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  • Venerdì 24 marzo 2017

L’abolizione di Obamacare è fallita, per ora

Nonostante le trattative degli ultimi giorni i Repubblicani non sono riusciti ad avere una maggioranza al Congresso e Trump è stato costretto a chiedere il ritiro della proposta di legge

(Olivier Douliery-Pool/Getty Images)
(Olivier Douliery-Pool/Getty Images)

Aggiornamento delle 21.00: Nonostante le trattative serrate degli ultimi giorni e l’ultimatum di Donald Trump per arrivare oggi a un voto o rinunciare all’abolizione di Obamacare, i Repubblicani non hanno trovato una maggioranza al Congresso per far passare la proposta di legge per cancellare e sostituire la riforma sanitaria introdotta dall’amministrazione Obama. La giornata era iniziata con la programmazione del voto per il primo pomeriggio di oggi, ma poco prima del voto lo speaker della Camera Paul Ryan aveva comunicato al presidente Trump di non aver trovato i voti che servivano tra deputati Repubblicani. Trump aveva chiesto di andare comunque al voto, ma poi ha cambiato idea e secondo le informazioni disponibili ha chiesto il ritiro della proposta di legge.

Questa è la prima grande sconfitta politica di Trump al Congresso, arrivata su uno dei temi più forti della sua campagna elettorale: il superamento di quella che aveva definito più volte una “disastrosa” legge sanitaria. In una conferenza stampa tenuta dopo che si era diffusa la notizia del ritiro della legge, Ryan ha spiegato che dopo dieci anni di opposizione i Repubblicani non si sono ancora abituati ad essere un partito di governo, e spiegato che ora la Casa Bianca ha deciso di concentrarsi su altri temi. «Nell’immediato futuro, Obamacare rimarrà in vigore», ha spiegato laconicamente Ryan. In una telefonata con un giornalista del Washington Post, Trump si è poi detto disposto a riproporre in futuro una riforma della legge cercando un compromesso coi Democratici.

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Dopo mesi di trattative e anni di polemiche, la Camera degli Stati Uniti voterà oggi una proposta del Partito Repubblicano per sostituire la storica riforma sanitaria approvata dall’amministrazione di Barack Obama, soprannominata Obamacare. Sarà il primo voto “pesante” del Congresso dall’inizio dell’amministrazione Trump, ma il contenuto della proposta è così controverso anche tra gli stessi Repubblicani – e non così caro all’amministrazione Trump, sembra – che non è chiaro se riuscirà a passare. Il voto era previsto per ieri ma è stato rinviato a oggi proprio per i contrasti interni al Partito Repubblicano.

Durante la campagna elettorale una delle poche cose su cui il candidato Repubblicano Donald Trump e il suo partito andavano d’accordo era che Obamacare andasse abolita. Da allora, però, non sono riusciti a trovare una riforma che fosse in grado di sostituirla per davvero: la loro proposta, portata avanti soprattutto dallo speaker della Camera Paul Ryan, non piace praticamente a nessuno, nemmeno fra i Repubblicani (che pure avrebbero gli strumenti per far passare facilmente una proposta condivisa, dato che controllano Camera, Senato e presidenza).

I membri dell’ala destra del partito la criticano perché secondo loro somiglia troppo a Obamacare, i moderati invece – soprattutto quelli eletti in collegi non particolarmente Repubblicani – sostengono che abolire la riforma in questo modo indebolirà i loro consensi. Non è ancora chiaro se la riforma avrà i voti necessari per essere approvata: secondo alcuni calcoli di CNN ai Repubblicani mancano una decina di voti, ed è probabile che l’esito della votazione si saprà solamente poco prima o addirittura durante le procedure di voto. Inoltre la legge dovrebbe poi passare dal Senato, dove i Repubblicani hanno una maggioranza ben più risicata. Intanto sembra che Trump si sia stufato di negoziare fra le varie fazioni del partito per cercare un accordo, nonostante in campagna elettorale avesse promesso che ci sarebbe riuscito: secondo il New York Times giovedì ha dato una specie di ultimatum ai deputati Repubblicani spiegando che i negoziati erano finiti, e che se la legge non fosse passata l’amministrazione avrebbe lasciato perdere ogni tentativo di riforma (provando quindi a mettere ulteriore pressione a poche ore dal voto).

In sintesi, i cambiamenti introdotti dalla riforma proposta dai Repubblicani sono tre: abolizione dell’obbligo di procurarsi una copertura sanitaria; sostituzione dei sussidi federali con detrazioni sulle tasse per un massimo di circa 4.000 dollari a persona all’anno, assegnate anche in base all’età (con Obamacare si teneva in considerazione solo il reddito); e limitazione del Medicaid, il programma di copertura sanitaria per i più poveri. Queste modifiche dovrebbero avvantaggiare soprattutto i giovani e i ricchi, che non saranno più costretti a dotarsi di una copertura e nel caso la pagherebbero di meno rispetto a oggi. La riforma contiene anche tutta una serie di tecnicismi e micro-regole più o meno rilevanti, alcune delle quali sono state modificate negli ultimi giorni per cercare di venire incontro alle richieste delle varie fazioni: il New York Times ha calcolato che in base alla nuova proposta nei prossimi dieci anni il governo federale spenderà un po’ più di quanto previsto originariamente – venendo incontro alle richieste dei “moderati”, quindi – ma che le conseguenze strutturali della riforma saranno le stesse. Secondo un calcolo del Congressional Budget Office – un organo indipendente simile alla Ragioneria dello Stato italiano – da qui al 2026 circa 24 milioni di persone perderanno la copertura sanitaria, e il numero dei non assicurati tornerà ai livelli precedenti a Obamacare.

riforma sanitaria

Nonostante l’ultimatum di Trump sembri avere avuto effetto su alcuni deputati – Joe Barton, un deputato texano molto di destra, ha detto che non intende votare contro la proposta “per poi ritrovarmi ancora con Obamacare” – altri sembrano indecisi, altri ancora hanno già fatto sapere che voteranno contro. Alla Camera i Repubblicani possono permettersi di perdere un massimo di 22 voti, e la possibilità di arruolare qualche Democratico sembra praticamente impossibile. I deputati che appartengono al “Freedom Caucus” – una corrente dei Repubblicani molto di destra, decisamente contraria alla nuova riforma – sono una trentina, e secondo Politico molti di loro dovrebbero votare contro nonostante i negoziati degli ultimi giorni. Anche qualche Repubblicano moderato dovrebbe votare contro, anche se non è ancora chiaro quanti. Secondo CNN, al momento 27 deputati Repubblicani hanno detto che voteranno contro la proposta, e 4 hanno fatto sapere che probabilmente si opporranno; altri giornali hanno pubblicato stime simili.

Al momento Trump è in una posizione complicata: l’approvazione della nuova riforma gli consentirebbe di poter dire di aver rispettato una delle sue più importanti promesse elettorali, e distoglierebbe l’attenzione dei giornali dal caso dei suoi presunti legami con la Russia; per contro, nel caso la riforma si rivelasse un disastro, rischierebbe di condizionare i prossimi anni e l’eredità dell’amministrazione (qualcuno l’ha già paragonata a quello che fu la guerra in Iraq per George W. Bush). Decidere di mollare Ryan e il partito avrebbe i suoi vantaggi, invece: gli consentirebbe di scaricare su di loro la responsabilità della sconfitta, e confermerebbe la sua fama di presidente libero dalle pressioni degli altri politici e del suo stesso partito.