate che possono esserlo di più. Il buon Larry Marchant infatti è il principale consulente politico di André Bauer, avversario di Nikki Haley alle primarie repubblicane. Marchant viene licenziato da Bauer subito dopo la sua dichiarazione, Haley continua a negare e accusa i suoi avversari di volerla battere gettando fango su di lei e il suo matrimonio. I suoi avversari, in effetti, in quanto a fango stanno messi bene: Jake Knotts, senatore dello stato e sostenitore di Bauer, va a un programma radiofonico e dichiara che Nikki Haley è una “raghead”, facendo riferimento alle sue origini indiane. Raghead letteralmente significa “testa coperta da turbante” e la parola è usata per definire in modo dispregiativo gli immigrati. “Abbiamo già un raghead alla Casa Bianca, non ce ne serve un altro nell’ufficio del governatore”.

Insomma, il ribaltamento delle posizioni di partenza. Da una parte l’estrema destra attacca Haley e inizia a mostrare una certa insofferenza per i pettegolezzi dilaganti, dall’altra qualcuno a sinistra inizia a mostrare solidarietà. Su Daily Beast Dana Goldstein – liberal, democratica, pro-Obama – scrive che le femministe dovrebbero sostenere Nikki Haley.

Sto con Haley perché dopo aver visto tutti questi politici uomini andare a divertirsi in giro riuscendo a tenersi la propria carriera – Bill Clinton, Mark Sanford, Clarence Thomas, John Ensign, Antonio Villaraigosa, Gavin Newsom e chissà quanti altri – spero che siamo arrivati al punto in cui anche una donna può rovinare la sua vita familiare e comunque essere giudicata secondo le sue capacità professionali.

Di certo, fa notare Goldstein, Nikki Haley è stata ipocrita – ma se abbiamo deciso di sdoganare l’infedeltà maschile, allora liberi tutti.

Come il governatore adultero e donnaiolo che si candida a rimpiazzare, Haley è una di conservatori tutta “valori della famiglia” che pensa che quei valori debbano andar bene per tutti tranne che per lei. Ma se il partito repubblicano ha deciso di accettare gli uomini adulteri nella truppa dei “valori familiari” (John McCain, Newt Gingrich e un altro miliardo di politici come loro), allora dovrà certamente perdonare e dimenticare i casini di Haley, che è luminosa, bella e con una bella storia di immigrazione e integrazione da raccontare.

Difficilmente Haley abbraccerà questa strategia per tentare di superare lo scandalo, almeno finché non avrà in tasca la candidatura e non verranno fuori nuove prove sulla sua infedeltà. Non è che però la strategia del negare sempre e comunque stia funzionando alla perfezione. Alcuni spot elettorali girati e mandati in onda per rispondere allo scandalo, infatti, indugiano in modo talmente esplicito sulla famiglia felice di Haley e sul suo amabile marito che rischiano di trasformarsi in un autogol. Slate ne ha fatto una divertente lettura parallela, in attesa della prossima puntata dello scandalo.