• Mondo
  • Giovedì 2 febbraio 2017

In Romania ci sono le più grandi proteste di piazza dalla caduta del comunismo

Dopo che il governo ha approvato un decreto per ridurre le pene per corruzione, il cui principale beneficiario sembrerebbe essere il capo del partito di maggioranza

( DANIEL MIHAILESCU/AFP/Getty Images)
( DANIEL MIHAILESCU/AFP/Getty Images)

A Bucarest, la capitale della Romania, per la seconda sera consecutiva decine di migliaia di persone hanno manifestato in strada contro la nuova legge introdotta dal governo per ridurre le pene previste per i casi di corruzione e abuso di potere. Ci sono state manifestazioni in molte città della Romania, ma nella capitale, nonostante il freddo, c’erano tra le 150.000 e le 300.000 persone: una delle più grandi manifestazioni da quelle che nel 1989 portarono alla caduta del regime di Ceausescu. Ci sono stati alcuni scontri con la polizia, lanci di bottigliette e di fumogeni, ma nessuno è rimasto ferito in modo grave. Il primo ministro Sorin Grindeanu ha difeso la nuova legge, ma oggi Florin Jianu, ministro per gli Affari e il Commercio, si è dimesso parlando di “motivi etici”.

Le proteste sono cominciate martedì sera, dopo che il governo ha approvato un decreto legge che ha decriminalizzato alcuni reati di corruzione e ha reso l’abuso di potere punibile con il carcere solo se è dimostrabile un danno per lo stato superiore a 44.000 euro. Secondo il governo guidato dai Social Democratici del PSD la nuova legge serve per riallineare il paese alla sua Costituzione, ma secondo i critici il primo beneficiario sarà proprio il leader del PSD Liviu Dragnea, a processo insieme ad altri politici di sinistra per abuso di potere. Il processo a Dragnea è cominciato lo scorso martedì e riguarda una possibile perdita per lo stato di circa 24.000 euro, quindi sotto la soglia. Dragnea, che ha 54 anni, è già interdetto dagli incarichi pubblici per una condanna per frode elettorale.

Del decreto si discuteva da qualche settimana, ed era già stato criticato anche con manifestazioni più piccole: martedì notte, tuttavia, decine di migliaia di persone in tutta la Romania hanno cominciato a protestare poche ore dopo l’approvazione della legge e mercoledì sera la partecipazione è aumentata ancora dopo che il governo ha difeso pubblicamente le sue scelte. Tra le altre cose, il governo ha anche detto che nelle prossime settimane porterà in Parlamento una proposta per scarcerare 2.500 condannati a meno di cinque anni per reati non violenti, una decisione di cui secondo i critici beneficeranno decine di politici e funzionari condannati per corruzione.

Le nuove regole e le proposte del governo sono state molto criticate anche dal presidente rumeno Klaus Iohannis, oppositore di centrodestra eletto nel 2014, che le ha definite “scandalose” e ha chiesto l’intervento della Corte costituzionale, dal capo della Corte suprema, dal capo dell’organizzazione anti corruzione e dal procuratore generale della Romania. Anche l’Unione Europea, che aveva recentemente incoraggiato il lavoro del nuovo governo di centrosinistra eletto a larga maggioranza lo scorso dicembre, è intervenuta per criticare questo ammorbidimento nella lotta alla corruzione, una delle principali ragioni che nel 2015 portarono alle dimissioni dell’allora primo ministro del PSD Victor Ponta. In disaccordo con il governo, Florin Jianu, ministro per gli Affari e il Commercio, ha annunciato oggi le sue dimissioni parlando di motivi etici e scrivendo in una nota su Facebook di non condividere le ultime decisioni del governo.

La Romania è uno dei paesi più corrotti dell’Unione Europea, di cui fa parte dal 2007. Secondo uno studio del 2016 il 15 per cento dei parlamentari eletti nel 2012 erano sotto indagine per corruzione, lo erano stati in passato, o si erano già dimessi per accuse di questo tipo. Negli ultimi anni, dice il Guardian, centinaia di funzionari e politici sono stati arrestati per abuso di potere e corruzione.