La luce in fondo al tunnel potrebbe essere anidride carbonica, non il paradiso

Trovate maggiori quantità di anidride carbonica nei pazienti che affermano di aver vissuto esperienze pre-morte

Siamo forse vicini alla spiegazione della famosa luce in fondo al tunnel. Quella verso cui, in punto di morte, non si dovrebbe andare. Come riportato dalla BBC,  ricercatori sloveni hanno condotto studi su 52 pazienti, rilevando alte quantità di biossido di carbonio — anidride carbonica — nei gas corporei degli 11 pazienti che hanno affermato di aver vissuto esperienze pre-morte. Ancora non è chiaro se l’alta quantità di biossido di carbonio fosse già presente nei corpi degli undici pazienti prima dell’infarto, o si sia creata dopo. “È un altro tassello del puzzle, ma il lavoro è solo all’inizio”, ha affermato Zalika Klemenc-Ketis, l’autore del rapporto pubblicato su Critical Care.

Ricerche precedenti hanno dimostrato che l’inalazione di biossido di carbonio può indurre esperienze allucinatorie, molto simili a quelle riferite dai pazienti che hanno avuto queste genere di esperienze: la celebre luce accecante o altre visioni, come la sensazione di guardare se stessi dall’esterno. Finora a tentare di spiegare il fenomeno erano stati la religione e, dal punto di vista scientifico, l’anossia, cioè la morte di cellule cerebrali per mancanza di ossigeno. Ma gli studi dei ricercatori non hanno rilevato una presenza significativa di questo fenomeno nei loro pazienti.

Nel Regno Unito, intanto, è in corso un studio per cercare di scoprire se i pazienti sopravvissuti a un arresto cardiaco abbiano realmente vissuto esperienze extra-corporee. Per testare i 1500 pazienti verranno poste immagini su delle mensole, visibili soltanto dall’alto. E, se il risultato fosse positivo, anche questa sarebbe sicuramente una bella scoperta.