Non siamo fatti per accettare la realtà

Crediamo solo a quello a cui vogliamo credere, scrive Barry Ritholtz su Bloomberg, e il discorso si applica sia alle posizioni politiche sia al modo in cui investiamo i soldi

di Barry Ritholtz – Bloomberg

(Marijan Murat/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Marijan Murat/picture-alliance/dpa/AP Images)

Negli Stati Uniti la maggior parte dei Repubblicani – il 74 per cento per essere precisi, secondo un sondaggio di CBS News – ritiene molto probabile o in qualche modo probabile che gli uffici di Donald Trump siano stati messi sotto sorveglianza, nonostante la Casa Bianca non abbia fornito alcuna prova per sostenere l’accusa fatta dall’attuale presidente americano, secondo cui l’ordine di eseguire le intercettazioni sarebbe partito dal suo predecessore Barack Obama.

Adoro dati come questi. Dicono moltissimo sugli esseri umani come specie: come elaboriamo le informazioni, la nostra incapacità di valutare una situazione in modo imparziale, gli onnipresenti errori cognitivi, la difficoltà di trarre anche soltanto una semplice conclusione razionale basata su delle prove. Da questi dati si possono trarre lezioni per gli investitori che vogliono comprendere meglio come funziona la loro mente e come controllare il loro comportamento. Ciascuno dei punti di seguito può essere applicato alle persone che hanno partecipato al sondaggio citato sopra, ma anche a quasi tutti gli investitori.

  • Cerchiamo informazioni che rafforzino le nostre convinzioni. Come investitori subiamo il cosiddetto “effetto dotazione”. Attribuiamo un valore maggiore alle proprietà che sono già nostre (se le abbiamo comprate, allora devono avere valore!). Ho il sospetto che questa tendenza sia dovuta a una combinazione di illusioni velleitarie e legittimazione di se stessi. La maggior parte delle persone non vuole davvero trovare le prove che dimostrino che i loro investimenti sono pessimi. Odiano ammettere i loro errori e cercano invece le prove del fatto che la loro decisione d’acquisto iniziale fosse corretta.
  • La percezione selettiva ci impedisce di essere pienamente informati. Non solo sopravvalutiamo quello che è già nostro, ma tendiamo anche a cercare informazioni che confermino il valore di quelle proprietà. La percezione selettiva e il pregiudizio di conferma ci portano a ignorare le prove che dimostrano il contrario. Prendete l’affermazione qui sopra, o qualsiasi tesi d’investimento. Dovrebbe essere considerata come una semplice affermazione, che aspetta di essere dimostrata o confutata. Se siete obiettivi, dovreste sempre cercare di valutare prove che sconfessino la vostra tesi. Questo, però, non è quello che succede di solito. Tendiamo a crearci una bolla per rafforzare la validità delle nostre proprietà. Invece di avere una visione obiettiva e a 360 gradi sui nostri investimenti, creiamo degli enormi punti ciechi.
  • Discostarsi da se stessi per vedere il mondo da un’angolatura o da una prospettiva diversa è difficile. Non è solo una questione di percezione selettiva e di pregiudizio di conferma: ogni acquirente dovrebbe essere in grado di portare avanti una tesi che sostenga i motivi per cui un’azione dovrebbe essere venduta. Chiunque preveda un picco massimo del mercato azionario dovrebbe poter spiegare perché il rialzo potrebbe invece andare avanti per anni. Ogni esperto che ci garantisce che la crescita sarà solida dovrebbe essere capace di identificare i rischi immediati di una recessione. Per ogni transazione esistono almeno due punti di vista validi: quello dell’acquirente e quello del venditore. Gli investitori dovrebbero prendere spunto dagli avvocati e imparare a sostenere tutte le possibili posizioni relative a un investimento. Non dovreste comprare o vendere niente a meno che non comprendiate appieno l’altro lato dello scambio.
  • Le emozioni si mettono di mezzo. Quando ci rendiamo conto che potremmo essere di parte nel considerare le cose abbiamo quanto meno la possibilità di superare gli errori. Per quanto però si ricerchi questo tipo di consapevolezza di sé, le emozioni possono indurci a sbagliare. La natura tribale della politica rema contro di noi, come anche la paura e l’avidità che entrano in gioco quando un capitale è a rischio. Vedere il mondo senza permettere alle emozioni di influenzare le nostre percezioni è una battaglia continua.
  • Misurare dati in modo obiettivo non è il nostro forte. Se tenere sotto controllo le nostre emozioni è una cosa difficile, valutare dei dati è ancora più impegnativo. Siamo facilmente influenzabili da narrazioni coinvolgenti, anche quando i fatti puntano in un’altra direzione. I tifosi sportivi e le persone di parte si fanno prendere a tal punto da un esito specifico da perdere semplicemente la capacità di giudicare la realtà in modo obiettivo.

Per esempio, quando viene messa loro davanti la mancanza di prove delle intercettazioni ai danni di Trump, la reazione delle persone che sostengono l’accusa è: «L’assenza di prove non significa che non sia successo». Come disse una volta il fisico Carl Sagan: «Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie». Crediamo a quello a cui vogliamo credere, indipendentemente dalle prove.

© 2017 – Bloomberg