Google pensa alla TV e a un nuovo formato per i video

Smart TV sarà installato nei televisori per vedere i video online e utilizzare le applicazioni

Google è già motore di ricerca, servizio di posta elettronica, produttore di software per cellulari, piattaforma per la pubblicità online, sviluppatore di un browser tutto suo e tra poco potrebbe anche essere il distributore di una nuova piattaforma per la televisione e di un nuovo sistema per i video online. Il primo progetto sarà presentato nella giornata di oggi, riferisce il Los Angeles Times, e dovrebbe coinvolgere alcuni partner come Sony, Intel e Logitech.

Il nuovo sistema dovrebbe chiamarsi Smart TV e sarà installato direttamente sui televisori e sui decoder in grado di collegarsi a Internet. Permetterà di vedere i video disponibili online, scaricare film a pagamento e naturalmente navigare. Il modello è simile a quello già sperimentato per gli smartphone: Google offre la piattaforma, i produttori i dispositivi e gli sviluppatori le applicazioni per arricchire l’offerta specialmente sul fronte dell’intrattenimento.

Il secondo progetto, invece, si chiama WebM ed è stato presentato nel corso della Google I/O Conference che terminerà nella giornata di oggi a San Francisco (USA). Il nuovo sistema video sarà open source, dunque messo a disposizione di tutti, e potrà essere utilizzato direttamente dai browser, sfruttando gli standard HTML5.

Imporre un nuovo sistema per la codifica e la riproduzione dei video non sarà semplice, ma Google sembra avere tutte le potenzialità per potercela fare, raccontano su Cnet. Il motore di ricerca ha una presenza ingombrante sul Web, distribuisce un proprio browser e nel campo dei video detiene ormai da anni la leadership grazie al trafficato YouTube. Infine, le risorse economiche alla società non mancano e potrebbero rivelarsi fondamentali, anche nel caso delle immancabili azioni legali sui brevetti contenuti nel nuovo WebM.

Il progetto è ambizioso e Google non vuole perdere tempo. A partire dai prossimi giorni, i video caricati su YouTube saranno compressi e codificati con il nuovo WebM per testarne le capacità e sperimentare nuovi sistemi basati su HTML5, l’ultima evoluzione del codice con le quali sono costruite le pagine online, compresa quella che state leggendo ora. I tempi rapidi sono stati resi possibili anche dalla recente acquisizione di On2 Technologies, società specializzata nella realizzazione di sistemi per la codifica audio e video.

I presupposti per fare bene ci sono, ma la concorrenza? Al momento è molto agguerrita e non renderà la vita facile a WebM. Uno dei sistemi per decodificare i video più diffuso online al momento si chiama H.264, funziona bene ed è tra i preferiti di alcuni grandi protagonisti dell’informatica come Apple e Microsoft. A differenza del nuovo sistema proposto da Google, però, H.264 non è open source e viene distribuito con molte limitazioni. In compenso, H.264 se la cava bene con Flash, il piccolo programma di Adobe utilizzato per realizzare buona parte dei lettori video disponibili in Rete.

Dunque l’appena nato WebM rischia di finire da subito in un vicolo cieco? Non necessariamente. Molti produttori di browser sono ormai stufi di dover ricorrere a un programma esterno, quello di Adobe per esempio, per poter gestire i file video. Il motivo è semplice: un software esterno può causare problemi di compatibilità, a volte rallenta le prestazioni del browser e soprattutto offre poco controllo a chi produce i programmi per navigare online. Con i giusti accorgimenti, WebM potrebbe essere riprodotto direttamente dai browser, escludendo così la necessità di un plugin grazie allo standard HTML5.

L’unico grande tallone d’Achille, almeno inizialmente, per il nuovo formato proposto da Google potrebbe essere l’hardware. Il formato H.264 viene interpretato direttamente dall’hardware dei computer, cosa che alleggerisce il lavoro sul lato software evitando rallentamenti e nei casi dei dispositivi mobili una rapida fine della batteria. WebM non potrebbe fare da subito affidamento sull’hardware, cosa che potrebbe rallentare la sua adozione online. Il problema interessa comunque il breve periodo, la progressiva affermazione del nuovo sistema e la presenza ingombrante di Google indurranno probabilmente i produttori hardware ad aggiungere il supporto per WebM.