Basta con i link nel testo!

Nel suo nuovo libro, l'autore di "Google ci rende stupidi?" contesta il fondamento stesso dell'informazione online

Nicholas Carr è un nome noto a chi si occupa di riflessioni sul cambiamento indotto dalle nuove tecnologie. Un suo articolo sull’Atlantic Monthly di due anni fa divenne il testo di riferimento per i revisionisti critici sull’influsso della rete sul nostro modo di pensare e costruire cultura: si intitolava un po’ forzatamente “Is Google making us stupid?”, ma quel titolo funzionò molto e se ne discusse a lungo. Alla fine, piaccia o no la tesi, contribuì a renderla tema di dibattito anche presso chi si rifiutava fino ad allora di considerare le controindicazioni della rivoluzione digitale: in particolare i limiti del multitasking e la crescente difficoltà di concentrazione. Temi molto interessanti, sempre che uno condivida l’approccio laico sintetizzato a suo tempo da Giuseppe Granieri:

la buona domanda a me pare più “come stiamo cambiando?” che non l’implicito giudizio contenuto nel chiederci: “era meglio prima?”

Adesso Carr sta per pubblicare in America un libro, “The shallows“, di cui si parla già molto (ne aveva scritto anche Massimo Gaggi sul Corriere della Sera, tirando un po’ per la giacchetta le articolate riflessioni dell’autore) e che è di fatto un’estensione dei concetti espressi nell’articolo dell’Atlantic. Laura Miller su Salon ne scrive con apprezzamento per le analisi e i dati sul cambiamento, ma una critica sulla pretesa che il cambiamento sia in peggio:

Per quanto “The shallows” presenti buoni argomenti a favore della ricchezza della memoria biologica rispetto al crudo archivio impersonale dei media digitali, avrei apprezzato uno sforzo maggiore per mostrare i vantaggi del pensiero lienare rispetto a quello diffuso e vagante incentivato da internet. Cosa perderemo se (e quando?) questo tipo di pensiero scomparirà?

Ma in conclusione della sua recensione, Laura Miller prova invece ad adeguarsi a uno dei molti suggerimenti concreti del libro di Carr per sottrarsi alla continua distrazione dell’informazione contemporanea: rimuovere i link all’interno del testo per trasformarli in una sorta di note a pié di pagina, che non tentino continuamente il lettore ad abbandonare ciò che sta leggendo per rimbalzare altrove. La questione è affascinante, e ci sono sicuramente temi e letture che ne trarrebbero vantaggio. Ma stiamo parlando di scardinare ciò che fino a ieri abbiamo detto essere una delle grandi rivoluzioni della rete. Miller chiede ai lettori di dire la loro, e il Post anche.