Che fine ha fatto la pandemia?

Su Tuttoscienze, Eugenia Tognotti racconta a che punto è la pandemia influenzale e che cosa abbiamo imparato per la prevenzione

Per mesi è sembrato che il mondo fosse sull’orlo di una catastrofica pandemia causata dal virus H1N1, poi l’emergenza è rientrata e l’interesse verso l’influenza e le sue possibili conseguenze è rapidamente svanito. Sulle pagine di Tuttoscienze, l’inserto di divulgazione scientifica della Stampa, Eugenia Tognotti dell’Università di Sassari fa il punto sulla temuta pandemia di influenza.

A un anno dall’identificazione di un nuovo sottotipo di virus influenzale e dalla dichiarazione di pandemia da parte dell’OMS è tempo di bilanci, resi possibili dai risultati di innumerevoli studi, indagini ed elaborazioni di modelli matematici e modelli statistici. Primo di tutto, il virus: di origine suina, era caratterizzato da una tripla ricombinazione dei segmenti genici appartenenti ai virus di tipo A umano, aviario e suino. Un nuovo virus, dunque, che ha trovato una popolazione non immunizzata, «vergine».

Nel suo articolo, Tognotti rileva che H1N1 ha dimostrato diversi caratteri anomali rispetto ai normali virus influenzali.

Se la maggior parte dei virus influenzali è caratterizzata da una forte stagionalità e da una marcata preferenza per le regioni temperate, l’H1N1 è comparso nella primavera del 2009 in Messico e la sua trasmissione è continuata per tutta l’estate nell’emisfero Nord. Inoltre ha avuto un maggiore impatto sui giovani.

I ritmi di diffusione della pandemia sono stati molto rapidi e tali da immunizzare la popolazione in tempi brevi. La pandemia di Hong Kong del 1968 impiegò quasi un anno per diffondersi su scala globale, e la Spagnola nel 1918 impiegò ancora più tempo diffondendosi attraverso le navi. H1N1 ha invece viaggiato in aereo infettando ben 74 paesi in appena cinque settimane dalla sua prima comparsa in Messico.

Il traffico negli aeroporti messicani in aprile (per Usa, Canada ed Europa) ha guidato il modello di diffusione del virus: l’8% dei viaggiatori era diretto in Europa e il 7% è stata la percentuale dei casi riscontrati nel Vecchio Continente nelle prime due settimane di maggio. Lo stesso è avvenuto negli altri Paesi. In Italia, il 60% degli infetti tra maggio e agosto 2009 aveva viaggiato in Europa e negli USA. Le relazioni logiche e quantitative tra volume di traffico aereo e trasmissione del virus hanno offerto indicazioni per la costruzione di un modello di diffusione delle malattie infettive che favorirà la comprensione e la gestione di rischio nel nostro mondo globalizzato, di città densamente abitate e interconnesse.

Dunque pericolo scampato? Non proprio.

Ma che fine ha fatto il virus pandemico, che ha tenuto in ansia autorità sanitarie, esperti e governi? In realtà continua a circolare accanto al ceppo stagionale: l’Oms raccomanda che il vaccino contro l’influenza stagionale 2010-2011, messo a punto sulla base dei ceppi circolanti attualmente, includa anche l’H1N1. Non viene meno la probabilità che un’altra pandemia si verifichi nel prossimo futuro, ha spiegato Fadda: i virus influenzali sono in continua evoluzione e il riassortimento virale può avvenire in qualsiasi momento. Ora, però, siamo più preparati.