La vera storia di “Heart of the sea”

È quella della Essex, la baleniera protagonista del nuovo film di Ron Howard e fonte d'ispirazione per "Moby Dick" di Melville

(Dal film "In the Heart of the Sea")
(Dal film "In the Heart of the Sea")

Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick è uno dei film di cui più si sta parlando in questi giorni: dal 3 dicembre è uscito in quasi 500 cinema italiani, è diretto da Ron Howard – il regista di Apollo 13, Rush e A Beautiful Mind, per dirne tre – ed è basato sulla vera storia della baleniera Essex, che nel 1820 ebbe gravissimi problemi a causa di una balena. La storia della Essex e del suo equipaggio guidato dal capitano George Pollard Jr. fu fonte d’ispirazione per il romanzo Moby Dickscritto nel 1851 da Herman Melville. Moby Dick racconta il viaggio della baleniera Pequod e del gruppo di marinai guidati dal capitano Achab, tutti a caccia di una enorme balena bianca: Moby Dick. Heart of the Sea racconta invece la storia di Pollard così come è stata raccontata nel romanzo Nel cuore dell’oceano, scritto nel 2000 da Nathaniel Philbrick.

Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick (il titolo originale è, in un inglese più corretto, In the Heart of the Sea) racconta quindi una storia di quasi 200 anni fa, per come è stata raccontata in un romanzo di 15 anni fa. È uno di quei casi in cui parlare di spolier è esagerato: per chi proprio volesse evitare di sapere qualsiasi cosa sul film, comunque, è meglio non leggere più avanti. Chi volesse conoscere la storia vera della Essex e del suo equipaggio può continuare a leggere.

La baleniera Essex (il nome di una contea dell’Inghilterra) era lunga circa 27 metri: non si sa con esattezza quando fu costruita, ma nelle cronache del tempo se ne parlò come di una nave piuttosto vecchia e non particolarmente grande o importante. La Essex era però descritta come una nave “fortunata”: aveva fatto molti viaggi e tutti erano andati bene. Poco prima del 1820 la Essex era stata anche rimessa a posto e riequipaggiata con quattro piccole barche che, se necessario, potevano essere calate in mare direttamente dalla Essex, che fungeva da nave “madre”: quelle quattro barche servivano per andare a caccia di balene, non erano solo scialuppe di salvataggio.

Il viaggio della Essex raccontato da Heart of the Sea iniziò il 12 agosto 1819, quando la baleniera partì dal piccolo porto di Nantucket, una piccola isola dell’oceano Atlantico, al largo del Massachusetts (lo stessa isola da cui parte il Pequod di Achab). Il capitano Pollard – interpretato nel film dall’attore Benjamin Walker – era piuttosto giovane, per essere capitano di una baleniera: aveva 29 anni. Ancora più giovane era il suo primo ufficiale Owen Chase, il più alto in grado dopo di lui, interpretato nel film da Chris Hemsworth. Il più giovane tra i circa 20 membri dell’equipaggio era il mozzo Thomas Nickerson: un ragazzo di 14 anni.

L’obiettivo della Essex era partire dalle coste atlantiche del Nord America per raggiungere le acque a ovest dell’America del Sud, in cui andare a caccia di balene: era previsto che il viaggio durasse almeno due anni. Dopo soli due giorni dalla partenza la Essex ebbe il suo primo problema: i forti venti rovinarono parti della nave e alcune delle sue vele. Pollard decise di continuare comunque il viaggio e nel gennaio del 1820 riuscì ad arrivare a Capo Horn, il punto nell’estremo sud del Cile, che divide idealmente l’oceano Atlantico da quello Pacifico.

Nei primi mesi del 1820 Pollard e il suo equipaggio iniziarono la caccia di balene nel Pacifico del Sud. Risalendo verso nord la costa occidentale del Sud America, la Essex arrivò quasi alle isole Galapagos (che sono al largo dell’Ecuador) ma non incontrò molte balene. Incontrò invece altri equipaggi che parlavano di una nuova rotta verso acque in cui la caccia di balene sarebbe stata più proficua: dalle coste sudamericane bisognava andare per circa 4.500 chilometri verso sud-ovest. Parliamo di quelle acque che, per farla breve, stanno a metà tra Nuova Zelanda e America del Sud. Era un viaggio lungo, non facile e piuttosto malvisto da molti marinai: le poche e piccole isole che la Essex avrebbe incontrato navigando verso sud-ovest si diceva che fossero abitate da cannibali.

Dopo una sosta alle isole Galapagos, nell’ottobre 1820 la Essex partì verso sud-ovest in cerca di balene. Durante la navigazione ci furono problemi tra Pollard e Chase, che non erano d’accordo sulle decisioni da prendere. In base ai resoconti, anche il resto dell’equipaggio iniziò a lamentarsi sempre più spesso: il viaggio durava già da più di un anno e i risultati non erano stati molti. Intorno a metà novembre la Essex incontrò e cercò di cacciare alcuni capodogli, lo stesso tipo di balena di Moby Dick. I primi tentativi non andarono bene: la Essex e le quattro piccole barche che si portava dietro subirono anzi altri danni.

Sempre a novembre, la Essex riuscì ad arpionare una balena che riuscì però a sua volta a fare un danno allo scafo della nave. L’equipaggio cercò di liberare la balena, capendo che con i suoi movimenti avrebbe potuto fare altri e più gravi danni. I resoconti dei marinai che si trovavano sull’Essex dicono che la balena si liberò, nuotò in avanti e, dopo alcuni metri si girò, tornando verso la nave. Il primo ufficiale Chase descrisse così quei momenti: «Mi girai e la vidi circa 500 metri davanti a noi, che arrivava a doppia velocità e con una rabbia di dieci volte maggiore». Secondo i resoconti la balena torno quindi a colpire la Essex, causandone l’affondamento.

La Essex affondò circa 3.700 chilometri a ovest del Sud America. I membri dell’equipaggio riuscirono a salvarsi sulle tre imbarcazioni che erano rimaste: non c’erano però isole abitate e realisticamente raggiungibili da quel punto. Il poco cibo che i marinai avevano salvato dalla nave finì dopo pochi giorni. I marinai riuscirono però nel frattempo a raggiungere Henderson, un’isola disabitata di 36 chilometri quadrati, circa 130 chilometri a ovest delle isole Pitcairn, le prime isole abitate “nelle vicinanze” (quelle in cui, tra l’altro, finirono gli ammutinati del Bounty). Tre uomini scelsero di restare a Henderson, sperando nel passaggio di qualche altra nave; gli altri provarono ad andare verso delle isole abitate, dividendosi sulle tre imbarcazioni rimaste: molti morirono e, secondo molti resoconti, ci furono anche dei casi di cannibalismo (si parla di “estrazioni” tra chi dei vari uomini dovesse farsi uccidere, per farsi mangiare dagli altri). Nei primi mesi del 1821 furono ritrovati, sparsi sulle diverse navi, otto naufraghi: tra loro c’erano Chase, Pollard e il giovane mozzo Thomas Nickerson. Nel 2011 è stato ritrovato il relitto della Essex.