• Italia
  • Venerdì 2 febbraio 2018

Non è proprio vero che Frontex smetterà di portare i migranti in Italia

Potreste averlo letto a proposito della nuova operazione che sostituirà Triton: in realtà le cose non cambieranno più di tanto

(ANSA/Zuhair Abusrewil)
(ANSA/Zuhair Abusrewil)

Da ieri l’agenza europea Frontex, che si occupa del controllo delle frontiere dell’Unione, ha attivato una nuova operazione nel Mar Mediterraneo per il pattugliamento delle acque internazionali e il soccorso dei migranti. Si chiama Themis, come la dea greca della giustizia, e sostituirà Triton, attiva dal 2014. Fra le novità introdotte da Themis, dice Frontex, ci sarà una maggiore attenzione ai soccorsi in mare e un allargamento dell’area di competenza, che comprenderà anche il mare Adriatico e le acque di alcuni paesi del Nord Africa come la Tunisia, l’Algeria e la Libia. Le navi coinvolte saranno una decina, come per Triton. I giornali italiani si sono concentrati sul fatto che le navi di Themis non saranno più obbligart a portare i migranti in Italia, come quelle di Triton: in realtà, nonostante la modifica, la situazione non cambierà moltissimo.

Per prima cosa, Triton soccorreva solo una piccola parte dei migranti arrivati via mare in Europa. Sui 186.410 arrivati nel 2017, ha contribuito a soccorrerne circa 38mila, poco più del 20 per cento (“contribuito” significa che in certi casi potrebbe non aver compiuto l’operazione principale, ma solo aver dato assistenza). Nonostante le navi di Themis non avranno più l’obbligo di sbarcare i migranti in Italia, inoltre, nella maggior parte dei casi saranno comunque costrette a farlo per via del diritto marittimo. La cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979 e altre norme successive sul soccorso marittimo prevedono che tutti gli sbarchi di persone soccorse in mare debbano avvenire nel primo “porto sicuro” sia per vicinanza geografica sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. L’Italia è semplicemente il paese più vicino dal punto di vista geografico e l’unico – oltre alla Grecia, che però è parecchio più lontana – a essere attrezzato per gestire sbarchi del genere.

L’unico paese che potrebbe essere interessato dal passaggio da Triton a Themis è Malta, situata nel tratto di mare fra la Libia e l’Italia. Fonti del ministero degli Interni hanno spiegato a Repubblica che, secondo le loro stime, se le regole di Themis fossero state già in vigore Malta avrebbe accolto 12mila migranti nel 2016 e cinquemila nel 2017. Sono numeri molto piccolo rispetto al flusso totale – parliamo rispettivamente del 6 e del 4 per cento dei migranti sbarcati in Italia – e frutto di calcoli arbitrari e non verificabili. Bisogna poi considerare che Malta è un’isola grande più o meno quanto la città di Genova, e le sue capacità di soccorrere e accogliere i migranti sono tutte da verificare.

Intervistato ieri da Vita, il sottosegretario italiano agli Interni Domenico Manzione aveva raccontato che la Libia è stata inclusa «nella lista dell’area di azione di Themis e quindi in teoria potrebbe esserci l’eventualità di un approdo nei suoi porti con questa nuova missione», cosa che invece non poteva succedere con Triton. Una portavoce di Frontex, parlando con Reuters, ha smentito invece che i migranti soccorsi con Themis verranno sbarcati in paesi non europei come la Libia o la Tunisia. Anche da questo punto di vista, insomma, non cambierà molto rispetto a Triton.

Al largo della Libia rimangono attive le navi delle ONG, quelle della missione militare europea EUNAVFOR MED e le imbarcazioni della Guardia Costiera italiana. Nelle ultime settimane gli arrivi dalla Libia sono stati molto pochi – poco più di 3mila – probabilmente a causa delle condizioni atmosferiche e delle operazioni della Guardia Costiera libica, che riporta sulle coste libiche le barche di migranti che intercetta.