No, l’UE non vieterà i social network ai minori di 16 anni

Al contrario di quanto molti hanno scritto ieri, ogni stato membro potrà decidere se mantenere l'attuale limite di 13 anni o alzarlo

(Getty Images)
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L’Unione Europea non limiterà l’utilizzo dei social network ai maggiori di 16 anni, come era stato inizialmente ipotizzato nel corso dei negoziati sulle nuove regole per la protezione dei dati personali online tra Parlamento europeo e Consiglio dell’UE. Tra ieri e oggi la notizia era stata ripresa da molti giornali con toni piuttosto allarmistici: “L’Unione europea vieta Facebook ai minori di 16 anni”, hanno titolato per esempio la Stampa e lo Huffington Post. Il limite di età di fatto avrebbe complicato l’iscrizione da parte di milioni di adolescenti a social network come Facebook, Instagram e Twitter.

La proposta, poi modificata, prevedeva che fosse necessario un esplicito consenso da parte dei genitori dei minori di 16 anni, che doveva essere registrato dalle aziende intenzionate a raccogliere dati sui loro figli per fornire i loro servizi. L’opzione avrebbe richiesto diversi passaggi burocratici, non molto chiari, e avrebbe portato alla sospensione di moltissimi account da parte dei social network in attesa di mettersi in regola. Per questo motivo la proposta era stata osteggiata e contestata dalle principali aziende di Internet.

Le autorità europee hanno comunque concordato che ogni stato membro avrà la possibilità di imporre un proprio limite, compreso tra i 13 e i 16 anni. Attualmente buona parte degli stati membri impone il limite dei 13 anni per potersi iscrivere liberamente a un social network, fatta eccezione per la Spagna che lo ha fissato a 14 anni. Per praticità il limite viene di solito adottato dagli stessi social network come età minima per potersi iscrivere: ne consegue che formalmente a Facebook non ci possono essere iscrizioni di persone con meno di 13 anni, e che in Spagna occorre avere almeno 14 anni per poterlo usare. L’obiettivo iniziale dell’Unione Europea era fornire un limite di età condiviso tra tutti gli stati, ma il fatto che fosse stato posto a 16 anni aveva portato alle proteste anche di diversi gruppi all’interno del Parlamento europeo.

Le organizzazioni che si occupano di Internet e della tutela dei dati personali avevano contestato la proposta, e insieme ad altre associazioni avevano firmato una lettera aperta pubblica su Medium. Nella lettera si diceva: “Pensiamo che spostare l’attuale età minima da 13 anni a 16 impedirebbe ai più giovani di accedere a diverse opportunità istruttive e sociali, senza al tempo stesso aumentare le tutele nei loro confronti”.

Da tempo la Commissione europea e le altre istituzioni europee sono al lavoro per riformare il mercato digitale, con nuove regole per renderlo più uniforme tra i vari stati membri, in modo da rendere più semplice la sua espansione e aumentare le opportunità per le aziende di Internet europee, che spesso a causa delle regole diverse in ogni paese non riescono a svilupparsi e a reggere la concorrenza con quelle degli Stati Uniti. Le nuove regole riguarderanno la protezione dei dati personali online, ma ci sono anche provvedimenti per favorire un mercato unico digitale.

Gli obiettivi principali per i singoli utenti del nuovo pacchetto di regole sono:

– fornire un accesso più semplice, diretto e trasparente ai propri dati conservati dalle aziende di Internet cui si è iscritti per ricevere particolari servizi;
– il diritto a trasferire più facilmente i propri dati personali da un gestore a un altro;
– regole più chiare sul cosiddetto “diritto all’oblio”;
– il diritto a essere informati circa qualsiasi violazione dei propri dati da parte di utenti malintenzionati.

Per le aziende l’obiettivo principale è legato ad aumentare la concorrenza e ad avere regole simili nei diversi stati membri:

– instaurare il principio “un continente, una legge”, per rendere più semplice e meno costosa la gestione dei dati degli utenti;
– una sola authority di riferimento europea;
– le aziende non europee dovranno applicare le stesse regole nei vari paesi UE quando offrono i loro servizi;
– incentivare l’utilizzo di pseudonimi e di altre politiche semplici per la privacy per proteggere i propri dati.

Domani, giovedì 17 dicembre, l’accordo con le nuove regole sarà esaminato e votato dal Comitato per le libertà civili del Parlamento europeo. Dopo essere stato approvato in quella sede, sarà discusso e votato dai parlamentari europei all’inizio del prossimo anno. Dopodiché, ogni stato membro avrà due anni di tempo per recepire le nuove regole e tradurle in leggi nazionali.